È morto Giampiero Artegiani, Massimo Ranieri vinse Sanremo con la sua Perdere L’Amore

Negli anni '70 fu il tastierista dei Semiramis, una formazione progressive rock nella quale militava anche Michele Zarrillo


INTERAZIONI: 52

Nella sera di ieri, presso l’ospedale israelitico di Roma, è morto Giampiero Artegiani. Fu l’autore di una canzone che fece la storia del Festival di Sanremo: quella Perdere L’Amore cantata da Massimo Ranieri e vincitrice dell’edizione del 1988. Giampiero Artegiani aveva 63 anni e si è spento per le complicazioni di una malattia che non viene resa nota.

Il direttore di Rai1 Teresa De Santis, durante la conferenza stampa del Festival di Sanremo del 5 febbraio, lo ha ricordato come un “rockettaro” in riferimento ai suoi esordi. Artegiani, infatti, aveva iniziato la sua carriera musicale come chitarrista della band progressive rock dei Semiramis, nella quale militava anche un giovanissimo Michele Zarrillo alla voce. Poco dopo entrò nei Carillon per poi tentare la carriera solista, e si presentò a Sanremo nel 1984 con Acqua alta in piazza San Marco e nel 1986 con E le rondini sfioravano il grano. La sua arte, però, arrivò al massimo della sua espressione con la scrittura di Perdere L’Amore insieme a Marcello Marrocchi, il brano che portò Massimo Ranieri al primo posto del Festival del 1988 e che segnò per sempre il mondo della canzone d’amore italiana.

Rabbia, dolore e rassegnazione, ma soprattutto disperazione, facevano di Perdere L’Amore un grido di sofferenza rimasto ineguagliato, grazie anche alla straordinaria interpretazione di Massimo Ranieri. La firma di Artegiani comparve anche in Comme è ddoce ‘o mare per Peppino di Capri e per A casa di Luca interpretata da Silvia Salemi.

Se è morto Giampiero Artegiani non possiamo dire altrettanto del grande messaggio d’amore e passione che ha lasciato nella musica italiana: il crescendo emozionale presente in Perdere L’Amore fa ancora scuola, e probabilmente la sua lezione sarà ricorda nei secoli e in tutte le edizioni del Festival di Sanremo che verranno come uno dei più grandi esempi di rappresentazione del sentimento che più tormenta l’animo umano.