Hater, leone da commento o rompipalle? Queste sono le FAQ per te!

Dovessi perdere solo un minuto a rispondere a tutte le stronzate sotto i miei articoli non me lo perdonerei nelle prossime 3 vite. Meglio preparare una utile lista di Frequently Asked Questions che possa soddisfare i più, eccola.


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Il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, giunto alla sessantanovesima edizione, è alle porte. E io, nello specifico, redigerò qui le mie pagelle. Fossi votato all’epica più di quanto già non sia avrei dovuto dire “le mie temute pagelle”, ma sottolineare l’ovvio non serve.

Siccome, però, le mie pagelle tendono a creare disagio nei fan dei cantanti le cui esibizioni mi trovo a giudicare, e i fan dei cantanti le cui esibizioni mi trovo a giudicare sono solito sfogare il proprio disagio venendo a rompere il cazzo a me, ecco che ho deciso di snellire parte di questa pratica andando a riprendere un grande classico del web, le FAQ per gli haters, nel caso servisse.
Eccole:

D: Ma ti pagano per scrivere queste cose (suppongo sottointendendo “di merda”)?
R: Sì, mi pagano. Funziona così, in genere, lavori e vieni pagato. Vengono pagati anche i tanti marchettari che si occupano dei miei stessi argomenti, e loro oltre che dai giornali per il quali scrivono, come me, vengono pagati da coloro ai quali fanno marchette, magari non direttamente in soldi, ma in benefits, in ego, in regali, in visibilità, in selfie, in tartine. Ciò che distingue me da loro, nello specifico, si evidenzia nella postura, prona, la loro, eretta la mia, e nel fatto che io, a differenza loro, non devo ricorrere a un collutorio.
D: Ma se non ti piace un artista perché ne parli?
R: Funziona così, in genere, scrivo di musica da critico musicale, non da fan. Dovessi scrivere della musica che mi piace non starei qui, ma su una fanzine che si occupa di hardcore del Minnesota. Quindi scrivo anche di musica di merda, se chi la sforna è rilevante, in assoluto o relativamente.
D: Ma sei invidioso, sei un rosicone?
R: Non ho mai capito tecnicamente cosa significhi rosicone. E onestamente va bene così. Se, come immagino, sia un sinonimo giusto più colorito di invidioso, no, non sono rosicone, e non sono invidioso. No, non faccio il cantante, non ambisco a scoparmi groupies o a finire in una di quelle liste di chi è legato o non legato alla Friends and Partners che girano in questi giorni. Non bastasse, sono un critico musicale, e nel mio settore sono il corrispettivo di una rockstar, quindi no, ribadisco, non sono invidioso, né rosicone.
D: Ti pagano le altre case discografiche per parlare male di certi dischi?
R: Le case discografiche, oggi, non hanno i tradizionali occhi per piangere, figuriamoci se potrebbero mai pagare me per parlare male di qualcun altro. Pagano, semmai, i soliti noti per far loro i complimenti, incuranti del fatto che, a furia di fare sempre e solo marchette a musica demmerda, hanno finito per avere meno credibilità di un comunicato copiaincollato male.
D: Sei un critico e non accetti le critiche?
R: Esatto, sono un critico e, dal momento che non esiste la figura del critico dei critici, tendo ad avere nei confronti delle critiche nei commenti il seguente atteggiamento: me ne sbatto il cazzo. Come direbbe Burioni, studia, fatti riconoscere dalla comunità musicale come una voce autorevole, trova qualcuno che ti pubblica e solo allora, forse, mi interesserà leggerti. Ma è molto difficile.

D: Perché non ti dai all’agricoltura?
R: Vivo in una zona semicentrale di Milano e detesto il concetto di chilometro zero, andare a coltivare qualcosa in campagna mi risulterebbe fuorimano, oltre che disumano.
D: Perché non ti fai una vita tua?
R: Sono sposato con la donna meravigliosa con cui sto da 31 anni, ho quattro figli, tanti amici, un lavoro, un talento spropositato, e anche una quantità di minchia apprezzabile, diciamo che quanto a vita non mi lamento.
D: Ma in pratica, come Sordi (sic) dici: io so’ io e voi nun siete un cazzo?
R: Uomo, tu l’hai detto.