It, l’horror tratto da Stephen King è già un trionfo al botteghino

Il film di Andy Muschietti registra un esordio da record anche in italia. Merito della forza iconica del romanzo. E del regista: che gratifica gli adulti puntando sull’effetto nostalgia; e agli adolescenti consegna un racconto di formazione calibrato sulle loro paure.

It, l’horror tratto da King è un trionfo al botteghino

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Pennywise, il clown malvagio che fa strage di bambini creato da Stephen King in It è ormai un punto fermo della cultura di massa americana e non solo. Infatti, la nuova versione cinematografica del romanzo diretta da Andy Muschietti, a quasi trent’anni dalla miniserie tv con Tim Curry, ha ottenuto un consenso planetario, 320 milioni al box office statunitense e un trionfo al botteghino anche in Italia, con un primo weekend da sei milioni e mezzo.

Merito della forza iconica di It e dello stesso Stephen King, ma anche del regista, che ha affrontato la trasposizione cinematografica con un occhio ben attento alla versione televisiva – di cui ripete l’incipit –, così da dispiegare un horror che asseconda la voglia di nostalgia degli adulti ex ragazzi degli anni Ottanta/Novanta, che ritrovano tutto l’immaginario della loro gioventù, confezionando allo stesso tempo un racconto orrifico, non veramente terrorizzante, calibrato su un pubblico di adolescenti nutrito da serie televisive come Stranger Things, di cui infatti ricorre uno dei protagonisti (Finn Wolfhard).

It, contrariamente agli horror più originali di quest’ultima stagione, The Witch, It follows, Get Out, rispolvera tutta la grammatica della paura vecchio stile, fatta di rumori sinistri, boati improvvisi, inquadrature sbilenche, case diroccate, discese in cantina, topi e ragnatele, il tutto confezionato in una dimensione fiabesca che – ecco la nostalgia – deve qualcosa allo Spielberg di E.T., Poltergeist (il clown che fa capolino dalla tv) e soprattutto ai Goonies e Stand by Me, magnifico ritratto dell’adolescenza anch’esso derivato da un racconto di King.

Proprio attraverso il filtro di Stand by Me, It trova le cadenze da racconto di formazione, calibrato sulle aspettative del pubblico degli adolescenti di oggi, che non fa leva tanto sulla sfera dell’angoscia e dell’inconscio – come voleva il romanzo – ma su paure manifeste, orrori eclatanti che, in quanto tali, sono decisamente meno inquietanti. Certo, il ritratto del piccolo mondo di provincia è sconfortante, pieno di genitori pazzi, maniaci o depressi, in cui anche la generazione dei fratelli maggiori è composta da bulli aguzzini. Ma resta la forza del gruppo dei perdenti, ragazzini che nel cemento della loro unione trovano la spinta per sfidare il clown (interpretato da Bill Skarsgård) e, attraverso di lui, affrontare la linea d’ombra che li conduce verso la maturità e il superamento dei propri timori reconditi.

L’It di Andy Muschietti esibisce una confezione calibrata, che tradisce la sottigliezza del romanzo di partenza, offrendo però al pubblico soprattutto giovanile un racconto tonificante e semplificato, con malvagi univocamente tali (clown e adulti) e riti di passaggio eclatanti – il bagno nel lago, il giuramento, la scoperta pudica dell’altro sesso. Un film che difetta dell’ambiguità che avrebbe meritato una storia che parla di pubertà, paura, inconscio, ma indubbiamente appassionante ed efficacissimo. Adesso l’appuntamento è rinviato al preannunciato It: Chapter 2, che svilupperà la seconda parte del romanzo, quando, ventisette anni dopo come da leggenda, lo stesso gruppo ormai cresciuto affronterà il ritorno di Pennywise.