Più che il pubblico, il finale del Trono di spade ha tradito i suoi personaggi: ecco perché

Noi spettatori non saremo stati trattati benissimo, ma anche Daenerys e compagni avrebbero qualcosa da dire...

Daenerys tradita nel finale del Trono di Spade

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Arrivati a questo punto non c’è più nessuno che non si sia fatto un’opinione sul finale del Trono di spade. Fra petizioni online, punteggi ai minimi storici, rivolte popolari contro i famigerati Benioff & Weiss, anche chi non ha mai posato lo sguardo su uno dei Sette Regni ormai sospetta che non sia andato tutto esattamente alla grande.

Molti spettatori si sono sentiti traditi come se il deludente finale del Trono di Spade fosse uno smacco nei loro confronti. Per carità, per certi versi lo è. È il pubblico a decretare il successo di una produzione, e se questa serie è diventata il fenomeno culturale che tutti conoscono – e che sarà dura eguagliare – il merito è di chi vi è rimasto fedele per quasi dieci anni.

Il punto, però, è che l’onestà intelletuale degli autori non è mai rivolta solo a chi guarda, ma anche a chi viene guardato. O perlomeno, così dovrebbe essere. La lealtà merita di essere spartita fra pubblico e personaggi e nel caso del Trono di Spade a subire il peggior tradimento sono stati proprio questi ultimi.

Da un punto di vista personale, la causa potrebbe essere stata la scelta di un finale così costrittivo. Pianificare la conclusione di una serie è indispensabile e inevitabile, ma forse concepirla come un monolite non ha aiutato a rendere giustizia a questi uomini e donne a noi così cari.

Stabilire molto presto quale debba essere il punto di arrivo di una storia può essere controproducente. Perché, sì, avere il quadro d’insieme ben chiaro è importante, ma c’è il rischio di perdere di vista il modo in cui si raggiungono gli obiettivi narrativi prestabiliti.

Per questo molti sceneggiatori sono convinti che avere un’idea di dove la storia possa andare a parare – anziché esserne certi – sia il modo migliore per essere pronti ad accogliere idee creative nuove. Nuove e improvvise, anche, perché dalle contaminazioni fra autori, cast, membri delle crew possono nascere intuizioni geniali e inizialmente impreviste.

Allo stesso tempo un certo livello di pianificazione è imprescindibile, perché per gli spettatori non c’è nulla di peggio che trovarsi davanti a un finale casuale. O peggio, immotivato. Insomma, c’è bisogno della dose perfetta di inevitabilità; non è semplice, ma a doversene occupare sono pur sempre dei professionisti.

In questo senso il finale del Trono di spade è sembrato un blocco narrativo immodificabile, un elenco di voci da spuntare nel modo più sbrigativo possibile. Ed è per questo motivo che a essere traditi sono stati anzitutto i personaggi. L’attenzione è stata rivolta più a ciascuna specifica sottotrama e ai destini dei singoli individui che non ai legami fra i membri di una ideale comunità.

Si potrebbe pensare a una delle evoluzioni più controverse, quella di Daenerys. Che il suo cambiamento si consideri motivato o meno, sembra comunque essere comparso dal nulla, perché il suo rapporto con gli altri personaggi viene a malapena sfiorato dalle paranoie crescenti e dall’incontenibile desiderio di conquista. Come se le sue azioni fossero più i progetti di un’aspirante regina che non le manovre di una sovrana con il potere di influenzare le vite di chi la circonda.

Insomma, l’impressione è che il finale del Trono di Spade fosse pianificato così accuratamente – e George Martin avrà avuto il suo ruolo, in questo – da aver costretto Benioff e Weiss a piegare, addirittura distorcere i suoi personaggi perché vi si adattassero. Il risultato è stato, in sintesi, un tradimento nei loro confronti e un’incomprensibile alterazione delle loro relazioni.

Certo, qualcuno è stato risparmiato. Gli Stark, ad esempio, hanno ottenuto ciò che volevano, ma anche i loro reciproci legami – e le reazioni ai rispettivi destini – sono stati incomprensibilmente trascurati nell’ultima stagione.

In passato persino gli eventi più insignificanti avevano una motivazione, una spiegazione o un rimando, ma nella sua corsa finale Il trono di Spade è riuscita a evolversi nel suo contrario. Nello specifico, una serie in cui anche gli avvenimenti più rilevanti vanno presi come fatti a sé, spogliati della minima organicità.