Achille Lauro e la droga nascosta nelle canzoni, ma stare in due scarpe è davvero un esempio?

La polemica sul messaggio di Rolls Royce ha accompagnato tutta la visibilità di questo nuovo idolo dei giovanissimi. La faccia aggressiva e ‘maledetta’ che ha creato per il suo personaggio farebbe bene a mettercela in ciò che dice, senza nascondersi dietro un'opportunista ambiguità.


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Prima della sua partecipazione al festival di Sanremo molti non sapevano chi fosse Achille Lauro, un trapper con tre album all’attivo e  una partecipazione all’ultima edizione del programma televisivo “Pechino Express”. I fari sul cantante romano si sono accesi quando è stato preso di mira il testo della canzone “Rolls Royce”, scritta da lui e altri quattro autori. La non velata allusione ad una pasticca di ecstasy, potenzialmente letale, che porta lo stesso nome della famosa auto e lo stesso segno grafico è rimbalzata immediatamente sui canali d’informazione, e a finire sotto accusa sono stati lui e  la commissione artistica del Festival che non ha vigilato sull’idoneità di un brano che “inneggia alla droga”. Achille Lauro ha smentito le accuse sostenendo che il titolo farebbe riferimento alla frase pronunciata da Marilyn Monroe “Se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che sul vagone di un metrò”. Quindi, il tormentone “Rolls Royce” ripetuto nella canzone si ispirerebbe a questa frase e nulla avrebbe a che vedere con la statuina che si staglia sull’auto “spirit of ecstasy” che avrebbe ispirato i fabbricanti di droghe sintetiche, né con le pasticche stesse. E casualmente nel testo citerebbe miti della musica che hanno fatto un consumo di sostanze stupefacenti  talmente eccessivo da perderci la vita, una fine che si augura di fare lo stesso Lauro “Voglio una fine così”.

Una versione poco credibile, anche perché nello stesso testo compare la citazione di un altro tipo d’automobile, “Ferrari ”, che guarda caso è il nome di un’altra pasticca di ecstasy (la moda di “brandizzare” le pillole di MDMA nasce per renderle riconoscibili, familiari e forse proprio per questo ancora più pericolose).  Ed è poco credibile, anche per il suo trascorso da “pusher” di cui lui stesso parla in un libro e nelle interviste, che possa negare il senso vero di questi riferimenti.

In una di queste interviste Achille Lauro sostiene che il suo testo è profondamente culturale, una piccola opera d’arte nella sua carriera, e sull’argomento droga ammette la pericolosità del consumo, aggiungendo che vorrebbe rappresentare un esempio per tutti quei ragazzi che possono provare attrazione per le droghe, essendone lui ben distante.

Secondo qualcuno, analizzare il testo della canzone, coglierne i messaggi allusivi e quelli espliciti, è un esercizio che andrebbe ad intaccare la libertà e la licenza poetica di qualunque artista, a maggior ragione di un Achille Lauro che dai settori dell’informazione e dalle reti televisive più importanti è stato già definito un poeta e un genio. Tuttavia, i testi vengono scritti per comunicare un contenuto e non per nasconderlo, e questo testo – che piaccia o no – ha una chiarezza innegabile, come chiara è stata a suo tempo la “vita spericolata” di Vasco, come sono chiari i versi dei poeti maledetti e le canzoni etiliche di Ciampi. Non serve insomma mescolare le carte se si ha il coraggio delle proprie azioni.

A chi gli ha chiesto il motivo della scelta del nome d’arte (quello di un famoso imprenditore navale e uomo politico napoletano, noto per il fatto di regalare ai suoi elettori una scarpa sinistra prima del voto e la destra dopo, ad elezione avvenuta) il cantante ha risposto “Ho voluto riprendere i modi di fare di un personaggio famoso per la sua ambiguità”. Il problema è proprio questo: vuoi parlare di ecstasy? Mettici la faccia e assumiti la responsabilità di quello che dici. Vuoi essere un esempio, come dici,  per i ragazzi? Allora non prendere a calci e pugni i fans ai tuoi concerti urlandogli contro (come ampiamente documentato dai filmati in rete) parolacce e frasi del tipo “non cacare il cazzo che ti ammazzo, deficiente…ragazzino de merda…le buschi” etc… Non sei un esempio e non sei dalla loro parte. Se sei contro l’uso della droga come dici, allora non compiacerti di fare lo sballato e non insultare  la polizia quando controlla i ragazzini che sono la preda più facile per gli spacciatori. Decidi, dunque, da che parte stare senza fare il camaleonte che cambia pelle a seconda delle circostanze. Cerca di evitare, come nel caso dell’armatore campano a cui ti ispiri, che le tue scarpe viaggino separate l’una dall’altra, quella destra che affonda nel losco dell’underground, quella sinistra che passeggia lucida sui tappeti del Grand Hotel.