Il Segreto Di Una Famiglia, un labirinto di passioni e veleni firmato Pablo Trapero

Il racconto di famiglia altoborghese tutto al femminile del regista argentino è un ibrido tra melodramma e thriller politico. Squilibrato e ambiguo, illuminato dalla sensualità delle due protagoniste Bérénice Bejo e Martina Gusmán

Il Segreto Di Una Famiglia

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Quasi all’inizio de Il Segreto Di Una Famiglia c’è un campo lungo che inquadra degli animali che pascolano placidamente nella grande fattoria d’una facoltosa famiglia altoborghese che vive fuori Buenos Aires. Poi la messa a fuoco cambia, le bestie sfumano sullo sfondo, e in primissimo piano emerge il filo spinato a difesa della proprietà. Le cose, insomma, dipende da come le si guardano. Ogni storia ne contiene tante altre, di significato piuttosto diverso. E infatti La Storia Di Una Famiglia è un racconto stratificato, stilisticamente proteiforme, che colleziona toni e generi apparentemente difficili da amalgamare.

Dopo la nerissima storia di famiglia al maschile de Il Clan, con cui vinse il Leone d’Argento a Venezia, il regista argentino Pablo Trapero torna ad affondare chirurgicamente nel labirinto di segreti e bugie dell’istituzione familiare. In questo caso la vicenda è declinata tutta al femminile. L’anziano capofamiglia infatti, dopo un ictus, è una muta presenza, intorno al cui capezzale si riuniscono le donne di casa: la moglie Esmeralda (Graciela Borges) e le bellissime sorelle Eugenia (Bérénice Bejo), appena rientrata da Parigi, e Mia (Martina Gusmán).

Il terzetto è scosso da tensioni lancinanti: non è un segreto che la “figliola prodiga” Eugenia sia sempre stata la favorita, e lo è ancora di più adesso, quando rivela la gravidanza che darà a Esmeralda l’agognato nipotino. Eppure le gelosie non riescono a rompere il legame viscerale tra le sorelle, che ha fortissimi sottintesi erotici, come mostra una sequenza di masturbazione delle due donne insieme – tra le due attrici c’è anche una certa somiglianza, che consente al regista di giocare alquanto sulla suggestione del doppio.

La villa altoborghese di famiglia che si chiama, con grottesca ironia, La Quiete (che è il titolo originale del film, migliore di quello didascalico italiano), si fa teatro d’una movimentata vicenda di trame e sottotrame, cui partecipano anche il marito di Eugenia (Édgar Ramírez) e un aitante giovane avvocato amico di famiglia.

L’insieme di storie e personaggi dà a Il Segreto Di Una Famiglia le cadenze d’un ibrido: la grammatica dei corpi è da melodramma ad alta temperatura erotica, mentre gli intrecci sentimentali e i tradimenti (anche certe facce) sono quasi da telenovela sudamericana. Il tutto viene cucinato, nel dipanarsi dell’intreccio, con una cupezza da thriller politico, perché Trapero non dimentica mai la storia dell’Argentina della dittatura militare, con cui il padre ormai inabile ma un tempo influente diplomatico ha sicuramente trafficato – e si capisce il significato del filo spinato apparso all’inizio.

Sballottato tra tante sollecitazioni il film fatica a mantenere un equilibrio e alcune situazioni, le immancabili cene a tavola in cui si tirano fuori gli scheletri dall’armadio, sono risapute. Il Segreto Di Una Famiglia rischia di franare sotto il feuilleton, tra gravidanze, tragedie della Storia e storie di corna. Però Trapero ha il gusto dell’impaginazione visiva, con una macchina da presa elegante e mobile che sa comporre un quadro di densa ambiguità e ferite autentiche. Alla base c’è il cemento dei legami di sangue – soprattutto tra Eugenia e Mia – che resta, pure di fronte alle rivelazioni più scottanti, indissolubile. Perché la famiglia è la matrice di tutto ciò che siamo. Tanto dell’odio, quanto dell’amore.