Affrontare un titolo del calibro di Days Gone potrebbe risultare più complicato di quello che a un primo sguardo si possa immaginare. E no, non sto parlando di difficoltà intrinseca di gameplay (non siamo di fronte a un Sekiro Shadows Die Twice, per intenderci, ndr), ma di delicatezza nell’approcciare a una nuova esclusiva targata Sony. Le release dello scorso anno – con i vari God of War e Detroit Become Human, includendo poi anche il multipiattaforma Red Dead Redemption 2 – hanno senza ombra di dubbio innalzato in maniera esponenziale l’asticella qualitativa, richiedendo quindi agli studi di sviluppo sforzi sempre maggiori per riuscire a soddisfare palati videoludici che si vanno via via raffinando. È quindi abbastanza semplice rischiare di non apprezzare adeguatamente un prodotto che, sotto qualche aspetto, può risultare maggiormente grezzo, ma non per questo va bollato come bollito.
La calma è la virtù dei forti
Giochi di parole a parte, una premessa è fondamentale: Days Gone è senza remore un gran gioco, uno di quelli capaci di lasciare un segno in chi ha il coraggio di affrontarne le numerose ore che intercorrono tra i titoli iniziali e quelli di coda. Di coraggio ce ne vuole infatti per i contenuti con cui i ragazzi di SIE Bend Studio hanno infarcito la produzione, un free roaming open world dalle tinte survivaliste squisitamente a là The Walking Dead. Gli zombie ci sono (anche se qui il nome ufficiale utilizzato per identificarli è “Furiosi”) e anche un protagonista indubbiamente cazzuto. Deacon St. John, un biker dalla scorza dura ma dal cuore tenero come evidenziano i primi frangenti dell’avventura, che lo vedono combattere per la persona amata. Una vera e propria odissea quella che attende il nostro eroe, che due anni dopo le vicissitudini iniziali si ritroverà a vagare per un Oregon ormai in balia dei Furiosi. Sarà in un clima di costante tensione che gli utenti si muoveranno, con la circospezione che nella stragrande maggioranza dei casi sarà da prediligere rispetto al lanciarsi a capofitto nel più puro Rambo-style. Il minimo rumore potrà infatti allertare orde di vaganti pronti a fiondarsi su Deacon, con le poche munizioni a disposizione che ben poco potranno contro frotte di nemici. Se questo non bastasse poi, diverse saranno le fazioni di sopravvissuti con cui occorrerà confrontarsi, non tutte animate da propositi amichevoli. Anche in questo caso la calma e la pianificazione degli assalti giocherà un ruolo fondamentale, con gli assassinii silenziosi che faranno la loro parte e permetteranno di risparmiare colpi utili poi in situazioni concitate.
Pellegrini d’Oregon
Uno dei ruoli di maggiori rilievo all’interno di Days Gone è senza dubbio quello di cui è investita l’esplorazione. Girovagare per le ambientazioni variegate dell’Oregon videoludico di SIE Bend Studio permette infatti di raccogliere tantissimi materiali da sfruttare nell’immancabile crafting, la creazione di oggetti utilissimi a semplificare la vita (o meglio, la sopravvivenza) di Deacon. Dai kit medici improvvisati alle bombe artigianali, finendo a dardi per la balestra “corretti”, tante saranno le opzioni a disposizione dei giocatori, che avranno la possibilità di accedere al menù creazione comodamente in qualunque momento grazie all’effetto bullet-time che rallenterà il tempo circostante permettendo quindi guarigioni miracolose o rifornimenti di bombe molotov da scaricare poi a raffica sui nemici. Importantissimi poi anche gli ingranaggi sparpagliati per il mondo di gioco – rintracciabili nella stragrande maggioranza dei casi all’interno dei cofani anteriori delle macchine, ma talvolta anche sparpagliati qua e là – il cui uso risulterà fondamentale sia per riparare la propria moto che per sistemare le armi da corpo a corpo, soggette a costante e inesorabile usura a seguito del loro utilizzo. Spostarsi nel grande mondo di gioco di Days Gone richiederà una cavalcatura meccanica sempre all’altezza delle aspettative, e sarà quindi sempre meglio evitare urti accidentali che ne inficino le prestazioni. A incrementare esponenzialmente l’aspetto survivalist del titolo ci pensa poi la costante necessità di carburante con cui alimentare il motore del proprio bolide, la cui avidità richiederà di ponderare bene gli spostamenti (soprattutto quelli lunghi) controllando che lungo il tragitto ci sia un punto in cui fermarsi per un rifornimento. Chiaramente gli upgrade sbloccabili nel corso dell’avventura garantiranno un miglioramento costante delle performance della moto, che quindi permetterà di vivere con maggiore spensieratezza anche le traversate più grandi.
Luci e ombre
Tantissime gli aspetti che il gameplay di Days Gone mette quindi sul piatto, con le missioni principali e quelle secondarie che si alterneranno senza soluzione di continuità fino alla fine dell’avventura. Ovviamente non tutti gli aspetti della produzione di SIE Bend Studio denotano lo stesso grado di cura certosina, con il titolo che in alcuni frangenti ha mostrato le proprie lacune. Non stiamo parlando di pecche che inficino un prodotto comunque ottimo, quanto più di piccoli nei che ne abbassano (seppure solo di qualche punto decimale) la prestanza videoludica. Un esempio è dettato dalle animazioni dei personaggi – soprattutto quelle facciali – non sempre all’altezza degli standard dettati nell’ultimo periodo da altre esclusive (quelle citate in apertura, ndr) sebbene riescano comunque a sorreggere adeguatamente la narrazione. Anche un po’ di varietà in più nel corso delle missioni non avrebbe di certo guastato, visto che in alcuni frangenti ci si ritroverà a seguire lo stesso canovaccio per portare a termine i compiti assegnati dagli sviluppatori.
Un ottimo doppiaggio in lingua italiana garantirà però un’immersione totale nel mondo di Days Gone, che trasporterà gli utenti in un viaggio emozionale in cui a farla da padrona è senza dubbio la colonna sonora, sempre ben calibrata per supportare adeguatamente lo sviluppo della trama e dei momenti drammatici.
In sostanza Days Gone è quindi uno di quei titoli da provare senza alcuna riserva se non con la consapevolezza di non essere di certo di fronte a una produzione del calibro di God of War. SIE Bend Studio è però riuscita comunque a raccontare una bella storia infarcendola di interessanti trovate di gameplay che stimolano a proseguire fino ai titoli di coda.
Pro
- Tantissime attività
- Aspetti survival ben curati
- Trama coinvolgente
Contro
- Alcuni aspetti delle animazioni da rifinire meglio
- Maggiore varietà nelle missioni