Recensione Man of Medan, nuove bellezze horror dai creatori di Until Dawn

Il primo capitolo della The Dark Pictures Anthology sbarca su PC e console per terrorizzare i videogiocatori. Ma fa davvero paura?

Man of Medan, la recensione

INTERAZIONI: 38

L’uscita di Man of Medan su PC, PlayStation 4 e Xbox One arriva proprio al momento giusto. I ragazzi di Supermassive Games e il publisher Bandai Namco hanno infatti deciso di regalare ai videogiocatori emozioni in salsa orrorifica sul finire dell’estate, in vista di tutte quelle uscite autunnali che andranno ad affollarsi su PC e console di ultima generazione da settembre in poi. Emozioni che fanno tesoro dell’esperienza maturata con Until Dawn – teen horror approdato in esclusiva sui lidi Sony nel 2015 -, e che cercano di modularsi in un progetto assai più ambizioso e di più ampio respiro. Sì perché, l’avventura a vivere a portata di pad e tensione va a collocarsi in una vera e propria antologia di genere, primo episodio di una raccolta di opere ambientate nello stesso universo narrativo che il team di sviluppo chiama The Dark Pictures Anthology.

Terrore in alto mare

Basata su miti e leggende reali, la raccolta proporrà a cadenza regolare diversi racconti, con Man of Medan a portare tutti gli appassionati – o i semplici curiosi – su un nave alla deriva sperduta nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico. Come già accaduto con Until Dawn, anche in questo caso prenderemo il controllo di un gruppo di giovani amici, partiti per una vacanza all’insegna dell’avventura. E che in breve tempo andrà a trasformarsi nel loro incubo peggiore. I personaggi giocabili sono ben cinque: Alex, Brad, Conrad, Julia e Fliss, intenzionati ad immergersi tra le acque per esplorare il relitto di un aereo coinvolto in un incidente molti anni prima. Nessuno di loro avrebbe potuto immaginare che il proprio destino si sarebbe intrecciato con la misteriosa leggenda di una nave della seconda guerra mondiale, “imbrattata” di morte e pericoli di ogni sorta. Ogni scelta, in Man of Medan, ha una sua precisa conseguenza, con le nostre decisioni ad influenzare sensibilmente i luoghi accessibili e le situazioni proposte, così come – e soprattutto – la sopravvivenza dei componenti del gruppo.

Se in Until Dawn era presente il cosiddetto effetto farfalla, nella nuova produzione di Supermassive Games è presente un sistema di moralità, concretizzato a schermo da una bussola. Questa tiene traccia delle nostre scelte, le somma e restituisce di fatto un determinato risultato. Anche quello più drammatico. La stessa bussola che ci porterà a scoprire cosa sta succedendo sulla nave fantasma, a stupirci per la sorte di uno o più improvvisati eroi e allo stesso tempo a fare un viaggio nel passato, focalizzato sulle vicende che hanno portato l’equipaggio a perdere la vita, mostrando a schermo i loro ultimi giorni – se non addirittura ore. Tra note da leggere a appunti da scovare tra ferro e ruggine, ci immergeremo nelle vite di decine di persone, andando ad indagare sempre più in profondità in differenti avvenimenti. Per mettere insieme i pezzi, arriva in nostro soccorso lo stesso menù di gioco dedicato agli indizi, che li propone in uno schema che raduna a blocchi le scoperte legate a uno stesso fatto.

La quiete prima della tempesta

La vicenda dalle tinte horror di Man of Medan, per quanto meno incisiva e imprevedibile di quella del suo predecessore spirituale – ci riferiamo ancora ad Until Dawn -, va poi a districarsi grazie allo stesso gruppo di ragazzi coinvolti. Non mancano infatti momenti specifici della trama in cui i protagonisti si ritroveranno a fare il punto della situazione, ripercorrendo gli eventi che li hanno portati allo status quo. Grazie agli indizi recuperati nelle varie location, potremo comporre il mosaico storico concepito dagli sviluppatori, magari impegnandoci pure nella scoperta di collezionabili nascosti nello scenario. Va da sé che il videogame sotto esame non è adatto ai giocatori troppo frettolosi, ma anzi, si fa perfetto per chi preferisce all’azione al cardiopalma un approccio più ragionato e di ampio respiro. Non solo, punto di forza della produzione è la sua rigiocabilità: riavviare la partita per cambiare le cose e scoprire ogni sfumatura narrativa e qualsiasi situazione possibile rende il primo episodio della The Dark Pictures Anthology decisamente più appagante e goloso, anche per chi non può definirsi uno sfegatato completista.

Non è possibile comprendere tutto il potenziale di Man of Medan affrontando una sola “run”. Questo perché il percorso di ogni personaggio tende ad essere particolarmente incerto, ancor più che in Until Dawn. In base alle nostre decisioni, Alex, Brad, Conrad, Julia e Fliss possono trovarsi in luoghi che variano da partita a partita, così come variabile sarà la loro probabilità di morire – pur essendo in pericolo il più delle volte! Questo va a tutto vantaggio della longevità del gioco di Bandai Namco. Se quella iniziale non è elevatissima – vi basteranno circa quattro ore per arrivare ai titoli di coda -, tentare di sbloccare ogni finale e ogni sfumatura narrativa eleverà più che al cubo il tempo richiesto, delineando il certosino lavoro di ritmi e scrittura imboccato da Supermassive Games.

Horror corale

Non è tutto, perché Man of Medan osa pure nelle modalità. Il titolo presenta infatti ben due opzioni per il multiplayer, una dedicata a due giocatori online e l’altra da due a cinque giocatori in locale. Decidendo di condividere l’esperienza con gli amici, andremo ad affrontare situazioni in solitaria, per poi scoprire cosa è accaduto agli altri quando saranno tutti riuniti in modo sincronizzato. Di conseguenza potremo rivivere gran parte dell’avventura da una prospettiva completamente diversa, nei panni del secondo giocatore in rete o invischiandoci in locale in quello che fa a reinventarsi come una sorta di party game horror in cui far sopravvivere il proprio personaggio a tutti i costi, a discapito di quello altrui.

Conclusioni

Man of Medan è un’avventura cinematografica horror, primo capitolo della The Dark Pictures Anthology. Basandosi su una struttura di gioco ormai collaudata dal team di sviluppo e ben nota al popolo di videogiocatori, presenta comunque il fianco ad alcune incertezze, soprattutto di carattere narrativo. La nave rimane comunque a galla grazie ad un intenso e incisivo gusto per l’esplorazione e l’investigazione, così come pure per l’introduzione di una innovativa modalità multiplayer, sia in locale che online. Si tratta comunque del primo tassello di un progetto antologico più ampio, che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe regalare grandi soddisfazioni agli amanti dell’orrore poligonale.

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Pro

Contro

VOTO FINALE: 7,5/10