Il Molo Rosso rischia l’effetto soap-opera, tanta atmosfera ma molti punti deboli (su tutti, la recitazione)

Ha debuttato anche in Italia Il Molo Rosso, in prima visione su Rai2: la serie con Alvaro Morte è costantemente sul filo del rasoio


INTERAZIONI: 1001

Ha debuttato coi primi due episodi il 3 aprile Il Molo Rosso su Rai2: la serie spagnola nata dalla penna di Alex Pina, il creatore de La casa di carta, con Alvaro Morte di nuovo protagonista stavolta nei panni di un uomo dalla doppia vita, è stata preceduta da una scarsa promozione, ma ha comunque attirato 1 milione e 485mila telespettatori, pari al 6,3% di share, che sembra accontentare le aspettative della rete. Avrebbe potuto fare molto di più, probabilmente, se non si fosse scontrata contro un classico di Rai1 come Il Commissario Montalbano, che anche in replica ha conquistato 5 milioni e 18mila spettatori, e il 22,7% di share.

La serie nata dai creatori de La Casa de Papel, per ora, ha una sceneggiatura che sembra più forte sulla costruzione delle atmosfere che nella scrittura delle singole scene. La storia di Oscar, trovato morto nella sua auto su un molo dell’Albufera, e delle due donne che ha amato nella vita, sua moglie e la sua amante, manca del ritmo ossessivo e veloce della serie cult di Netflix, che pure le avrebbe giovato non poco. Piuttosto, rischia di trasformarsi a tratti in una soap stile Il Segreto dei giorni nostri. Molto interessante l’idea di raccontare le vite dei protagonisti con un uso preponderante della fotografia: i toni dell’arancio e del giallo prevalgono nella messa in scena della vita di Oscar con la sua amante Veronica, fatta di passione e simbiosi con la natura, mentre quelli freddi del blu sono usati per mostrare la sua vita borghese in città con la moglie Alex, toni che diventano più neutri quando le due donne, simbolo di due modi di vivere agli antipodi, si incontrano in seguito alla misteriosa morte dell’uomo.

Il rischio è che Il Molo Rosso, da thriller sentimentale quale si presenta, possa scivolare in ogni momento, con estrema facilità, nel registro della soap. Non bastano le montagne russe emotive attraversate dalle protagoniste a reggere da sole una trama, per quanto questa sia piena di buchi da riempire (il motivo dell’apparente suicidio dell’uomo, i segreti che nascondeva nella sua doppia vita, la sua presunta paternità) che porteranno lo spettatore a raccogliere indizi insieme alla protagonista.

Il Molo Rosso, Alex

Tra i punti deboli della serie anche la recitazione di quest’ultima, interpretata da Verónica Sánchez: il suo personaggio, l’architetto di successo Alex, è interpretato più come fosse una martoriata eroina delle telenovelas sudamericane che una donna emancipata e in carriera colpita da un terribile lutto e sconvolta dalla scoperta della doppia vita del marito. Evidentemente il peso di un ruolo così drammatico le si addice poco, mentre più credibile è l’interpretazione di Verónica, l’altra donna: Irene Arcos esprime perfettamente il senso di libertà che anima il suo personaggio e conferisce la giusta irruenza e naturalezza anche a dialoghi che appaiono spesso forzati. Una disparità tra le due protagoniste davvero evidente sin dalle prime scene.

Alvaro Morte, dal canto suo, sembra un po’ fuori da quella che ormai – forse a torto ma inevitabilmente – viene identificata come la sua comfort zone, quella del cervellotico Professore de La Casa di Carta, ma si vede talmente poco che è difficile giudicarlo da due soli episodi, visto che il suo personaggio muore all’inizio della storia apparendo solo nei flashback sulla sua vita da marito fedifrago.

Assolutamente da dimenticare, poi, alcune scene dall’ambientazione quasi da commedia – quelle ad esempio ambientate nello studio di architettura in cui lavora la protagonista – che sembrano stridere con il registro stilistico generale della serie e ne interrompono a più riprese la tensione drammaturgica scadendo, appunto, nei classici stilemi da soap-opera. E la regia, con continui movimenti di camera e scene girate perlopiù in campo-controcampo, non aiuta affatto a costruire la giusta dimensione drammatica per questa storia.

C’è però anche molto da salvare ne Il Molo Rosso (e di certo non è il titolo, adattamento italiano molto libero de El Embarcadero): oltre alla fotografia così decisiva al punto da diventare una vera e propria tecnica narrativa, l’ambientazione della serie nella zona del Parco Naturale dell’Albufera a Valencia contribuisce a creare un’estetica visiva molto affascinante, che avvolge lo spettatore e lo stimola sensorialmente per colori, ampiezza ed atmosfera dei paesaggi. Un ambiente da sogno, dalle tinte quasi bruciate dal sole e, per metafora, dalla passione che unisce Oscar e la sua amante, oltre ad affascinare l’ignara Alex e trasportarla in un mondo che non conosce. Inoltre, a contribuire allo scopo di ricreare un mondo quasi onirico, sono le canzoni della colonna sonora originale sul genere country-folk, che creano coesione tra suono e visione.

Quel che può rappresentare una novità interessante da parte di questa serie è il modo di trattare la sessualità, il tradimento e i rapporti di coppia: qui non c’è la semplice storia di un uomo che aveva un’amante ed una moglie, con quest’ultima che scopre il tradimento solo alla morte di lui. Qui c’è un’amante che è una vera  e propria compagna, ma è consapevole che il suo uomo abbia una vita appagante e felice con sua moglie e non solo lo accetta di buon grado, ma addirittura sostiene di “amarlo così tanto al punto di amare quello che lo fa felice“: una visione delle cose che fa da preludio al rapporto che nascerà tra le due donne, viscerale e inspiegabile, dopo che Alex si sarà introdotta nella vita di Veronica sotto mentite spoglie per scoprire i segreti del suo defunto marito e capire come sia stato possibile che la sua intera esistenza – apparentemente perfetta – fosse in realtà fondata su una menzogna.

Il Molo Rosso è in onda su Rai2 ogni mercoledì in prima visione assoluta e in prima serata (in streaming su Raiplay).