Il coraggio di Lorenzo Fragola nella discografia odierna e la necessità di riprendere in mano la propria vita, un insegnamento per tanti (video)

Lorenzo Fragola al Tempo delle Donne si racconta in un'intervista sincera e analizza il suo percorso artistico.

Lorenzo Fragola al Tempo delle donne

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Il coraggio di Lorenzo Fragola lascia ben sperare. All’autodistruzione della discografia contemporanea c’è una cura ed è da ricercare negli artisti, nella musica, nella qualità.

Lorenzo Fragola si è presentato alle audizioni di X Factor accompagnato solo dalla sua chitarra, con la quale ha varcato la porta d’ingresso di un mondo per molti senza ritorno. Lorenzo Fragola ha invece dimostrato che quel mondo un ritorno ce l’ha.

Demonizzare i talent show e il mondo TV non sarebbe giusto, tuttavia va mossa qualche critica nei confronti dell’utilizzo del canale televisivo da parte dei professionisti della musica il cui metodo di lavoro è drasticamente cambiato, soprattutto negli ultimi anni.

“Quando ho iniziato sicuramente non conoscevo tutto questo. C’era la mia passione per la musica e quella era l’unica cosa che conoscevo“, racconta Lorenzo Fragola che con gli anni e con l’esperienza ha imparato ad osservare in modo critico un mondo molto vasto che non si limita alla musica ma coinvolge i più vari canali di comunicazione, televisione inclusa.

Lorenzo Fragola racconta senza timori le difficoltà incontrare lungo il suo breve ma intenso percorso che lo ha portato – tra le altre cose – ben due volte al Festival di Sanremo, in gara nella categoria dei Campioni. La difficoltà principale riscontrata dall’artista è stata quella di comprendere ed accettare regole non scritte di questo settore, regole che in parte ancora oggi fa fatica a capire.

Con occhio critico nei confronti dell’intero settore discografico e della sua stessa carriera, Lorenzo Fragola parla di distacco, di musica, di Festival di Sanremo ai quali forse non avrebbe dovuto partecipare, di scelte effettuate da altri che non avrebbe dovuto accettare. Parla di soldi e di guadagni dell’industria discografica in un mondo in cui l’artista è colui che queste cose tradizionalmente non le vede o non le vuole vedere.

Racconta la verità, in modo schietto e sincero, racconta il cambio di rotta e la necessità di riprendere in mano le redini della propria vita e della propria carriera, prima che sia troppo tardi. Lo fa con concretezza estrema, non con l’ennesima favola del cantante che crede nei sogni ma che poi, di fatto, resta fermo ad aspettare il segno del destino o l’illuminazione divina: Lorenzo Fragola si è fermato, ha interrotto tutto, forse ha parzialmente sprecato un album rifiutando il tour successivo ma è riuscito ad interrompere quel “tritatalenti” che a molti non lascia via di fuga, che succhia ogni energia vitale nel pieno del successo e che ti sputa fuori quando ormai sei stremato sul piano fisico, psicologico ed artistico.

Nella vita bisogna imparare a dire NO. Lorenzo Fragola oggi lo sa dire.

L’artista vive per definizione della sua arte ma ha bisogno anche di un ritorno economico che gli consenta la propria sussistenza a livello pratico. Il ritorno economico è richiesto anche da altri personaggi che si muovono nell’industria discografica, in primis le etichette. Da parte di Lorenzo Fragola non c’è mai la condanna nei confronti del guadagno quanto piuttosto la volontà di raggiungerlo con coerenza e spirito critico affinché il soldo sia la ricompensa monetaria ad un percorso musicale vero, che rispecchi in pieno l’artista.

Fragola parla di mercificazione ma non la ritiene di per sé sbagliata, al contrario spiega brutalmente che “non si può campare d’aria sia lato artista che lato etichetta”. Rilasciare un album comporta una spesa importante e tutte le parti coinvolte hanno necessità di un ritorno economico.

Nel corso degli anni, però, abbiamo assistito ad un cambiamento drastico delle priorità: la musica, che dovrebbe occupare il primo posto, è stata surclassata da altre logiche che hanno determinato e determinano costantemente il fallimento dell’industria musicale.

“La televisione tende a creare personaggi non artisti. Una volta era un compito delle etichette, dei discografici, dei produttori, adesso questo c’è molto meno. Guardando indietro ho una visione diversa del mondo e della musica e mi sembra tutto lontano, mi sembra un’altra vita”.

Fragola non si pente di nulla ma guardando indietro forse non era così felice come poteva apparire sui media: “Tutto quello che ho fatto mi è servito ad orientarmi e ad avere un occhio critico, con la voglia di fare quello che mi rappresenta”.

Ho sempre voluto lavorare ed imparare, la cosa che più mi è mancata è stata la possibilità di farlo, ero un mestierante” e spende anche qualche parola su dinamiche specifiche, sull’assegnazione asettica di canzoni esterne da presentare in pochi giorni, sulla partecipazione automatica al Festival di Sanremo post talent show, sulla necessità di scrivere un brano in italiano in poche ore.

Sull’intera situazione passata e sul coraggio del cambiamento estremo dice: “Non era una cosa che mi faceva crescere e quando ho capito che non avrei avuto la possibilità di crescere me la sono presa, anche rinunciando a molte cose”.

“Non raccontarti bugie!” è ciò che ripeterebbe al Lorenzo di qualche anno fa, una tendenza che accomuna molti ex talent.

“Ti racconti una storia non vera, ti autoconvinci di cose che non esistono col rischio di perderti e di doverti poi riconquistare. Finché sei legato al pubblico della TV è un conto, perché è abituato al personaggio, alla storia, al contesto, poi devi fare il salto e devi iniziare a raccontarti quello che sei veramente”.