Il primo episodio de La verità sul caso Harry Quebert con Patrick Dempsey è fedele al romanzo e anche migliore (video)

Il primo episodio de La verità sul caso Harry Quebert con Patrick Dempsey è decisamente promettente per fedeltà al romanzo e qualità della sceneggiatura


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Il primo episodio de La verità sul caso Harry Quebert con Patrick Dempsey e Ben Schnetzer, diretta da Jean-Jacques Annaud, è un assaggio convincente e promettente.

La primissima impressione di fronte all’episodio pilota è che la miniserie sia molto fedele al libro, l’omonimo best seller di Joel Dicker del 2012, nella ricostruzione della trama e in particolare del complesso intreccio che si snoda su due livelli temporali diversi, a distanza di trent’anni l’uno dall’altro.

L’incipit del primo episodio de La verità sul caso Harry Quebert è forse l’unica differenza sostanziale rispetto al libro, visto che il romanzo parte dal blocco dello scrittore che colpisce il co-protagonista e narratore Marcus Goldman (Ben Schnetzer), alle prese con una crisi creativa che gli impedisce di mettere in cantiere il suo secondo libro dopo l’enorme ed inatteso successo editoriale del primo riscosso a soli 26 anni. Crisi che lo spinge a rivolgersi al suo ex professore universitario di lettere, il celebre scrittore Harry Quebert autore del capolavoro “Le origini del male” con cui ha intrecciato una solida amicizia negli anni fino ad andare spesso a trovarlo nella sua casa nel Maine.

La prima scena della serie, invece, proietta direttamente lo spettatore nell’estate del 1975, quando la nascente storia d’amore tra l’allora trentacinquenne scrittore in ascesa Harry Quebert e la quindicenne di provincia Nola Kellergan avrebbe innescato una serie di eventi tali da portare alla scomparsa della ragazza. La scena che apre il primo episodio de La verità sul caso Harry Quebert è proprio il primo incontro tra i due, sulla spiaggia di Goose Cove sotto la pioggia, un colpo di fulmine che rispecchia fedelmente il racconto della storia d’amore proibita scritto da Dicker.

L’altra notevole differenza col romanzo che si scorge sin dal principio è l’ambientazione, visto che siamo sempre nel Maine, ma non ad Aurora: la serie è ambientata nell’immaginaria cittadina di provincia di Sommerdale, in cui agiscono tutti i personaggi del romanzo, con Goldman che lascia New York per stabilirsi lì, nella casa del suo mentore e amico, quando decide di aiutarlo a scagionarsi dall’accusa di aver ucciso Nola Kellergan.

Anche l’evento scatenante che avvia il racconto dei fatti nel presente, il ritrovamento del cadavere della ragazza nel giardino della casa di Quebert durante gli scavi per piantare delle ortensie, è perfettamente fedele al libro, così come le prime conseguenze che ne scaturiscono, dall’arresto con relativa gogna mediatica per Quebert all’ammissione della relazione con la ragazza, fino ai dubbi di Goldman sull’innocenza del suo professore.

Un merito di questo primo episodio è stato certamente il fatto di aver introdotto direttamente lo spettatore nella trama principale della della storia, il caso di omicidio di cui viene accusato Quebert e che finirà per coinvolgere anche il suo allievo nelle indagini in una spasmodica ricerca della verità, riducendo per esigenze drammaturgiche ma in modo efficace la prolissità del romanzo. Alcuni dei personaggi principali della storia, da Jenny Quinn a Travis Scott che ricorreranno nella trama fino alla fine, vengono introdotti già dal primo episodio, come tutte le ambientazioni principali del racconto: la casa sull’oceano di Goose Cove, teatro dell’amore clandestino tra il 35enne Quebert e la minorenne Nola, la tavola calda principale punto di aggregazione della città, la prigione in cui l’indagato trascorrerà la prima parte del romanzo.

L’adattamento funziona perché sceneggiato con cura dei dettagli e perfino con una scrittura più moderna e interessante rispetto al romanzo, che per quanto sia avvincente per intreccio e personaggi ha una prosa molto didascalica e a tratti noiosa. Il primo episodio conferisce al protagonista e narratore anche una vena di simpatia che nel romanzo non viene fuori.

Il cast risulta convincente, più nella scelta dell’interprete di Goldman che in quella di Dempsey per rivestire i panni di Quebert, troppo adulto per sembrare un 35enne nella trama ambientata nel passato e troppo giovane per sembrare un ultrasessantenne nel presente, anche se su di lui è stato fatto un buon lavoro con costumi e make up per renderlo credibile. Di sicuro, però, per l’ex McDreamy di Grey’s Anatomy questa è un’eccezionale opportunità, la prima grande prova drammatica della sua carriera dopo un decennio trascorso col camice in corsia: il personaggio di Quebert è ambiguo, i dubbi sulla sua presunta colpevolezza finiranno per insinuarsi più volte nello spettatore, che ne conoscerà le poche virtù, le tante debolezze e qualche scheletro nell’armadio davvero sorprendente. Kristine Froseth, infine, è perfettamente calata sin dal principio nel ruolo da lolita di Nola.

La serie è attualmente in onda nel Regno Unito su Sky Witness, ma non ha ancora una programmazione italiana. Ecco il primo episodio.