Vita, morte e miracoli (tanti) di La curva dell’angelo di Renato Zero, in versione rimasterizzata a 17 anni dal debutto

La curva dell'angelo di Renato Zero torna a 17 anni dal debutto con una versione rimasterizzata e conferma la grande carica espressiva dell'artista romano.

la curva dell'angelo di renato zero

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Sono passati 17 anni dal debutto di La curva dell’angelo di Renato Zero, ma ancora oggi rimane difficile parlare con distacco di uno degli album più intimi e malinconici dell’artista romano, che ne ha fatto lo scrigno custode di tutto il dolore vissuto fino a qual momento e dal quale si è lasciato attraversare.

Di La curva dell’angelo si è detto tutto e il contrario di tutto, a cominciare dalla caratura dei testi che per molti sono permeati di quella tronfia retorica che i passatisti contestano e che avrebbe apparentemente spaccato un pubblico di pazzi romantici che in queste settimane hanno ricominciato a collezionare album dopo album attraverso la raccolta Mille e uno Zero curata da Sorrisi e Canzoni Tv.

Eppure, nonostante l’artiglieria pesante schierata dall’artista per la sua realizzazione (con nomi di spicco che trasudano arte e musica come quelli di Ennio Morricone, Celso Valli, Goeff Westley e Fio Zanotti), quel che emerge è lo strazio di un artista che no, non ci sta a perdere sua madre, e neanche a perdere se stesso.

Ed è solo così che in La curva dell’angelo la morte diventa ineluttabile ma anche guida di una traccia alla quale aggrapparsi e tenuta a un capo da questa figura mistica alla quale Renato Zero si rivolge, così da superare il dolore con il ricordo e la costante convinzione che chi non c’è più non ci lascia mai davvero, ma vive nelle nostre parole, nei nostri gesti e nella nostra memoria.

L’assenza di valori è il tema del brano che apre l’album, Svegliatevi poeti, con il quale Renato Zero invoca l’importanza della poesia per cercare di dare un senso a un’esistenza che sembra diventata priva di ogni significato se non quello legato alla più vacua superficialità. Ed è qui che il nostro angelo viene preso a ceffoni nonostante la sua volontà di vegliare su di noi.

Il tenore cupo del disco continua in Qualcuno mi ha ucciso, per esplodere nel messaggio di speranza contenuto in Il Maestro, tra le tracce migliori dell’album insieme a La Medicina, con un invito a non arrendersi e vivere la vita al pieno delle proprie possibilità.

È il dramma delle depressione a fare da filo conduttore a La Medicina, quindi Nuda proprietà e Libera, con la quale Renato Zero affronta a muso duro il tema del femminicidio che in quegli anni sembrava ancora lontano dalla tragica routine della nostra società.

Tu vivi solo la domenica, non mi sembri normale è la frase cardine di Fuori Gioco, che lascia poi spazio al tema dell’amore in Innocente, testimone di una relazione impossibile a causa della differenza d’età.

L’ipocrisia torna invece a farsi sentire in Un nemico sincero, spesso ritenuto più valido di un amico farlocco, di quelli dei quali troppo spesso amiamo circondarci per indugiare in comode mezze verità.

Non cancellate il mio mondo raccoglie invece il grido di dolore dell’artista costretto a dire addio alle persone amate, dolore che si ripresenta in Anima Grande dedicata al padre Domenico scomparso 20 anni prima.

L’artista affida il dolore per la sofferenza di sua madre alla memoria dell’amato papà, al quale dedica un brano struggente nel quale concentra tutto quello che avrebbe voluto che Domenico sapesse di lui: “Padre solo poche parole, ma la musica che ascolterai ti somiglia lo sai, è come sei viva e lucente”.

La curva dell’angelo si conclude con Pura luce, prodotta dal Maestro Ennio Morricone, che raccoglie l’essenza della produzione artistica di questo periodo zeriano particolarmente carico di dolore ma anche di invito alla riflessione.