Rupert Everett con Il Nome della Rosa attacca la Chiesa “più terribile dell’Isis”: chi è l’interprete di Bernardo Gui

Il divo hollywoodiano racconta in un'intervista il motivo per cui ha accettato il ruolo dell'inquisitore Bernardo Gui nella miniserie Rai Il Nome della Rosa e svela un retroscena molto personale.


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Il Nome della Rosa è una delle nuove produzioni Rai più attese dell’anno. L’adattamento televisivo del capolavoro di Umberto Eco arriva in prima assoluta il 4 marzo e farà compagnia al pubblico per quattro serate consecutive. Nel cast stellare spicca l’attore Rupert Everett, uno degli interpreti di spicco della miniserie.

Il divo hollywoodiano ha raccontato a Vanity Fair il motivo per cui ha partecipato a Il Nome della Rosa, svelando un retroscena molto personale. Nella produzione diretta da Giacomo Battiato, la star britannica interpreta il terribile inquisitore domenicano Bernardo Gui, un personaggio che preferisce in modo particolare rispetto all’eroe protagonista, Guglielmo de Baskerville (il cui ruolo spetta a John Turturro).

Con Il Nome della Rosa, Everett intraprende ciò che definisce “una crociata” contro la cultura dentro la quale è cresciuto. A Vanity Fair racconta l’infanzia passata ad Ampleforth, presso un monastero benedettino. Un clima austero che l’ha spinto a ribellarsi, commettendo piccoli peccati. Ad esempio vestirsi da ragazza, indossare gonne e vestiti colorati per sfuggire alle regole imposte dai monaci e scongiurare una possibile vocazione. A quel punto ha mollato tutto e si è iscritto all’accademia di recitazione a Londra. La sua carriera nel mondo dello spettacolo è stata fortemente influenzata dalla decisione di fare coming out. A distanza di anni, però, Rupert Everett non se ne pente.

Ne Il Nome della Rosa, l’attore 59enne si prende la sua rivincita contro quella Chiesa che definisce “più terribile dell’Isis e che “oggi mi vedrebbe volentieri all’inferno per il solo fatto di essere gay.” Con il ruolo di Bernardo Gui, spiega: “Provo piacere a mostrare il lato oscuro di un’istituzione che detesto”.

Senza peli sulla lingua, Everett condanna l’ipocrisia di una Chiesa troppo legata alle cose materiali. E ai preti che spendono senza ritegno fuori dal Vaticano: “Farebbero meglio a seguire l’esempio di Gesù, donare tutto in beneficenza e vivere in povertà”. L’attore non risparmia parole neanche su Papa Francesco, che chiama “uomo di marketing”, spiegando: “Vorrei sapere che cosa ha combinato da giovane in Argentina, all’epoca dei desaparecidos. Non mio fido di lui: fa tanti bei proclami e poi li disattende.”

Le dichiarazioni molto forti di Rupert Everett non fanno che aumentare l’attesa di vederlo ne Il Nome della Rosa: l’appuntamento è su Rai1 dal 4 marzo.