I problemi Iliad approdano in Senato: offerte di lavoro e ancora Simbox sotto osservazione

Davvero tuti contro Iliad, ora pure sui prossimi annunci di lavoro per gli italiani

problemi Iliad Italia

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Sembra che i problemi Iliad “burocratici” continuino a tenere banco. Da più parti della politica sono stati portati a galla dei dubbi sulla procedura di attivazione delle schede telefoniche attraverso le ormai note Simbox ma ora alle prime critiche, si aggiunge anche un focus sulle offerte di lavoro del brand. I responsabili del mondo politico dovrebbero puntare i riflettori, almeno secondo quando dichiarato da Maurizio Gasparri depositario dell’ultima interrogazione in Senato in materia, anche sui prossimi annunci di collaborazione.

Su cosa si è focalizzato l’esponente di Forza Italia? Gasparri ha indirizzato due quesiti, rispettivamente al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e a quello dell’Interno. Partendo da quello indirizzato al primo vice-presidente del consiglio Lugi Di Maio, si fa notare coma l’AD di Iliad Benedetto Levi abbia affermato recentemente che per il vettore lavorano circa 200 persone ma che nei prossimi anni  le risorse interne potrebbero addirittura arrivare a quota 1000. Visto che per questi ultimi si è parlato esplicitamente di contratti a progetto e non a lungo termine, come ha intenzione di muoversi il Governo per verificare contratti a condizioni vantaggiose e non limitanti per i dipendenti?

Oltre che focalizzarsi sulle prossime offerte di lavoro dell’operatore, Gasparri ritorna poi sui problemi Iliad oramai endemici relativi alla Simbox e alla loro non ottemperanza della legge Pisanu in materia di misure anti-terrorismo. Anche l’esponente di Forza Italia, questa volta rivolto a Matteo Salvini, ha voluto sottolineare come la mancata autenticazione immediata del nuovo clienti con i suoi documenti potrebbe costituire un pericolo per la sicurezza nazionale. Ancora una volta, in effetti, è messo al bando il sistema che procede alla verifica dell’utenza con messaggio videoregistrato e anche se la modalità è da anni utilizzata in Francia, i politici italiani sono più che compatti nel voler optare per il suo blocco entro i confini. Sulla questione è in corso un’indagine della Polizia postale che ben presto darà i suoi esiti.