Obsolescenza programmata degli aggiornamenti: Samsung replica così

Dopo la condanna dell'AGCOM per obsolescenza programmata, Samsung risponde così alle accuse


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Risale a ieri la notizia della condanna inflitta dall’AGCOM a Samsung e Apple per l’esercitazione dell’obsolescenza programmata (una pratica commerciale scorretta che si basa sulla somministrazione di specifici aggiornamenti volti a rallentare appositamente il dispositivo per indurre il cliente ad acquistarne uno nuovo, magari anche più costoso). Le multe cui dovranno fare le due aziende sono rispettivamente di 5 e 10 milioni di euro.

In particolare, al colosso di Seul è stato sindacato l’aggiornamento ad Android MarshMallow del Note 4, risalente a maggio 2016, mentre al produttore californiano quello predisposto per iPhone 6, 6 Plus, 6S e 6S Plus a settembre dello stesso anno (cui si aggiunge, a danno di quest’ultima, il non aver fornito le giuste informazioni circa la vita media ed il grado di deteriorabilità delle batterie che equipaggiano i melafonini, che hanno poi generato il caso del batterygate che tutti conosciamo, o di cui abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita).

Se da un lato Apple si è vista costretta ad ammettere di aver effettivamente esercitato l’obsolescenza programmata, rallentando di proposito alcuni dei suoi prodotti con lo scopo di prolungarne l’autonomia (nulla a che vedere con l’accusa rivoltagli circa l’intenzione di ricorrere alla pratica con l’obiettivo di indurre i clienti a cambiare smartphone), la replica di Samsung è parsa di tutt’altra pasta. L’azienda sudcoreana ha infatti ribadito di non predisporre i propri aggiornamenti per falciare le prestazioni dei dispositivi, e si è anche detta disponibile a collaborare affinché le indagini dell’AGCOM facciano il loro corso, così da chiarire una volta per tutte la spiacevole situazione venutasi a creare.

Un caso davvero spinoso quello dell’obsolescenza programmata di cui sono state accusate Samsung ed Apple, e che immaginiamo farà discutere ancora a lungo, sperando alla fine di poter arrivare alla verità, in modo tale da preservare i consumatori da eventuali pratiche scorrette, di cui troppo spesso sentiamo parlare.