La recensione di Possibili scenari per pianoforte e voce di Cesare Cremonini, un disco da ascoltare ad occhi chiusi

Ogni traccia contiene i sospiri e gli artifici dell'avorio, per farci scoprire la dimensione più intimista del cantautore bolognese


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Avorio, respiro e parole restano indelebili, quando termina la riproduzione di “Possibili scenari per pianoforte e voce” di Cesare Cremonini, l’album che veste di intimità “Possibili scenari”, disco uscito nel 2017.

Una riedizione, un cambio d’abito che l’ex Lùnapop ha ritenuto necessario per offrire al pubblico un ascolto più attento e acustico, senza batterie, effetti e altri suoni che potrebbero distrarre e alterare la chiave di lettura. “Possibili scenari per pianoforte e voce”, come dice il titolo stesso, è la versione naked dell’omonimo album. I testi e la voce emergono sul piano, senza lasciare spazio ad altri elementi che favorirebbero l’amalgama ma disattenderebbero la ricerca del significato.

L’intento di Cesare Cremonini è, con questo disco, ampiamente raggiunto. Tutto viene ridotto all’essenziale e si scopre un’intensità che fa di questa riedizione un nuovo album, in tutto e per tutto, da divorare in ogni momento della giornata. Soft, quieto e profondo, “Possibili scenari per pianoforte e voce” è l’album che chiude il tour del cantautore bolognese con l’ultima data prevista per il 16 Dicembre al Mediolanum Forum di Assago (Milano).

Le tracce rispettano l’ordine della versione “elettrica” dell’album del 2017. Possibili scenari, in apertura, è riproposta in chiave maggiore. Lontana dallo pop nello stile dei ’90 dell’originale, diventa una ballad romantica e soave. Nella versione di “Possibili scenari per pianoforte e voce” il testo pare cambiare di significato: «Dalle ultime ricerche di mercato si evince che la gioia è ancora tutta da inventare» ora, eseguita solamente per piano e voce, si modella in una disperazione che nell’originale era appena pronunciata, celata. Tutto più lento e poetico, anche parole come «coyotes» e «peyote». Le dinamiche si rincorrono: le mani accarezzano i tasti prima, spingono con forza poi, per sottolineare le liriche.

Kashmir-Kashmir non è più il tributo a Rock the Casbah dei Clash, accompagnato dal videoclip che era una parodia del film Tutti insieme appassionatamente con interessanti sfumature horror. Non c’è quel giro di basso tanto vicino a Around the world dei Daft Punk. Nella versione di “Possibili scenari per pianoforte e voce” è rimasto il ritmo sostenuto, con il piano che suona in levareIl brano diventa, in questa nuova veste, un’allegra marcetta con un timido groove, anche quando il coro grida “Take me to the party!”.

Poetica non ha di certo gli archi, la batteria o il theremin della versione precedente, ma ha la stessa intensità se non una maggiore consapevolezza: è il brano delle lacrime e della presa di coscienza. Nell’edizione di “Possibili scenari per pianoforte e voce” resta quel tremendo pugno allo stomaco. Cesare Cremonini esegue accarezzando dolcemente i tasti e guarda negli occhi chiunque si ritrovi ad ascoltare il brano. «Questa sera sei bellissima. Se lo sei che non è finita, abbracciami». Una storia d’amore che volge al termine, ma che può ancora salvarsi. «Anche se penserai che non è poetica, questa vita ci ha sorriso. Lo sai». Cogliere il buono, le sfumature, anche quando tutto è in bianco e nero.

Se Un uomo nuovo si vestiva di brit-pop – con uno sguardo al Battiato degli anni ’80 – con un rullante sempre in battere e inserti synth dal sapore vagamente indie, la sua versione di “Possibili scenari per pianoforte e voce” diventa una lettera a cuore aperto. Lenta, totalmente riadattata alla facciata forse più intimista di Cesare Cremonini. Anche in questa traccia il testo è reso più malinconico dall’essenzialità dell’esecuzione al piano: «Un indovino mi ha detto che l’ultimo giorno dell’anno incontrerai un uomo nuovo, sarai tra le braccia di un altro. Ma tu credi davvero che per volare basti un grande salto?», parole che nella versione originale sottostavano al sound elettropop e ai 4/4 ben scanditi, ma che ora si posano ruvide e stanche. Rassegnazione, riscatto, Un uomo nuovo raccoglie le ultime parole dette alla fine di una relazione.

