Giù le mani da Ancelotti. Il problema del Napoli è mira attaccanti, non il modulo

Difendo Ancelotti. Il pareggio nella fortezza del Torino è un risultato positivo. Sterile la polemica moduli e turnover. Sotto accusa Milik, Llorente, Insigne, Mertens, Lozano

Ancelotti perplesso

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I due pareggi consecutivi a Genk e Torino sono risultati positivi ma Ancelotti è finito sulla graticola. Il Torino in casa è praticamente imbattibile ed alla fine dell’anno verificheremo insieme quante big saranno riuscite ad espugnare l’Olimpico granata. In Champions al Napoli basterà ottenere la media inglese contro Genk e Salisburgo per passare il turno quale che sia il rendimento del Liverpool.

Ma lo sport non è solo esercizio razionale e matematico. Il calcio vive di passioni, di trend, di onde emotive. Ed Ancelotti sa benissimo che l’ambiente azzurro vive una fase di scoramento vedendo allontanarsi la Juve nella corsa scudetto e l’Inter restare a distanza ragguardevole nonostante il punto recuperato alla formazione di Conte.

Io stesso ribadisco la mia delusione. Avevo pronosticato e scritto che il Napoli sarebbe stato addirittura in testa alla classifica dopo il Derby d’Italia. Mai previsione più errata. Ancelotti e la sua truppa non solo non hanno conquistato la vetta ma sono scivolati al quarto posto, l’ultimo utile per la qualificazione Champions.

Ancelotti è finito sotto accusa per: il turnover dell’organico, il continuo cambio di moduli tattici, il tentativo di adattare alcuni atleti in ruoli diversi da quello naturale. Accuse molte raffinate dal punto di vista teorico ma che possono facilmente esser confutate. Con tre match a settimana il turnover non è una scelta ma una necessità; una formazione ambiziosa deve esser capace di cambiare fisionomia di gioco per sorprendere gli avversari; un calciatore di alto livello deve esser duttile e pronto a nuove sfide professionali come Pirlo la cui mutazione tattica firmata Ancelotti è un esempio brillante di calciatore eccellente trasformato in fuoriclasse.

Io sono un troglodita tecnico e tattico.  Onestamente tra 4-4-2 , 4-3-3, 4-3-1-2 finisco per perdermi. Confesso la mia ignoranza ma ritengo che la differenza nel calcio la fa chi la butta dentro. E nelle ultime gare Mertens, Insigne, Lozano, Milik ( a Genk) e Llorente ( a Torino) hanno fallito clamorose azioni da rete. Appunto, azioni! Questo significa che lo schema tattico mette l’attaccante nella condizione ottimale per segnare. Se poi l’attaccante spedisce la palla sui pali o fuori campo come può essere Ancelotti il colpevole.

Il problema non è di tattica o turnover, ma di mira. E per questo sul banco degli accusati finisce tutta la batteria di attaccanti azzurri che non costano, né guadagnano poco.