Perché la petizione dei fan de Il trono di spade sembra una cosa da ridere, ma è invece un insopportabile segno di presunzione

Ma davvero 500.000 persone sono convinte che per HBO sarebbe fattibile ripulire la nostra memoria per convincerci che l'ottava stagione de Il trono di spade non sia mai esistita, così da poterla rifare?

La petizione dei fan de Il trono di spade non gradisce l'evoluzione di Daenerys e compagni e chiede una nuova ottava stagione

INTERAZIONI: 468

Quando si sbaglia un rigore, quando non si azzecca una strategia, quando si traduce male il titolo di un film, quando il traffico viene deviato in una direzione anziché in un’altra, noi italiani ci scopriamo sempre calciatori, allenatori, traduttori, urbanisti. Siamo indubitabilmente migliori di chi un certo lavoro lo fa di mestiere. Ma stavolta qualcuno ci ha superato, e parliamo dei circa 500.000 sceneggiatori professionisti che hanno firmato la petizione dei fan de Il trono di spade perché l’ottava stagione della serie venga rifatta.

Remake Game of Thrones Season 8 with competent writers. Rifate l’ottava stagione de Il trono di spade affidandovi ad autori competenti, recita un titolo vibrante di sdegno e sconcerto. David Benioff e D.B. Weiss hanno dimostrato di essere scrittori tristemente incompetenti nel momento in cui non hanno più potuto fare affidamento su una fonte di partenza (i libri di George Martin). Questa serie merita una stagione conclusiva sensata. Sorprendimi, HBO, realizza il mio desiderio!

Partiamo da una premessa: non c’è dubbio che la delusione per gli eventi de Il trono di spade 8×05 sia legittima. Fin dalla messa in onda dell’episodio i social media sono stati invasi da commenti sbalorditi, amareggiati, arrabbiati per la piega presa dall’assalto ad Approdo del Re, e in particolare per la furia cieca che sembra essersi impadronita di Daenerys.

Per non parlare dell’assurda fine di una Cersei inspiegabilmente immobilizzata alla finestra e priva di un qualsiasi piano di fuga. Oppure ancora dell’altrettanto stupida morte di Jamie, e più in generale della regressione del suo arco narrativo, che nelle ultime settimane sembra aver spazzato via molto di ciò che aveva condizionato la vita del personaggio e le sue scelte nelle ultime stagioni della serie. Ma c’è un ma.

Sappiamo tutti cosa significhi lasciarsi coinvolgere da una serie televisiva, e anche lasciarsi coinvolgere un po’ troppo. Discutere di personaggi e sviluppi, elaborare teorie, strategie e possibili conseguenze, romanticizzare relazioni impossibili e piangere morti inattese è ormai la norma per moltissimi appassionati di altrettanti show, ma credere davvero che la petizione dei fan de Il trono di spade sia sensata – o anche solo giustificabile – sarebbe follia pura perfino a Westeros.

L’idea che HBO possa davvero prendere in considerazione la possibilità di gettare alle ortiche la stagione finale della serie più elaborata e costosa della storia e reinvestire centinaia di milioni – di euro o dollari poco importa – e lunghi mesi di lavoro per rifarla perché una manciata di fan fanno i capricci farebbe quasi sorridere, se non fosse incredibilmente presuntuosa.

Grazie al cielo abbiamo ancora tutti la libertà di esprimere la nostra opinione sulle decisioni prese dal team creativo. E sì, abbiamo anche la libertà di avviare petizioni strampalate, ma da qui a credere che fare dietrofront, resettare la memoria e convincerci che Il trono di spade 8 non sia mai andato in onda per poter assumere dei nuovi autori, beh, ce ne passa.

Che ai 500.000 firmatari della petizione piaccia o meno, Benioff e Weiss hanno tutto il diritto di compiere le scelte narrative che ritengono più opportune. Per non parlare del fatto che è grazie a loro se Il trono di spade – la sua costola televisiva, quantomeno – ha avuto la possibilità di nascere, crescere, dare qualcosa da dire e fare e impersonare a star miliardarie che, con qualche eccezione, erano prima dei perfetti sconosciuti.

Più che una semplice cosuccia da ridere, la petizione dei fan de Il trono di spade è una fastidiosa dimostrazione di impertinenza e presunzione. Perché aspettarsi che un prodotto di intrattenimento non sia il frutto della creatività di alcuni individui e del duro lavoro – manuale, e non soltanto intellettuale – di centinaia di altri, ma piuttosto un bene costretto a soddisfare le specifiche aspettative degli spettatori non fa ridere per niente. È solo oltremodo egoista.

Come noi italiani non siamo calciatori, allenatori, traduttori e urbanisti, quindi, neppure quei 500.000 fan sono scrittori o sceneggiatori. Anche questa notte Benioff e Weiss possono riposare tranquilli.