Penn Badgley racconta il passaggio di You da Lifetime a Netflix, dalla pre-morte al dibattito virale sullo stalking

L'attore Penn Badgley racconta il passaggio della serie You da Lifetime a Netflix e riflette sul dibattito innescato dal suo controverso personaggio


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Il passaggio della serie You da Lifetime a Netflix ne ha decretato il successo mondiale e la salvezza da una cancellazione certa.

Lo scorso autunno la pay tv americana aveva deciso di non rinnovare la serie ispirata ai romanzi di Caroline Kepnes dopo la prima stagione, ma quando Netflix l’ha rilevata e portata sulla sua piattaforma qualcosa è cambiato: la serie è diventata subito un fenomeno virale da 40 milioni di flussi streaming nel primo mese dal debutto, è stata rinnovata per un secondo capitolo ispirato al sequel letterario del primo romanzo e ha innescato un dibattito acceso in rete sul tema dello stalking e su come viene trattato in tv.

In un’intervista con Gina Rodriguez, la protagonista di Jane The Virgin, realizzata per Variety, il protagonista Penn Badgley ha raccontato come il passaggio da Lifetime a Netflix ha dato linfa vitale a questo prodotto rendendolo capace di generare una discussione animata e controversa sui temi trattati.

Penn Badgley l’ha definita “un’esperienza di pre-morte“, perché “c’è stato un periodo di due settimane in cui siamo stati tecnicamente cancellati“. Poi il fatto che Netflix abbia acquistato i diritti della serie e le abbia concesso la possibilità di essere diffusa nel mondo ha riportato in vita un progetto destinato ad essere abortito. Per l’attore il passaggio a Netflix ha contribuito anche a cambiare la visuale sulla serie, a mostrarne la vera natura, non quella di commedia romantica che si trasforma in dramma ma di thriller sentimentale che interroga lo spettatore sui lati oscuri di ogni essere umano e su quanto questi possano essere compresi e perfino inspiegabilmente perdonati.

Penso che la linea narrativa di Lifetime fosse “quanto lontano sei disposto ad andare per amore?”. Ma io pensavo sempre: “No, non è quella in realtà”. Per me era del tipo: “Quanto siamo disposti a superare? Possiamo perdonare un uomo bianco malvagio?” Per me è totalmente impossibile.

Eppure il suo personaggio ha ottenuto l’effetto contrario su talune spettatrici: in molte hanno commentato sui social schierandosi dalla parte dello stalker-assassino Joe (libraio sociopatico che arriva ad uccidere pur di avere il controllo sulla vita della sua compagna), difendendolo in quanto innamorato e disposto a tutto pur di stare con l’oggetto del suo desiderio, arrivando perfino ad augurarsi di trovare un Joe Goldbeg nella vita. Una chiara incomprensione della pericolosità del personaggio e della sua vera natura. Secondo Badgley è prima di tutto un problema culturale: il pensiero dominante spinge ad concedere il beneficio del dubbio a chi sentiamo affine per etnia ed estrazione sociale, mentre a condannare a priori il diverso, chi è più lontano dal nostro punto di vista, chi non è come noi per colore della pelle, per provenienza, per cultura. Parlando con Gina Rodriguez, americana di origini portoricane, spiega come sia più facile essere clementi nei confronti di un bel ragazzo bianco come il suo Joe piuttosto che verso un uomo o una donna di colore.

In qualche modo la gente lo trova birichino e affascinante. Del tipo: “ucciderò le persone nella scena successiva”. E forse c’è un problema in questo, che non siamo ancora evoluti abbastanza da non esserne attratti. Questa è la cosa malefica dell’uomo bianco. Le norme culturali ci spingono a perdonare un certo tipo di persona, cioè qualcuno che assomiglia a me, ma a perdonare meno qualcuno che assomiglia a te. Il personaggio principale nel mio caso è qualcuno che sta facendo cose imperdonabili, eppure continuiamo a fare dei salti mortali per capire come lo perdoneremo.

Di qui la reazione che ha avuto via Twitter prendendo le distanze dal suo personaggio e mettendo in guardia le ragazzine innamorate dello serial killer Joe. L’attore spiega di sentire la responsabilità del dibattito generato dalla serie, che essendo diffusa in 190 Paesi su Netflix innesca un meta-discorso che va oltre lo spettacolo in sé e investe temi molto più importanti e centrali nelle vite delle persone. Un dibattito che certamente continuerà con la seconda stagione di You, le cui riprese sono attualmente in corso a Los Angeles.