Il biotestamento è legge dello Stato. La Repubblica Italiana riconosce ai suoi cittadini il diritto di suicidarsi. La stessa Repubblica che nella Costituzione proclama la salute personale e collettiva come un diritto primato. E’ una giornata triste quella nella quale il biotestamento è stato approvato. E sono davvero molto tristi gli applausi che una parte dell’aula parlamentare ha dedicato all’approvazione del provvedimento (leggi di più).
La Repubblica Italiana abbandona malati e famiglie al proprio atroce destino. Con l’inganno della libertà di scelta si suggerisce, ope legis, la strada del suicidio di Stato a chi versi in condizioni gravissime. La vera libertà è quella di garantire assistenza adeguata ai malati e sostegno continuo alle famiglie. Quella legge avrebbe dovuto approvare il Parlamento non il biotestamento.
Aprire ad un malato gravissimo, ma vivo, la porta del suicidio è la morte del diritto e della civiltà. E’ la morte della dignità umana che va tutelata in ogni istante. E’ la morte della ricerca scientifica sulle malattie. Perché ostinarsi nella ricerca di mali incurabili se lo Stato permette ai malati di suicidarsi? Ancora una volta la Politica lascia soli malati e famiglie con il loro dramma, con l’infame bugia della libertà. Ma quale libertà può esserci nel “suicidare” una persona? Quale medico che abbia fatto il Giuramento d’Ippocrate può accondiscendere ad una simile richiesta ? E quale servizio sanitario nazionale e/o regionale continuerà a pagare per mantenere in vita un paziente che abbia manifestato – in linea teorica ed in un momento ben diverso della sua vita – il desiderio di farla finita?
Il biotestamento apre le porte non solo all’eutanasia, ma anche alla selezione genetica. Se ad un malato terminale è concesso di suicidarsi con l’aiuto dello Stato, perché analoga libertà non dovrebbe esser concessa a chi è disabile e/o handicappato. La morte dell’umanità, la fine del diritto: questo è il biotestamento, altro che libertà.