Sono stato ospite da Caterina Balivo e sono stato bene

Nella TV che corre verso il baratro ci sono ancora scampoli di qualità con un dialogo vero tra conduttore e ospite.


INTERAZIONI: 1061

Sono stato ospite di Caterina Balivo nel suo programma “Vieni da me” su RaiUno e… stranamente mi sono trovato bene.

Accetto sempre più raramente gli inviti che mi fanno per partecipare a programmi televisivi. Spesso, dopo esserci stato, esco con una grande amarezza dentro e con la domanda: “Ma cosa ci sono andato a fare?”. Anni fa avevo deciso di smettere. Mi avevano invitato in un programma della RAI a parlare di Adriano Celentano. Per far capire la mia frustrazione è doveroso raccontare bene tutto l’iter.

Sono partito da Bologna in treno. Io viaggio sempre in 2° classe, ma la RAI mi aveva prenotato in 1a. Arrivato a Roma, una macchina della RAI mi aspettava per portarmi in hotel. Cena. La mattina, un taxi mi ha portato alla RAI. Ho evitato trucco e parrucco, perché non mi piace. Poi in studio per registrare il programma. Seduto con altre due persone davanti al conduttore, la trasmissione non stava rispettando i tempi. Erano in ritardo. Gli autori si sbracciavano dietro le telecamere e il conduttore faceva la domanda e non sentiva neppure la risposta, impegnato a cercare di capire i suggerimenti e i gesti frenetici che gli facevano. Appena mi ha fatto la prima domanda, un tipo davanti a me, chiaramente non inquadrato, mi ha fatto il gesto del dito che taglia il collo, a significare che, ancora prima di parlare, dovevo chiudere. Ho spiaccicato un concetto col conduttore che guardava da un’altra parte, poi appena ho fatto una pausa nel mio discorso, lui ha lanciato la pubblicità. Tutto finito. Mentre stavo uscendo mi ha chiesto scusa. Io gli ho sorriso. Seduto nel taxi che mi stava riportando in stazione ero schiacciato da una depressione fortissima. Un intero giorno, con costi della RAI peraltro, per soli  40”… sì, 40 secondi di parlato, tanto era durato il mio intervento. La mia depressione derivava dal fatto che avevo un’ulteriore conferma che non c’entravo nulla con questo mondo televisivo fatto di ospitate inutili. Così ho deciso di smettere.

Poi, molto timidamente, dopo un po’ di anni ho ricominciato perché non puoi sempre dire di no. Raramente sono uscito soddisfatto. Purtroppo io faccio le interviste e, quando sono intervistato e vedo il conduttore che non mi ascolta e legge la prossima domanda sulla cartelletta che gli hanno scritto, mi assale la voglia di sparare una cazzata grossa in diretta per vedere almeno se si sveglia o la sente. Fortunatamente non sempre è così.

Caterina Balivo non la conoscevo, né avevo mai visto suoi programmi. Ma è stata davvero brava. Mi ha fatto raccontare di personaggi che ho conosciuto, come Vasco Rossi (ho svelato il retroscena di quando fui complice del fattaccio del microfono che si mise in tasca a Sanremo 1982), Luciano Pavarotti, Raffaella Carrà, Gianni Morandi, Fiorello. Mi ha chiesto della mia vita privata ma, finalmente, ho trovato una che mi guardava negli occhi mentre le parlavo. Cambiava le espressioni. Mi ascoltava! Miracolo. Fantastica la faccia che ha fatto quando ho risposto alla sua domanda su Achille Lauro. Peccato solo alla fine non aver avuto il tempo per raccontare anche di Caterina Caselli e Jimi Hendrix come in programma.

La televisione sta implodendo e credono che mettere molti ospiti, fare racconti frenetici ma, soprattutto, alzare i toni con litigi e racconti forti, serva a tenere incollate le persone. Sì, spesso ci riescono, ma è una corsa verso il baratro. Mi occuperò ancora di questo argomento, anche alla luce di recenti disastri come Isole dei Famosi dove violentano un artista come Riccardo Fogli annunciandogli in diretta che la moglie lo ha tradito e lasciandolo lì, in lacrime, isolato senza neppure la possibilità di contattare la moglie. Stesso accade quando leggo che hanno messo figli contro i genitori o si inventano falsi matrimoni con persone inesistenti che monopolizzano non solo quei programmi, ma anche tutta la stampa italiana e altri programmi ancora che fanno i succhiaruote.

Per questo amo fare racconti con calma nelle mie dirette, interagire con chi mi segue, rispondere, ridare tempi umani alla comunicazione televisiva. Nelle interviste registrate prediligo il piano sequenza, senza tagli, tutto integrale. Certo, la televisione sta abituando le persone a discorsi fatti ti tagli e ritagli, con concetti espessi unendo fra loro parti di discorsi che magari volevano dire l’opposto di quello che viene fatto loro dire. Ma io no, io vado da un’altra parte.

C’è chi dice no. C’è qualcuno che non sa più cos’è un uomo. C’è qualcuno che non ha rispetto per nessuno…. Ma c’è chi dice no.

Red Ronnie

www.roxybar.tv