Antonello Venditti difende Salvini sul caso Diciotti, ma solo 3 anni fa lo zittiva in tv sulle ruspe (video)

Cambia il vento: anche Antonello Venditti dalla parte di Salvini sul caso Diciotti, ma solo 3 anni fa lo attaccava in diretta tv


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Pochi giorni dopo il caso Emma Marrone sui “porti aperti”, arriva un endorsement di stampo contrario: Antonello Venditti si schiera dalla parte di Matteo Salvini sul caso Diciotti, difendendo il ministro dell’Interno e la sua scelta di bloccare l’accesso della nave della Guardia Costiera Italiana al porto di Messina per 10 giorni la scorsa estate, atto che aveva portato all’apertura di un’inchiesta della Procura per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale.

Da sempre a sinistra, con un’apertura ai Cinque Stelle negli ultimi anni come molti altri artisti delusi dalla débacle del centrosinistra, oggi Venditti guarda con curiosità al leader della Lega di cui auspica un omologo dalle stesse caratteristiche per rivitalizzare l’opposizione.

Ci vorrebbe un Salvini, per citare uno dei suoi classici, ma a sinistra, spiega Antonello Venditti in una lunga intervista a Vanity Fair in cui ripercorre la sua infanzia e la sua lunga carriera alla soglia dei settant’anni, mentre si prepara ad un tour nei palazzetti per celebrare i quarant’anni dall’uscita nel 1978 del suo album più celebre, Sotto il segno dei Pesci.

Di Salvini, Venditti ammira la capacità di cogliere lo spirito dei tempi, perfino in uno di quegli aspetti più controversi come l’uso delle divise delle forze dell’ordine che sarebbe – a suo dire – segno di credibilità.

Parla il linguaggio dell’epoca in cui vive. Sarebbe interessante trovare un giovane uomo o donna di sinistra che abbia la capacità di comunicare con gli altri come fa Salvini. Lui muta. Mette una felpa della Polizia e diventa poliziotto. Ha una capacità di immedesimazione fenomenale. È credibile.

E sul caso Diciotti, ben lontano dall’invito ai “porti aperti” che ha procurato insulti e attacchi indecenti alla collega Emma Marrone, Venditti si dice certo della legalità dell’azione del ministro, lanciandosi in una difesa che addirittura sfocia nell’attacco alla magistratura inquirente.

Salvini ha agito in nome di un superiore interesse nazionale, l’hanno capito tutti. Tutta Europa. In Italia invece siamo alla Procura X che manda un avviso di garanzia e in questa confusione di linguaggio e di poteri, alla fine, le ragioni di chi grida allo scandalo sono deboli, perdenti, inutili. Vuoi smontare un governo per l’alzata di scudi di una Procura? Dove pensi di andare?

Controcorrente rispetto alla maggior parte dei colleghi che si sono espressi criticamente sul caso Diciotti – dalla Marrone a Fiorella Mannoia, passando per Malika Ayane e il caso Baglioni scoppiato alla vigilia di Sanremo – il cantautore che nel 1991 scrisse Dolce Enrico, dedicata a Berlinguer, oggi sembra subire il fascino del sovranismo in salsa leghista e non rinuncia ad esprimere un parere divisivo alla vigilia della doppietta romana del suo tour Antonello Venditti Live, in scena l’8 e 9 marzo a Roma e poi nei palasport delle maggiori città italiane. Posizioni che, vista la sua storia, non passeranno certo inosservate.

D’altronde sono passati poco più di tre anni da quando, in diretta su Rai3 a Ballarò, i due se le davano di santa ragione in un botta e risposta che mostrava una certa insofferenza reciproca. Al “vai a lavorare” del segretario dell’allora Lega Nord, Venditti replicava con forza invitando il politico a non fare propaganda: “Io vado a lavorare, ho la mia arte, tu invece che fai? Dove li prendi i soldi per vivere. Le ruspe su cosa? Io non sono un politico e non vivo di politica, con me non attacca“. Evidentemente il vento di destra di questi anni ha spostato un po’ anche Venditti.