Perché guardare Vis a Vis su Netflix, gemma della tv spagnola con la sua lotta per la sopravvivenza

Arrivata su Netflix dopo anni dalla prima messa in onda, Vis a Vis è stata il trampolino di lancio di Maggie Civantos e una prima testimonianza della qualità delle produzioni spagnole.

Il cast della prima stagione di Vis a Vis su Netflix

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Essere costretti a esibire l’etichetta di serie à la Orange is the New Black non è il massimo per nessuno, eppure Vis a Vis su Netflix riesce a reggere bene il confronto. Non perché sia migliore – gli ingredienti sono simili, il gusto diverso –, ma semplicemente perché parte dai canoni del genere donne-in-prigione e crea qualcosa di valido senza strafare.

Arrivata su Netflix con netto ritardo rispetto alla messa in onda in Spagna, Vis a Vis è una serie thriller drammatica creata da Iván Escobar, Esther Martínez Lobato, Álex Pina e Daniel Écija. Nonostante il clamoroso successo di pubblico viene cancellata nel 2017 dopo la seconda stagione, salvo poi essere ripescata da FOX España e prorogata per altre due stagioni.

Gli accostamenti a Orange is the New Black sono inevitabili, ma basta andare al fondo della storia per comprendere come si limitino ai capisaldi del genere. Vis a Vis è la storia è di Macarena (Maggie Civantos, una delle Ragazze del Centralino), responsabile di alcuni reati fiscali a causa delle manipolazioni del suo capo. Dopo essere stata scoperta viene arrestata e condotta nella prigione di Cruz del Sur.

Com’è naturale, la vita in cella è per lei uno shock. A dispetto dell’iniziale ingenuità è però costretta ad abituarsi alle nuove dinamiche, ai rapporti con le compagne, alle rigide gerarchie interne.

Col passare del tempo diventa una donna diversa, capace di tener testa alle minacce delle altre detenute, compresa la pericolosa Zulema (Najwa Nimri, anche in La casa di carta). Arriva persino a intrattenere complicate relazioni con la compagna Rizos (Berta Vázquez) e il guardiano Fabio (Roberto Enríquez).

Come già detto, i raffronti con Orange is the New Black sono ineludibili nel momento in cui si colgono i pilastri del genere narrativo. Storie di questa natura, infatti, non possono che poggiarsi su un tema come la lotta per la sopravvivenza, che costringe anche una persona senza mordente a inscaltrirsi per resistere agli attacchi di personaggi più pericolosi.

È proprio in virtù di questo istinto primordiale che gli abitanti del microcosmo-penitenziario infarciscono la quotidianità di alleanze e strategie, dalle quali scaturiscono lotte intestine, sgarri e vendette. Ed è proprio tra queste dinamiche che Vis a Vis su Netflix definisce una personalità propria rispetto ad altri titoli del genere.

La serie spagnola sfrutta senza alcun timore gli espedienti tipici dei thriller. Punta così su strategie che la rendono veloce, appassionante e carica di tensione, anche a costo di rinunciare a un’approfondita caratterizzazione dei personaggi.

Violenza, corruzione e brutalità prevalgono, e forse proprio per questo le relazioni fra i personaggi si caricano di tanta urgenza e inevitabilità. I rapporti tra Macarena e Fabio, Macarena e Rizos, Rizos e Saray (Alba Flores, Nairobi in La casa di carta) restituiscono a Vis a Vis un po’ di calore e umanità e sono fondamentali per contrastare il senso di alienazione trasmesso – volutamente – dalla serie.

Chiaro, titoli come Vis a Vis devono fare i conti con il proprio principale difetto genetico: il numero limitato di opzioni narrative da esplorare. La lotta per il dominio dell’ecosistema carcerario, il mix di relazioni omosessuali sincere e di convenienza, lo squilibrio di potere tra funzionari e detenuti, le ribellioni interne, i tentativi di fuga sono tutte voci di una lista che, una volta spuntate, lasciano spazio a poco altro.

Per proseguire la corsa non resta quindi che cambiare direzione senza scordarsi del tutto di ciò che ha funzionato prima. Vis a Vis su Netflix lo fa nella seconda stagione, catapultando le sue protagoniste in nuove ambientazioni, ridefinendo i rapporti tra loro e manifestando un potenziale inesplorato di ironia.

Vis a Vis, insomma, non innova né ridefinisce il genere televisivo delle donne detenute. Piuttosto lo cavalca ispirandosi ai suoi filoni narrativi più comuni e validandosi grazie alle prove di un cast sempre all’altezza, in cui Najwa Nimri emerge come irresistibile antagonista.

Al di là delle limitazioni del genere, Vis a Vis rimane quindi un esperimento perfettamente riuscito, una serie godibile e accattivante che assicura né più né meno ciò che promette.

Chiunque voglia un’ulteriore prova della buona qualità della serialità spagnola può gustare la prima stagione di Vis a Vis su Netflix e attendere il prossimo rilascio della seconda. Ecco il trailer esteso.