Attori di Gomorra 3 contro le accuse alla serie, Marco D’Amore: “Mi sono rotto, non guardatela” (video)

Le repliche degli attori di Gomorra 3 alle accuse di irresponsabilità alla serie, duro il commento di Marco D'Amore: "Mi sono rotto, da cinque anni le stesse polemiche"


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Ogni nuova stagione della serie porta con sé la riapertura di questo dibattito, ma per gli attori di Gomorra 3 ormai si tratta di polemiche stantie: la responsabilità di rappresentare un esempio negativo, soprattutto per le giovani generazioni che dei personaggi di Gomorra possono facilmente subire la fascinazione, il cast della serie proprio non la vuole.

Se Roberto Saviano continua a ribadire che raccontare il cancro della camorra, anche attraverso una finzione avvincente che appassioni lo spettatore come in Gomorra, vuol dire illuminare il problema e non diffamare un territorio o peggio mitizzare il crimine organizzato, anche il cast non è da meno quando si tratta di respingere al mittente accuse di scarso senso di responsabilità nella messa in scena del soggetto ispirato all’omonimo best seller dello scrittore partenopeo.

Questioni riproposte ciclicamente ad ogni inizio di stagione, alimentate dagli scontri intercorsi negli ultimi anni tra Saviano e alcuni sindaci e presidenti di municipalità (De Magistris in primis). Ma dopo tre stagioni e una quarta già in fase di scrittura, al cast pare che la misura sia colma.

Sia in conferenza stampa che a margine ai microfoni dei giornalisti, gli attori di Gomorra 3 hanno ribadito di non reputare affatto la loro opera drammaturgica un cattivo esempio per i giovani né di ritenere la serie colpevole di suscitare un sentimento di attrazione nei confronti della vita criminale. Gomorra non umanizza il male, piuttosto ne mostra la ferocia gratuita e il tratto dominante e ineluttabile: la morte o la privazione della libertà come unici epiloghi possibili.

Il più duro in questo senso è stato Marco D’Amore: per l’interprete di Ciro L’Immortale l’arte non deve necessariamente avere una funzione didattica, mentre la società dovrebbe riflettere su quanti cattivi esempi circolino anche in ambienti bel diversi dalla finzione televisiva e dalla messa in scena di un racconto della malavita organizzata.

E ancora, in conferenza stampa, D’Amore ha rimandato al mittente le accuse di ignorare le responsabilità che un prodotto del genere può avere nell’influenzare gli spettatori più suscettibili, citando uno svarione della: “La responsabilità è anche di chi scrive, amministra, insegna nelle scuole parla in pubblico: ci sono esempi negativi nella realtà di questo paese che dovrebbero far discutere molto più della finzione che noi mettiamo in scena“.

A dargli manforte, il collega Salvatore Esposito, che sottolinea l’insofferenza nei confronti di polemiche che si protraggono dall’inizio dell’avventura di Gomorra e che in altri Paesi non esisterebbero. E rilanciando l’accusa ai mittenti: “Come Gomorra viene accusata di raccontare solo uno spaccato della realtà, anche l’informazione lo fa: credo che questo non faccia bene a nessuno“.