Francesco Renga dall’attico di Monina a Sanremo (video), i 50 anni dall’addio ad Ambra al dolore per la mamma Iolanda

L'intervista a Francesco Renga dall'attico di Monina a Sanremo per parlare di Aspetto che Torni in gara quest'anno


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Tra i veterani del Festival, Francesco Renga dall’attico di Monina a Sanremo racconta all’amico Michele tra chiacchiere leggere sull’aspetto fisico e confessioni profonde sulla sua vita il contesto in cui ha maturato la volontà di portare all’Ariston un brano come Aspetto che torni.

L’eterno ragazzo Renga è ormai un cinquantenne, anche se nessuno lo direbbe. Lo stesso cantautore ci scherza su, sa di poter contare su un aspetto fisico che non corrisponde affatto alla sua età anagrafica, su pochi capelli bianchi e su un’attitudine al palco che resta quella dell’ex ragazzo dei Timoria. Ma questa partecipazione a Sanremo è in realtà frutto di una canzone molto rappresentativa di un momento di bilancio per l’artista e apre la strada ad un progetto che poco ha a che fare col suo status di sex symbol del pop italiano.

Renga porta in gara una canzone d’amore che ne canta aspetti molto specifici come il dolore l’assenza e la bellezza dell’attesa. Un brano che ha riscritto di suo pugno cambiandone le strofe dopo essersene innamorato al primo ascolto quando gli è stata proposta da Bungaro (Antonio Calò), con cui duetterà nella serata di venerdì.

Questa melodia, quel canto, quella scrittura, quella canzone mi ha subito tirato fuori questo testo e queste parole che forse sedimentavano lì da tanto e non avevano ancora trovato la giusta espressione. In una notte ho riscritto il testo che mi aveva mandato Tony: il ritornello è rimasto pressoché uguale, il resto è la mia storia, quella che volevo raccontare su questo palcoscenico.

Nel clima di amicizia dato dalla conoscenza di lunga data con Monina, Renga spiega perché questo brano corrisponde ad una fotografia della sua vita in questo momento di ritrovata serenità dopo l’addio alla storica compagna Ambra Angiolini e al giro di boa dei cinquant’anni che lo porta a maturare un modo diverso di vivere l’eterno dolore per la mancanza della mamma Iolanda (morta proprio a cinquant’anni quando Renga era adolescente).

Ho sempre usato il Festival per sottolineare e fotografare passaggi clou della mia vita: questo è il racconto dell’uomo che sono – un uomo di cinquant’anni, bello… (ride, nda) – tu sai della dolorosissima separazione con Ambra, abbiamo due ragazzini meravigliosi che ora crescono felici, ho recuperato una tranquillità, una serenità e un senso di adeguatezza e coraggio di sentirmi a posto con me stesso, in modo da poter raccontare in maniera diretta e quasi ingenua, attraverso questa canzone, quello che sono. Ora i miei figli cominciano ad avere l’età che avevo io quando mia madre se ne andò e io ho l’età in cui lei se ne andò, questo ha creato in me una sorta di cortocircuito emotivo/emozionale, ho cominciato a traslare quel dolore sui miei figli e vederlo in modo diverso.

Ma il brano è anche un racconto di quell’aspetto dell’amore che è l’attesa, il fatto di aspettare l’altra persona, di osservarla mentre vive la sua vita e anelare il tempo da passare insieme. Un tipo d’amore adulto, fatto di tempi lunghi e consapevolezza di cosa è la felicità: “Ho capito che è nelle piccolissime cose: negli amici, nei tuoi figli, nell’ascoltare musica, a volte non capiamo che basta allungare una mano per trovarla“.

Dopo Sanremo per Renga ci sarà un nuovo progetto discografico, un album di inediti già pronto e atteso in primavera, che però non ha ancora una data d’uscita.