Amelie Leenhardt racconta la sfida di ARTE con 24H Europe: una programmazione culturale europea gratis e per tutti

La proposta culturale di ARTE, ora anche in italiano, con il documentario 24H Europe e non solo


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In occasione del debutto online di 24H Europe – The next generation, il documentario che racconta l’Europa vista dai giovani di 26 paesi prodotto da ARTE e disponibile gratuitamente sul sito ARTE.tv anche sottotitolato in italiano, il Palazzo del Cinema Anteo di Milano ha ospitato la première sabato 4 maggio, giorno in cui dalle 6 del mattino fino alle 6 del mattino di domenica 5 maggio è stato trasmesso per la prima volta sul canale TV franco-tedesco ARTE, con proiezioni-evento in contemporanea in diverse città europee.

L’idea di fondo di questo documentario è raccontare l’Europa vista dai suoi abitanti di domani seguendo 60 giovani per 24 ore di un giorno qualunque (ma lo stesso per tutti i partecipanti), accendendo i riflettori sulle diversità, le prospettive, le opportunità ma anche i limiti della vita nel continente europeo. E chi meglio di giovani con un’età compresa tra i 18 e i 30 anni può rappresentare una testimonianza diretta del futuro che l’Europa sta costruendo per i prossimi anni. L’innovazione nel trasmettere un documentario della durata di 24 ore dalle 6 del mattino alle 6 del mattino successivo sta nel far coincidere il momento della fruizione da parte dello spettatore con quello del racconto ripreso con le telecamere delle 45 troupe diffuse in tutta Europa in un giorno di giugno 2018.

Durante la proiezione-evento milanese, oltre al regista Vassili Silovic abbiamo incontrato Amelie Leenhardt, Responsabile del Reparto Sviluppo Europeo di ARTE per capire come è nato questo monumentale progetto che ha coinvolto decine di millennials e giovani europei molto diversi tra loro per estrazione sociale, professione, genere e visione del mondo. Si tratta solo di uno dei tanti progetti di ARTE (ora disponibile anche in italiano), il canale tv online inizialmente destinato solo al pubblico franco-tedesco e ora invece disponibile per il 70% della popolazione europea, visto che con la sua offerta di documentari, film, fiction, programmi d’informazione, musica e spettacoli dal vivo, perlopiù inediti, propone 400 ore l’anno di contenuti sottotitolati in inglese, spagnolo, polacco e italiano. Il progetto di sottotitolazione ARTE in 6 lingue, co-finanziato dall’Unione Europea, ha proprio lo scopo di favorire la diffusione multilingue di contenuti audiovisivi di qualità.

Il documentario 24h Europe racconta l’Europa vissuta dai millennials in contesti molto diversi fra loro: come è avvenuta la ricerca e la selezione dei 60 protagonisti?

Il processo di selezione è durato diversi mesi, è iniziato alla fine del 2017 ed è terminato poche settimane prima delle riprese che sono state effettuate nel giugno 2018. La selezione è iniziata con un processo di ricerca di 10 macro-trend sociologici che riguardano questioni molto importanti per le nuove generazioni come salute, globalizzazione, sicurezza, mobilità, genere ed altre. Ed è sulla base di questi trend che è stata fatta la ricerca dei protagonisti in tutto il continente e non solo nell’Unione Europea. I protagonisti non sono stati scelti in quanto rappresentanti dei loro Paesi ma in quanto rappresentativi di uno di questi trend sociologici, che sono questioni importanti nella loro quotidianità.

Cosa vi ha sorpreso di più del risultato del documentario?

Dal mio punto di vista di responsabile dello Sviluppo Europeo di ARTE, sono rimasta impressionata dalla monumentalità del progetto: oltre 800 ore di girato, 500 persone coinvolte, 45 troupe in giro per l’Europa in 26 Paesi, 10 canali partner e la cosa più impressionante è che siamo riusciti a farlo, col risultato di un programma di 24 ore che sarà trasmesso da 10 Paesi ed è attualmente online in sei lingue su Arte.tv. Ed è stato fatto tutto in un tempo molto limitato: abbiamo visto la versione italiana definitiva solo due giorni fa. Siamo sorpresi ed orgogliosi già del semplice fatto di essere riusciti a realizzarlo: il materiale è stato girato tutto in un giorno nei diversi paesi per permettere alle persone di vivere la contemporaneità di quella giornata, il 21 giugno 2018.

Chi sono i protagonisti di 24H Europe?

Ci sono storie molto diverse: una ragazza polacca e la sua partner che si battono per i diritti delle donne, l’italiana Carolina che vive a Londra e si alza all’alba quando deve raggiungere per pranzo i suoi genitori a Pianella, in Abruzzo, c’è Sam il pescatore più giovane di Edimburgo, l’italiano Mirco che lavora alla FCA di Melfi. Le loro storie sono tutte molto interessanti.

In Italia alle ultime elezioni politiche i movimenti antieuropeisti hanno raccolto il 60% delle preferenze dell’elettorato giovane: anche i millennials del vostro documentario sono scettici nei confronti dell’Europa o credono nel suo plusvalore?

Nel nostro documentario c’è un’ampia rappresentazione di tutte le posizioni politiche riguardo l’Europa: ci sono giovani euroscettici ma anche coloro per cui l’Europa è una cosa normale. C’è grande varietà di opinioni e vengono tutte mostrate nel documentario per dare una visione ampia del fenomeno.

A gennaio scorso un’inchiesta del quotidiano Il Foglio ha fatto scalpore in Italia sostenendo, dati alla mano, che “la generazione Erasmus non esiste” in quanto meno del 2 per cento dei giovani europei ha partecipato al programma di studi europeo. L’idea di scambi culturali tra i giovani è stata un’illusione o un investimento per il futuro?

Al di là della mia personale opinione dell’Erasmus, ARTE ha sviluppato un altro documentario proprio su questo argomento, dal titolo Citizen Europe Erasmus Children, che sarà disponibile in sei lingue sul sito di ARTE e anche su ARTE Italia dal 14 maggio. Si tratta di raccontare il programma Erasmus Plus, che permette anche a professionisti e non solo a studenti di avere una mobilità europea: uno dei protagonisti, ad esempio, è Adam, un insegnante polacco che va in Finlandia per studiare nuovi metodi pedagogici. Ci saranno anche testimonianze delle prime generazioni Erasmus degli anni ’80, per far capire come quest’esperienza di scambio aiuti i giovani a comprendere e conoscere l’Europa.

Arte ha dedicato una programmazione speciale all’Europa alla vigilia delle elezioni europee: si possono abbattere i pregiudizi sui limiti dell’Europa attraverso la cultura?

Il nostro scopo, con tutti i prodotti culturali di ARTE, è proprio quello di promuovere la diversità culturale europea e proporre diversi punti di vista sulle questioni europee. Oltre l’85% dei nostri programmi sono di origine europea, che ARTE regolarmente coproduce con 9 canali partner in Europa tra cui anche la Rai. Abbiamo una programmazione europea molto variegata che vogliamo rendere accessibile ad un pubblico più ampio possibile. ARTE è un canale culturale europeo che promuove la diversità culturale europea, quando è nato nel 1991 trasmetteva in francese e tedesco ma da cinque anni una selezione di contenuti è disponibile anche online e sottotitolati in 6 lingue, tra cui l’italiano, grazie al supporto dell’Unione Europea. Il 70% della popolazione europea ha accesso ora ai contenuti di ARTE nella propria lingua madre e gratuitamente. Crediamo che questo sia un modo per promuovere la cultura dei paesi europei in Europa e fuori dai suoi confini.