Incorreggibile Facebook, utenti pagati per farsi spiare con tanto di listino dai 13 anni in su

Uno scandalo nuovo di zecca, programma di analisi dati interno che coinvolge anche minorenni

rimborso Facebook

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Facebook non dimostra ancora di aver imparato dai propri errori, come quelli del fin troppo noto scandalo Cambridge Analytica. Un nuovo polverone intorno al social network di Mark Zuckerberg è stato appena sollevato da un’inchiesta del sito TechCrunch. Ci sono davvero pochi dubbi in merito all’ultima accusa: proprio Facebook avrebbe pagato alcuni utenti del social, coscienti del fatto di essere spiati nelle loro abitudini di profilo. L’aspetto ancora più inquietante poi del reportage è che la specifica usanza avrebbe riguardato anche minorenni.

Fino a questo momento (in pratica) Facebook si è sentito libero di ingaggiare un certo numero di utenti per spiarli in ogni loro movimento social. Questi ultimi hanno volontariamente installato sui loro dispositivi una VPN (Virtual Private Network) in grado di analizzare tutti i dati scambiati durante il periodo della sua installazione. Il software sarebbe chiamato internamente “Facebook Research”,  disponibile sia per Android che per iOS e dunque per iPhone (la specifica versione tuttavia sarebbe stata eliminata subito dopo l’inchiesta pubblicata da TechCrunch).

Cosa ricevono  gli utenti che decidono di farsi spiare da Facebook? Una vera e propria retribuzione (mensile?)  che si aggirerebbe intorno ai 20 dollari. Invischiati nella pratica più che scorretta per la privacy dei singoli utenti anche dei minorenni.  Addirittura dei ragazzi di appena 13 anni avrebbero partecipato al programma, ricevendo appunto un contributo per la propria disponibilità.

Facebook dovrà di certo affrontare nuove pesanti accuse per la lesione dei principali diritti di tutela della privacy sulle sue piattaforme. Il programma Facebook Research non può essere di certo etichettato come una semplice modalità di ricerca di mercato di nicchia ma andrà approfondito adeguatamente. Questa volta i risvolti di quanto scoperto da TechCrunch rischiano di essere ancora più gravi dei postumi dello scandalo Cambridge Analytica.