Giorgia a Verissimo nel ricordo di Pino Daniele ed Alex Baroni, tra anni di psicanalisi, fede e maternità (video)

L'intervista di Giorgia a Verissimo tra successi e dolori personali di cui parla per la prima volta così apertamente


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Ospite per la prima volta nel programma di Canale5, Giorgia a Verissimo si è raccontata in una lunghissima intervista a Silvia Toffanin ripercorrendo la sua carriera, la sua adolescenza e gli anni precedenti il successo, ricordando amici scomparsi come Pino Daniele e Alex Baroni, ma anche parlando di obiettivi futuri.

Nata e cresciuta in una famiglia di musicisti, Giorgia ha intrapreso la strada della musica inizialmente senza troppa convinzione, spinta più dalla passione per la musica ricevuta dal padre cantante (frontman del duo “Juli & Julie” e della suol band “Io vorrei la pelle nera”) che da un’effettiva ambizione di sfondare.

Ma la sua voce non è rimasta a lungo lontana dai riflettori, nonostante la sua iniziale timidezza le rendesse difficile esibirsi in pubblico, come ha ricordato a Verissimo.

Da bambina cantavo di nascosto o sotto un tavolo per non farmi vedere, temevo che mio padre cantante non apprezzasse la mia voce, ero un po’ timida ma poi ho avuto modo di lavorarci su e migliorare. Papà voleva darmi lezioni di canto ma abbiamo litigato subito, poi mio zio musicista Gianni mi presentò al tenore Luigi Rumbo che mi ha insegnato la disciplina e la gestione dello strumento della voce. Mi piaceva il canto, ero abituata a vivere in una famiglia di musicisti visto il successo di mio padre, mi dava gioia, ma non pensavo potesse diventare un lavoro: studiavo lingue e volevo fare l’insegnante, poi è cambiato tutto con Sanremo nel 1994 con Pippo Baudo, che è stato sempre molto protettivo e presente anche dopo quel Festival.

Giorgia ha poi ricordato il suo duetto con Ray Charles in Georgia on my mind e l’episodio in cui si è ritrovata a raccontargli della bugia inventata da suo padre (“Quando ero bambina mi disse che quella canzone era stata scritta per me“), delle pene d’amore sofferte nel periodo dell’esordio sanremese e dell’importanza che ha avuto E Poi per la sua carriera, accennata a cappella in studio con tanto di standing ovation del pubblico.

Scavando nelle pagine più dolorose della sua vita, Giorgia ha ricordato l’amico Pino Daniele, con cui aveva duettato in diverse occasioni ma soprattutto con cui aveva instaurato un legame d’affetto sincero.

Ho avuto il privilegio di stargli accanto, conoscere la sua filosofia di vita, la sua onestà rispetto all’arte e alla musica con la quale componeva, cantava e suonava, continuava a studiare sempre, mi manca molto la sua musica, mi sarebbe piaciuto sentire altre cose da lui ma mi manca molto soprattutto lo scambio umano, il messaggio, la telefonata. Pino è stato uno dei pochissimi artisti con cui ho avuto un’amicizia vera e pura, mi manca l’artista ma soprattutto l’amico. Ci parlo ogni tanto, spero che qualcosa gli arrivi, spero sempre si possa sentire quello che non si vede: certi legami d’anima non spariscono perché una persona non c’è fisicamente. Ho scoperto una fede che va oltre la religione, io la reputo una capacità dell’essere umano di poter usare altri strumenti oltre i sensi, di avere un’essenza e una capacità di percepire, un’anima che non usiamo abbastanza: dovremmo usarla tanto quanto la mente, il mondo sarebbe un posto migliore.

La cantautrice ha anche ricordato l’ex compagno Alex Baroni, tragicamente morto in un incidente stradale nel 2002, a soli 35 anni. Un dolore che per Giorgia è stato devastante, al punto da dover essere elaborato attraverso una terapia. E che solo oggi trova il coraggio di descrivere apertamente, dopo aver evitato per anni di parlarne anche per rispetto della sofferenza dei genitori di Baroni.

Non sono mai stata brava a parlarne, ma penso che vada ricordato l’artista che è stato ed è ancora, visto che lui è tuttora imitatissimo. Quell’esperienza personale la definisco una voragine, ognuno di noi passa in un tunnel del dolore e poi decidi di attraversarlo e di essere una persona diversa, se decidi di non morire e sopravvivere devi trovare strumenti per andare avanti. Quello è stato un buco nero nelle nostre vite: sembra sempre accaduto da poco, se ti concentri sulla mancanza della persona è come se fosse successo un attimo fa. Io sono stata molto aiutata a superare quel periodo, ebbi un crollo totale, non me ne rendevo neanche conto, è stata una cosa troppo violenta e ingiusta. Non avevamo finito di dirci tutto. Ho imparato che non bisogna lasciare in sospeso nulla, le cose vanno vissute quando ci sono. Mi aveva lasciato un messaggio la sera prima che ho conservato per tanto tempo e poi non l’ho trovato più sul telefono: l’ho preso un segno che dovevo andare avanti. A quel messaggio non ho avuto il tempo di rispondere. Dopo la sua morte ho fatto vent’anni di psicanalisi.

Nel 2004 è arrivato l’amore per il ballerino Emanuel Lo, da cui è nato il figlio Samuel, dopo due aborti che le avevano fatto temere di non poter avere bambini.

Sono stati momenti molto difficili, poi è arrivato quando ormai avevo perso le speranze. Capisco la sofferenza delle donne che ci provano e non riescono ad averne, ma ci tengo a dire che una donna è madre anche senza figli. Samuel è nato con un parto naturale in casa, in una vasca gonfiabile nella stanzetta in cui poi sarebbe cresciuto: è stato doloroso ma breve, ho detto tante parolacce, e dopo 9 mesi senza alcool ho chiesto un dito di grappa. Il matrimonio? Emanuel me l’ha chiesto prima che nascesse Samuel, ho detto sì ma se la donna non organizza il matrimonio, l’uomo non lo fa. Ed è finita lì. Stiamo insieme da tanto, ma senza matrimonio non è come essere sposati.

Impegnata nei palasport col tour a supporto dell’album Pop Heart, Giorgia ha annunciato che potrebbe proseguire la tournée anche nei mesi estivi: “Vedremo se aggiungere anche delle date in estate“.