El Camino – Il film di Breaking Bad, la fuga di Jesse verso la libertà è un nostalgico western (recensione)

El Camino - Il film di Breaking Bad prodilige la nostalgia all'action, regalando ai fan l'epilogo della storia di Jesse Pinkman (non proprio necessario)

El Camino

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Nella fine c’è un nuovo inizio: El Camino – Il film di Breaking Bad comincia esattamente dove si era conclusa la serie. Libero dalla prigionia e dalle manipolazioni di Walter White, Jesse Pinkman è in fuga, alla ricerca di un posto dove stare e in cui poter ripartire da zero.

Il lungometraggio arriva sei anni dopo Felina, l’ultimo episodio di Breaking Bad, che concludeva il viaggio verso il baratro del personaggio di Bryan Cranston. Per gli attori è passato del tempo (e si vede), ma i loro alter ego sono rimasti immortali. Aaron Paul può finalmente prendersi il suo spazio, com’è giusto che sia – e per lui il tempo sembra non essersi mai fermato, poiché non ancora detto addio a Jesse Pinkman.

L’antieroe dal cuore d’oro è sempre stato una vittima delle circostanze, in bilico tra il fare la cosa giusta e quella sbagliata. In più di un’occasione ha dimostrato di essere disposto a cambiare stile di vita, senza però riuscirci. E in questo il creatore del franchise, Vince Gilligan, è stato bravissimo: ci ha fatto capire che siamo tutti umani, e come tali siamo deboli. Anche la persona più genuina cade vittima del Male. Come un cowboy solitario, pistola alla mano, Jesse si aggira furtivo tra le strade, cercando di sfuggire alle autorità. Il lungometraggio si trasforma in un viaggio tra presente e passato, contornato da traumi e ricordi da cui non riesce proprio a liberarsene. Per i fan è il giusto omaggio a Breaking Bad.

La mano di Vince Gilligan, ancora dietro la macchina da presa, si sente in ogni inquadratura; ma chi aspettava un action thriller o un road movie, deve ricredersi. El Camino è un prodotto nostalgico, volto a incontrare le esigenze dei fan grazie alla presenza di flashback e personaggi (Badger e Skinny Pete a parte, non diremo quali per non rovinare la sorpresa), che, in qualche modo, soddisfano e riempiono dei vuoti di trama lasciati dalla serie originale. In altre parole, chi guarda il film sicuramente ritroverà il vero DNA della serie, ma questo non giustifica il fatto che El Camino sia un sequel necessario.

In due ore, la pellicola non aggiunge nulla di nuovo al personaggio interpretato per cinque stagioni da Aaron Paul. Forse è cambiata la sua personalità, e dopo un anno di prigionia, possiamo percepire la stanchezza sul suo volto: è un sopravvissuto, non ha più quell’ironia che lo ha contraddistinto per cinque stagioni (quell’intercalare “yo” è quasi assente in questa ‘nuova’ versione). In sostanza, si ha la sensazione di guardare una puntata extra large.

El Camino – Il film di Breaking Bad non era il sequel di cui avevamo bisogno, poiché l’ultimo episodio aveva già calato il sipario sui suoi protagonisti. Però porta con sé un messaggio universale: tutti meritano una seconda possibilità. Jesse ne esce da uomo libero e forse potrà, un giorno, buttarsi alle spalle gli errori commessi in passato. Come ci viene detto nella scena iniziale, “Sistemare le cose. Questa è l’unica cosa che non puoi fare.” Gilligan, nella sua capacità di scavare a fondo nell’animo dei personaggi, ci ha dimostrato che si può.