Il 24 dicembre 1988 iniziarono le sessioni di Bleach, il primo album dei Nirvana finanziato da Jason Everman

La band lo inserì nei credits come ringraziamento, ma il secondo chitarrista non suonò mai durante le registrazioni


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Tra stelle di Natale, neve, Santa Claus e leccornie sfornate in tutte le case, un pugno di ragazzi molto giovani si era rintanato per iniziare la prima session del primo album dei Nirvana che la storia ricorderà per sempre come “Bleach“. Era il 24 dicembre 1988 e ai Reciprocal Recording Studios già si consumavano le prime 5 ore di registrazione della storia del grunge. Alla produzione c’era Jack Endino, lo stesso che lavorò con i Soundgarden, i Tad e gli Screaming Trees.

Nella formazione di allora, dei Nirvana facevano parte Kurt CobainKrist Novoselic e Chad Channing alla batteria, ma tre tracce – Floyd the barber, Paper cuts e Downer – erano state registrate con Dale Crover, batterista dei Melvins. Endino programmò 30 ore di registrazione con un preventivo di 606,17 dollari di cui, però, la band non disponeva. Fu in quel momento che entrò in gioco Jason Everman, nome che compare nei credits del primo album dei Nirvana come chitarrista, ma che in realtà non partecipò alle sessioni di registrazione. Everman era rimasto colpito dai tre brani incisi con Crover e decise di finanziare la registrazione.

Dopo aver finanziato le registrazioni del primo album dei Nirvana, nel febbraio 1989 entrò a far parte della band per il tour, ma il suo carattere introverso e insofferente lo porta ad allontanarsi dalla band a pochi mesi dall’uscita di “Bleach”. Ancora, la sua predilezione per il metal è troppo incompatibile con il mood dei Nirvana. Entrerà a far parte dei Soundgarden in sostituzione del bassista Hiro Yamamoto, ma anche con loro l’esperienza durerà poco. “Bleach” è un monumento del grunge: il suono è rozzo, i testi ermetici e taglienti. Il primo album dei Nirvana è l’antinferno di “Nevermind” (1991), il disco che consacrerà la band come manifesto di una generazione senza eroi e che porterà Kurt Cobain sul podio delle rockstar maledette e incomprese.