Transparent 5 su Prime Video è un finale sconnesso che paga l’assenza di Jeffrey Tambor (recensione)

Il finale musicale della dramedy di Jill Soloway sprofonda nel caos, ma regala un'indimenticabile Judith Light

Transparent 5 su Prime Video dal 27 settembre

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Concludere una serie alle proprie condizioni è un dono raro e prezioso per un team creativo, ma Jill Soloway e i suoi non hanno potuto godere appieno del privilegio. Transparent 5, il finale musicale della rivoluzionaria serie arrivata su Prime Video nel 2014, ha dovuto infatti fare i conti con la più incolmabile delle assenze: quella di Jeffrey Tambor, protagonista dentro e fuori dal set. Le accuse di abusi sessuali lanciate nel 2018 dalla co-star Trace Lysette e da un’assistente della troupe hanno convinto Jill Soloway a licenziare la star della serie, e per quanto eticamente inappuntabile, la decisione ha stroncato qualsiasi possibilità di proseguire il viaggio di Transparent.

Il desiderio di porre fine all’emozionante avventura della famiglia Pfefferman con un musical è stato un rischio calcolato. Potrebbe anzi apparire del tutto plausibile, considerata la mentalità rivoluzionaria che dal debutto contraddistingue la serie. Eppure si avvertono note profondamente stonate nei numeri musicali che accompagnano Shelly (Judith Light), Sarah (Amy Landecker), Josh (Jay Duplass), Ari (Gaby Hoffman), Davina (Alexandra Billings) e Raquel (Kathryn Hahn) alla conclusione della storia.

Attenzione, spoiler!

Sulla carta l’obiettivo di Transparent 5 è rendere omaggio alla figura di Maura Pfefferman, soffermandosi al contempo sulle reazioni della moglie, dei figli e degli amici più cari all’inattesa notizia della sua morte. Ciò che in realtà si osserva è un tentativo frettoloso e sconclusionato di dire addio a tutto ciò che negli anni ha reso la serie ciò che è stata, finendo così per creare un patchwork di temi, richiami, stili e toni poi abbandonati a sé stessi.

La prominenza di Maura come protagonista della storia – e apripista per tutta una serie di personaggi televisivi transgender – sbiadisce per lasciar posto a una più sentita celebrazione di ciò che significa essere ebrei – ed esserlo stati. Persino il funerale, punto di partenza e arrivo di tutta Transparent 5, diventa un mezzo per riflettere sulla condizione dell’ebraismo e sul bagaglio di dolore trascinato dai fedeli sin dai tempi dell’Olocausto. È nel desiderio di reazione a quest’innata sofferenza che Shelly trova la forza di imporre alla storia un lieto fine, un Joy-a-cost che muove i personaggi dall’addio a Maura al bart mitzvah di Ari e infine alla colorata, gioiosa ma insoddisfacente performance musicale conclusiva.

Non che questo cambio di tono sia l’unica fonte di straniamento. Transparent 5 è costellata di circostanze alienanti in cui l’intimità, il raccoglimento o il puro e semplice dolore si ritrovano schiacciati da numeri musicali macchiettistici, quando non apertamente ridicoli. Gli amanti del genere non avvertiranno forse il peso dello stacco, ma per altri può risultare difficile mantenere alta l’attenzione sulla drammaticità dell’evento che muove – o dovrebbe muovere – l’azione. E così i veri sentimenti dei ragazzi Pfefferman appaiono a malapena tratteggati, al pari dei pochi eventi che avrebbero potuto dare una direzione concreta allo svolgimento della trama. Perché Maura lascia la casa all’amica Davina e non ai figli? Raquel decide davvero di dare un’altra chance a Josh, e persino di sposarlo? Domande come queste non trovano risposta, e magari non è neppure un problema, ma allora perché porle?

Transparent non è mai stata davvero – o principalmente – la storia di una donna trans, eppure dimostra di aver poco da raccontare in sua assenza. La spiritualità non è un tema sufficientemente solido in sé, e così Judith Light e la sua Shelly possono guadagnarsi una grande e meritata attenzione. Dissipare l’ombra di Maura permette di far luce sul dolore, il rimpianto e, sì, anche l’ironia e la forza di reazione di una donna talvolta petulante e scomposta, ma anche visceralmente dedita ai figli e agli affetti più cari della sua vita. Judith Light, impeccabile in qualsiasi performance della sua carriera, tocca così con Shelly Pfefferman vette da Emmy.

Il fatto che Transparent 5 saluti il suo pubblico con un finale a dir poco discutibile non deve però far dimenticare il valore della serie all’epoca del debutto. La comunità trans negli Stati Uniti è sempre stata divisa sulla scelta di un attore cisgender per il ruolo di Maura Pfefferman, ma è indubbio che il peso di un interprete celebre e dotato come Jeffrey Tambor abbia espanso la visibilità alla serie. La sua performance ha regalato intense emozioni stagione dopo stagione, e il licenziamento resta una macchia dell’uomo più che un disonore della produzione, ancora oggi ritratto fedele della creatività e dell’umanità profonda di Jill Soloway e dell’intero team creativo di Transparent.

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