Intervista a Wrongonyou per Milano Parla Piano, il debutto in italiano: “Era una sfida con me stesso”

"L'inglese rappresentava una sorta di protezione: lo dico ma è come se non arrivasse un messaggio diretto": Wrongonyou racconta il suo primo album in italiano

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Wrongonyou rilascia il nuovo album, Milano Parla Piano.
Al secolo Marco Zitelli, uno dei brani più identificativi di Wrongonyou è Killer, con oltre due milioni di stream su Spotify, inserito nella colonna sonora della serie Netflix Baby e nella colonna sonora di La Voce Di Fantozzi, docu-film che racconta la vita di Paolo Villaggio.

Dopo il primo disco, Rebirth, Wrongonyou rilascia venerdì 18 ottobre il nuovo album dal titolo Milano Parla Piano e per la prima volta si cimenta con la lingua italiana.

Lo abbiamo incontrato!

Milano Parla Piano è il tuo primo progetto in italiano. Quali difficoltà hai riscontrato nel passaggio dalla scrittura in inglese a quella in italiano?
Inizialmente non sapevo dove mettere le mani. Ho iniziato a sentire come suonava la mia voce in italiano facendo cover e ho riscoperto il cantautorato italiano del passato. Dopo aver scritto il primo testo insieme ad Andrea Bonomo mi è piaciuto tantissimo e sono andato con la penna sciolta tanto che da ottobre/novembre scorso ho scritto una trentina di canzoni.

Il passaggio all’italiano è definitivo? Quale lingua vedi nel tuo futuro?
Secondo me questo disco è solo l’inizio della scrittura in italiano. Anche perché inizialmente era più difficile per me scrivere in italiano che in inglese ma adesso che ho capito un po’ di trucchetti mi viene da dire che è più difficile scrivere in inglese. Questo per quanto riguarda puramente la fase di scrittura. Per quanto riguarda la vocalità è stato difficile invece capire quali parole usare per esprimere un determinato concetto perché dovevo accontentare mie necessità canore e volevo prediligere le note lunghe. In italiano con le parole tutte troncate non è facile fare un lavoro del genere ma sono molto soddisfatto di ciò che è uscito fuori. In realtà lo scrivere in italiano è partito come una sfida e poi mi è piaciuto.

Come ci si sente a cantare in italiano?
L’inglese rappresentava una sorta di protezione: lo dico ma è come se non arrivasse un messaggio diretto; lo dico ma poi giro l’angolo e la gente capisce solo dopo ma io non ci sto più.
Ora è come se avessi uno scudo in meno. In inglese spesso e volentieri quando cantavo andavo più dietro i suoni perché imparavo il testo a memoria e non pensavo troppo alle parole. Ora in italiano invece ogni cosa che dico ci penso e penso che il mio ascoltatore lo stia capendo subito; è una responsabilità.

Milano Parla Piano è il titolo del disco ma anche una canzone che ha scritto. Milano è stata d’ispirazione?
Ha influenzato la scrittura. In Milano Parla Piano volevo che ci fossero due strumenti principali: la voce e la chitarra e la voce la volevo usare anche come elemento ritmico. Credo che in generale sia un disco onesto perché ho raccontato quello che provavo e sentivo quotidianamente e di questa realtà quotidiana faceva parte anche Milano, una città molto attiva. Il titolo è come se fosse una richiesta: Milano, ti prego, per stanotte parla piano, stai un po’ zitta. È una richiesta alla città, una città molto frenetica.

Perché definisci Atlante la canzone principale dell’album?
Atlante è la più contemporanea ed innovativa; la considero la focus track dell’intero progetto. Ho lavorato con Dardust e quel che ne è venuto fuori è una canzone di spessore secondo me. A livello vocale ho affrontato cose un po’ più rappate, nel ritornello. Sono molto soddisfatto di questa canzone e la considero la principale.

La seconda parte dell’album è quella più riflessiva. Ne fanno parte, tra le altre, le canzoni Mi Sbaglio Da Un Po’ e Più Di Prima. Di cosa parlano?
Mi Sbaglio Da Un Po’ già il titolo te la dice lunga. Parlo di una relazione. All’inizio parlo di quando c’è l’orgoglio che sovrasta ogni cosa, poi invece arriva la parte in cui rifletti e pensi di fare un passo indietro, ti metti in dubbio. Più Di Prima invece è un pensiero su se stessi. Nei ringraziamenti ho scritto che il disco è dedicato a chi si vuole bene o almeno ci prova e questa canzone vuole essere una riflessione su se stessi e sulla vita.

La copertina del disco è molto complessa. Cosa rappresenta?
Rispecchia gli elementi dei titoli. Per Ora c’è il calendario bruciato; la barca rossa è la nave stanca di Più Di Prima, poi c’è la Torre Velasca, un palazzo molto indie di Milano. Non tutti lo conoscono e la vedevo tutti i giorni dallo studio. Le montagne le ho inserite perché sono col pensiero sempre rivolto verso le montagne, anche se sono in città, e perché sono state di grande ispirazione per gli altri lavori.

LE DATE DEL TOUR:

mercoledì 20 novembre 2019: Bologna @ Locomotiv Club
venerdì 22 novembre 2019: Cosenza @ Mood
venerdì 29 novembre 2019: Firenze @ Viper Theatre
sabato 30 novembre 2019: Torino @ sPAZIO211
sabato 7 dicembre 2019: Bari @ Officina Degli Esordi
venerdì 13 dicembre 2019: Treviso @ New Age Club
sabato 14 dicembre 2019: Nonantola (MO) @ Vox Club