Nessuno vuole essere Robin, un flusso di coscienza che veniva evidenziato anche nel tormentato pianosequenza del videoclip. La riflessione sulla tendenza dell’essere umano di essere roccia e diamante, nella versione di “Possibili scenari per pianoforte e voce” diventa una timida e dolce confessione. Un cane che si frappone nella dedica che un uomo innamorato rivolge alla sua musa, anche lei abitante in quel mondo dove tutti vogliono fare gli eroi, ma «nessuno vuole essere Robin». Eseguita al piano con il solo apporto della voce diventa quell’istante di silenzio doveroso, necessario al timido per non rovinare il pretesto di recarsi dalla vicina e chiederle il sale o accarezzare il suo cane, mentre è lì solamente per guardarla.

Silent hill, un deliberato omaggio alla musica psichedelica nello space-rock nell’intro per poi diventare un riferimento a Tomorrow never knows dei Beatles, ma in “Possibili scenari per pianoforte e voce” diventa quasi una ninna nanna. Cesare Cremonini affronta i fantasmi del passato e ricorda che divoreranno sempre chi non vuole mettersi in discussione, per cui «non puoi scappare, i tuoi fantasmi cercano te». Lo ribadisce con dolcezza, Cremonini, perché in questa versione i toni cambiano: se nella prima veste poteva sembrare un rimprovero, in quella nuova diventa un consiglio, una pacca sulla spalla.

Una pacca sulla spalla che arriva in ogni secondo riprodotto di “Possibili scenari per pianoforte e voce”. Il cielo era sereno, forse una delle migliori riflessioni sul concetto di felicità, diventa struggente nella nuova versione, che maggiormente mette in evidenza il significato contenuto nei versi. «Ritrovare la felicità» è meno difficile di «dividere un atomo», perché se il cielo era sereno un giorno può ritornare tale, con più forza e consapevolezza.

La isla, la componente esotica dell’album del 2017 e l’illusione di un’estate che lascia a bocca e cuore asciutti, era forse il brano meno intenso. In “Possibili scenari per pianoforte e voce” Cesare Cremonini la rivaluta e converte, fino a farla diventare una canzone triste. Meno da spiaggia, più da stanza in notturna con tutte le finestre aperte verso un mare che fa rumore e soffoca la malinconia.

Per Al tuo matrimonio Cremonini ripropone una marcia nuziale quasi inquietante, ma che anticipa un disperato grido d’amore – «Sposami!» – in una preghiera rivolta alla donna che ama, ma che sta convolando a nozze con un altro. In questa versione al piano, la fermezza dell’originale si sostituisce con un pensiero più ispirato, riflessivo. L’avorio convola a nozze con l’amore, il tema preferito di Cremonini, e diventa una poesia.

Quando parliamo de La macchina del tempo andiamo tutti un po’ in difficoltà, perché la scelta dell’ultima traccia non è mai una banalità riempitiva della tracklist. Cesare Cremonini lo aveva già dimostrato nella versione del 2017, nella quale aveva riversato tutta la sua profondità di cantautore e di divoratore di suoni: lo strumentale sul finale, la scelta di rendere protagonisti piano e voce per rendere tutto più sognante tornano a regalare emozioni in “Possibili scenari per pianoforte e voce”. L’ascoltatore viene qui salutato con gentilezza e passione, dalla prima all’ultima nota, prima che l’ultimo suono passi «come il volo di una rondine». Poi il silenzio, quel vuoto che rimane negli ultimi 10 secondi del brano, come se in quel momento Cremonini si voltasse verso il pubblico per guardare tutti negli occhi un’ultima volta.

Non è certo un caso se lo stesso cantautore ha affermato che “Possibili scenari per pianoforte e voce” è stato registrato «con gli occhi chiusi e senza sovrastrutture». Cremonini sospira tra un brano e l’altro, tra un verso e l’altro, e pare quasi di vederlo. Riapre gli occhi alla fine, dopo l’ultima nota dell’ultima traccia, esattamente quando li riapriamo anche noi.