Il Samsung Galaxy Note 9 potrebbe corrispondere all’ultimo esemplare della serie Note, molto probabilmente destinata a scomparire. Molto dipenderà proprio dalle vendite che riuscirà ad inanellare il prodotto in presentazione il 9 agosto: se la domanda dovesse rivelarsi clamorosamente bassa, e quindi di molto inferiore alle previsioni, che si aggirano intorno ai 12 milioni di unità, l’azienda asiatica potrebbe anche decidere di sospendere la serie a tempo indeterminato, e di unificarla a quella dei Galaxy S.
Un risvolto fino a qualche anno fa davvero impensabile, ed a cui l’OEM sarebbe stato spinto per tre motivi: la saturazione del mercato in campo di smartphone, l’esigenza di riduzione dei costi di produzione e la volontà di spingere forte su un’altra linea, quella dei dispositivi flessibili. Il fatto che le due serie potrebbero unificarsi non significa necessariamente che i prossimi esponenti Galaxy S monteranno la SPen, la cui implementazione implica costi considerevoli, soprattutto per via dei pannelli Wacom. D’altro canto, però, è pur vero che da qualche tempo a questa parte i due top di gamma delle serie S e Note sembravano quasi coincidere (sia lato hardware che software, a differenza di quanto accadesse in passato), eccezion fatta per la presenza del pennino nel caso della seconda.
Il contraccolpo più forte subito dalla gamma phablet del colosso asiatico si è avvertito fin dai tempi dello sfortunato Note 7, quando purtroppo il produttore si vide costretto a ritirare la serie dal mercato per quell’eccesso di surriscaldamento che, nei casi peggiori (nemmeno troppo infrequenti) avevano dato luogo ad episodi di esplosione, facendo predisporre il ban del dispositivo da aeroporti e luoghi pubblici ad alto affollamento (principalmente sui mezzi di trasporto). Non ci resta che vedere che tipo di impatto riuscirà a generare il Samsung Galaxy Note 9: fino ad allora nulla verrà deciso a priori.