Alessandro Borghi in piazza per Sulla Mia Pelle schierato a favore dei codici identificativi per la polizia (video)

L'interprete di Stefano Cucchi Alessandro Borghi, in piazza a Trastevere per la proiezione del film Sulla Mia Pelle, ha rilanciato la campagna di Amnesty International


INTERAZIONI: 614

Primo ospite della rassegna Cinema In Piazza a Trastevere, insieme al resto del cast e al regista Alessio Cremonini, Alessandro Borghi ha partecipato con orgoglio alla proiezione pubblica e gratuita in piazza San Cosimato del film Sulla Mia Pelle, che gli è valso un David di Donatello come Miglior Attore Protagonista per il ruolo di Stefano Cucchi nel racconto della morte del giovane geometra romano dopo un arresto per droga nel 2009, oggetto di un lungo processo che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale.

L’attore romano – presente all’evento con Jasmine Trinca, Alessio Cremonini, Milvia Marigliano, Olivia Musini e il resto del cast – ha ricordato quanto quello di Cucchi sia stato il ruolo più intenso, faticoso anche dal punto di vista fisico per la necessità di perdere 18 chili, ma anche quello che lo ha reso più orgoglioso per il valore civile del film e per i tanti riconoscimenti che ha ottenuto in quanto “atto politico”, affermazione dei diritti dell’uomo e del diritto di ciascuno, a prescindere dai propri sbagli, ad essere trattato con umanità. Borghi ha sentito il peso della responsabilità di un racconto basato su una verità giudiziaria non ancora accertata e ha scelto di affidarsi alla sceneggiatura, basata sul meticoloso studio delle carte processuali, provando a mettere da parte i sentimenti: “Avevo molta paura che la mia rabbia diventasse la protagonista del film e non ne avevo bisogno, eravamo già tutti molto arrabbiati: volevo solo raccontare le cose, riportare Stefano in vita per un’ora e quaranta“.

Prima della proiezione, il pubblico in piazza San Cosimato a Trastevere ha osservato un minuto di silenzio per le vittime di abusi di potere e per i morti nelle carceri italiane: “Ma andrebbe fatto anche per la violenza in generale, che si fa fatica ad arginare – ha osservato Borghi – Ci sono dei posti nel mondo in cui la violenza è all’ordine del giorno perché c’è la guerra, ma anche in un contesto come questo vedere ancora che si fa della violenza un uso comune mi fa riflettere parecchio: questo film andrebbe destrutturato per capire che bisogna avere a che fare con gli altri in maniera normale“.

Borghi ha approfittato del palco dell’iniziativa per affermare nuovamente la sua adesione alla campagna di Amnesty International Polizia, mettici la faccia che chiede l’introduzione di codici di identificazione su caschi e divise per gli agenti impegnati in operazioni di pubblica sicurezza, a tutela dei cittadini contro un uso sproporzionato della forza durante manifestazioni o assemblee pubbliche. “Qualche intelligente sui social mi ha chiesto perché i manifestanti non abbiano l’identificativo sul cappuccio: gli ho risposto che loro hanno i documenti che possono essere richiesti dalla polizia perché possa identificarli” ha sottolineato Borghi, chiedendo a tutti di firmare l’appello.

Questo è il contenuto della petizione lanciata da Amnesty International che chiede l’introduzione di identificativi come atto sia di trasparenza verso i cittadini, che saprebbero chi hanno di fronte, sia di garanzia per gli agenti delle forze dell’ordine che svolgono con professionalità e correttezza il loro servizio.

Per porre fine alle violazioni dei diritti umani che vedono un coinvolgimento delle forze di polizia e riaffermare il ruolo centrale di queste nella protezione dei diritti umani, è essenziale che le lacune esistenti vengano al più presto colmate. Tra queste ci sono i codici o numeri identificativi individuali, elemento importante di accountability; il fatto che i singoli agenti e funzionari siano identificabili è un messaggio importante di trasparenza che mostrerebbe la volontà delle forze di polizia di rispondere delle proprie azioni e allo stesso tempo accrescerebbe la fiducia dei cittadini. La richiesta è quella di esporre un codice identificativo alfanumerico sulle divise e sui caschi per gli agenti e i funzionari di polizia (senza distinzione di ordine e grado) impegnati in operazioni di ordine pubblico.