Il finale di Twin Peaks 3 è il perfetto addio per la serie tv? Cala il sipario tra dubbi e mistero

Cala il sipario sulla serie tv di David Lynch: il finale di Twin Peaks 3 avrà soddisfatto i fan che hanno atteso ben 25 anni? La nostra recensione.


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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul finale della terza stagione di Twin Peaks.

Il finale di Twin Peaks 3 avrà soddisfatto i fan della serie tv? In altre parole, ne è valsa la pena aspettare venticinque anni per avere delle risposte? Gli ultimi due episodi della terza stagione (se non dell’intero show) ci hanno riportato a Twin Peaks, al pilot e ai restanti momenti di vita di Laura Palmer, dove tutto è iniziato e dove ogni cosa si sarebbe conclusa. O quasi.

Come avevamo detto all’inizio di questo revival, Twin Peaks è un viaggio che non va compreso, ma vissuto. Chi famigliarizza con la poetica lynchiana sa che deve prepararsi a immergersi in un mondo disturbante, angosciante e folle, come la mente umana. Ecco quindi che il finale di Twin Peaks 3 diventa il regalo d’addio di Lynch ai suoi fan, che aveva già salutato con l’ultimo film undici anni fa, quell’eclettico e angosciante capolavoro Inland Empire – L’impero della mente. Se aspettavamo tutte le risposte alle domande sollevate nel corso di questi 18 episodi, siamo sulla strada sbagliata.

La prima ora si svolge prevalentemente all’interno dell’ufficio dello sceriffo Truman. ‘Diane Evans’ lo aveva detto a Gordon Cole di essere là. Dale Cooper, una volta tornato in sé, si dirige proprio in quel posto. Ma non è il solo. Quando Evil Coop incontra Truman, Andy si rende subito conto che c’è qualcosa che non va perché il vero Dale Cooper non avrebbe mai rifiutato una tazza di caffè. Anche la donna asiatica con gli occhi cuciti, ritrovata nuda nella foresta qualche episodio fa, inizia ad agitarsi come se cercasse di comunicare qualcosa. C’è un po’ di delusione nel vedere che lo scontro tra i due doppelganger in realtà non avviene perché a salvare la situazione ci pensa Freddie, il ragazzo con il guanto verde, che sconfigge BOB. Ogni cosa sembra tornare al suo posto: la donna asiatica svela le sue fattezze, è lei la vera Diane Evans, la segretaria di Cooper.

Affinché il cerchio si chiuda, c’è bisogno di un’operazione rewind: bisogna tornare indietro e salvare Laura Palmer perché “il passato determina il futuro”, proprio come nell’ormai storico ritornello:

Nell’oscurità di un futuro passato
il mago desidera vedere.
Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l’altro.
Fuoco, cammina con me.

Fuoco ed elettricità sono due degli elementi ricorrenti di queste ultime due folli ore di Twin Peaks. Salvando Laura e riportandola a casa, ogni cosa viene stravolta. “È il passato o il futuro?”, direbbe MIKE. C’è un senso di inquietudine quando Dale Cooper esce dalla Loggia Nera e incontra Diane e la seconda ora del finale ci catapulta in una sorta di movie on the road. Ricordate quando nella prèmiere della terza stagione il Gigante disse a Cooper: “430. Richard e Linda. Due piccioni con una fava”?

430 herz è la frequenza sentita in diverse scene del revival e l’elettricità è una componente importante perché, come sappiamo, permette il passaggio tra la nostra dimensione e quella della Loggia Nera; dopo aver passato la notte insieme, quando Diane saluta Dale, lo chiama ‘Richard’, quindi lei è Linda? Laura Palmer è viva, ma il suo nome è Carrie Page.

Gli ultimi minuti del finale sono cruciali e potrebbero introdurre un nuovo mistero, qualora David Lynch decidesse di continuare la storia di Twin Peaks. Alla ricerca di Laura Palmer, Dale Cooper conduce Carrie Page in un viaggio notturno on the road solo per scoprire che, allo stesso indirizzo in cui dovrebbe abitare la donna, risponde una signora che dice di aver acquistato la casa da una certa Mrs. Chalfont, a sua volta venduta da Alice Tremond. Se i due nomi vi sono familiari, vi rinfreschiamo la memoria: entrambi si riferiscono alla stessa persona che nel prequel della serie vendette il quadro a Laura Palmer e profetizzò la sua morte. Proprio mentre l’agente dell’FBI e Carrie si stanno allontanando dall’abitazione, i due si rendono conto che c’è qualcosa di sbagliato: non è da Cooper avere dubbi sull’anno in cui si trovano, e Dale trova conferma quando la donna inizia ad urlare mentre nella casa una voce sinistra la chiama “Laura”.

A quanto pare i due sono intrappolati in un nuovo mondo, ma ciò non è abbastanza. Il finale di Twin Peaks 3 lascia i fan con dubbi, incertezze e un nuovo mistero da svelare, lasciando intendere che la battaglia tra Bene e Male continuerà ad esistere in eterno. Se la serie dovesse finire così, resteremo con l’amaro in bocca, ma si sa, l’estetica di David Lynch è così: voleva condurci attraverso un lungo viaggio nei meandri della mente (come aveva fatto Inland Empire), a cavallo tra sogno e realtà (come in Mulholland Drive) senza riuscire a distinguere le due cose. Eppure molte cose sono rimaste in sospeso: Audrey Horne si è risvegliata dal coma e ora è in un istituto psichiatrico? BOB è stato davvero sconfitto? Ci sono altre forze che governano Twin Peaks? In ogni caso, non lo sapremo mai. Per citare Monica Bellucci nell’episodio 14 del revival: “Siamo sognatori. Ma chi è il sognatore?”