La serie Il Nome della Rosa, dal libro al film alla tv: quant’è difficile portare in scena l’opera di Umberto Eco

Debutta stasera su Rai1 la serie Il Nome della Rosa, adattamento televisivo del capolavoro di Umberto Eco. Attraverso un'analisi approfondita, cerchiamo di capire perché trasportare l'opera letteraria sullo schermo è un'impresa titanica e complessa.


INTERAZIONI: 767

La serie Il Nome della Rosa intraprende una sfida davvero epica: riportare in scena il romanzo di Umberto Eco, consapevole di avere alle spalle la pesante eredità del film con Sean Connery. La trasposizione televisiva diretta da Giacomo Battiato cercherà di tener fede a questi elementi, e nel farlo ha schierato in campo un cast stellare.

La Rai prova a rilanciare la televisione generalista a livello internazionale con la serie Il Nome della Rosa, una co-produzione che verrà trasmessa non solo nel nostro Paese ma anche in contemporanea su BBC, il canale britannico più importante. Trasformare le parole di Eco in immagini è già un’impresa titanica, ma la pellicola del 1986 era riuscita brillantemente nel suo intento. La miniserie evento in onda su Rai1 avrà lo stesso successo?

Partiamo dall’opera originale. Umberto Eco pubblicò Il Nome della Rosa nel 1980, dopo alcuni anni di gestazione. L’idea di ambientare il suo romanzo nel Medioevo deriva dalla sua familiarità con quel periodo storico, di cui aveva parlato nei suoi precedenti lavori. Difficile definire il genere letterario: Eco attinge al giallo, al mistero, ma al tempo stesso è anche un romanzo storico. Il Nome della Rosa è costituito da una fitta rete di citazioni letterarie ma non si limita a questo. Il protagonista Guglielmo è una sorta di Sherlock Holmes del Medioevo (così definito da John Turturro) e il suo allievo Adso è accostato invece al fedele assistente John Watson. Le indagini dei due protagonisti sono costituite da un gioco di incastri tra allusioni, intrighi e parafrasi. In realtà, Il Nome della Rosa sembra essere un pretesto per mettere a confronto due mentalità del Medioevo: da un lato quella arcaica legata ai dogmi, pregiudizi e superstizioni; dall’altro quella del nuovo mondo che avanza, con la sede di conoscenza rappresentata dall’erudito personaggio di Guglielmo. La storia di fondo è infatti quella della ricerca della verità dal punto di vista laico (non religioso), filo conduttore delle opere di Eco.

Dal romanzo, il regista Jean-Jacques Annaud ne ha poi tratto un film uscito nel 1986 con Sean Connery nei panni di Guglielmo e Christian Slater in quelli di Adso. La trasposizione cinematografica dà un’interpretazione libera dell’opera e ne omette diversi punti, ma per motivi logistici: trasformare un volume così ricco in un film di due ore comporta necessariamente delle modifiche. Vi è ad esempio l’assenza di alcune digressioni socio-teorico e filosofiche, troppo difficili da riportare sullo schermo (ma che tuttavia influenzano la storia stessa, poiché tramite queste discussioni Guglielmo riusciva a risolvere i complessi casi d’omicidio nell’abbazia). La biblioteca, protagonista in disparte nel libro, è in realtà rappresentata in maniera maestosa nel film, grazie alla potente e sinuosa scenografia di Dante Ferretti (che non a caso vinse un David di Donatello e un Nastro d’Argento). Il film però ha mantenuto il carattere cupo, ambiguo e mistico del romanzo di Eco: merito della fotografia raffinata e ben curata. L’esperienza di Sean Connery, che ruba la scena a tutto il comparto artistico, contribuisce a fare il resto.

La serie Il Nome della Rosa riuscirà nell’impresa di far dimenticare la pellicola uscita più di trent’anni fa? Il progetto televisivo diretto da Giacomo Battiato si annuncia molto fedele al libro. La produzione ha a disposizione quattro puntate per cercare di snodare la storia e approfondire meglio gli aspetti omessi nel film. Infine, un paragone tra Sean Connery e John Turturro, che raccoglie la sua eredità vestendo i panni di Guglielmo, sarà sicuramente d’obbligo; se l’ex James Bond ha regalato una performance impeccabile forte del suo carisma, l’attore americano è famoso per la sua versatilità nei ruoli che interpreta. Nei panni del frate francescano ha cercato di entrare al meglio nell’ideologia di Guglielmo e di Eco, finendo per stabilire una specie di simbiosi, come dichiarato da lui stesso.

L’appuntamento con Il Nome della Rosa è fissato per stasera, 4 marzo, su Rai1.