In Game of Thrones quel che succede oltre la Barriera resta oltre la Barriera: diario di un Lettore Disperato, giorno 16

Il Lettore Disperato commenta l'episodio 7x06 "Beyond the Wall" di Game of Thrones, andato in onda domenica 20 agosto


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Manca sempre meno alla fine di Game of Thrones 7. Il Lettore Disperato è sempre più disperato: uno pensa che, con la sesta stagione, si sia messo l’anima in pace, che tanto ormai i libri se li spoilera per forza.

Il Lettore Disperato però è già proiettato oltre, all’ottava stagione, che uscirà chissà quando. Verrà l’ottava stagione, verrà e gli spoilererà il finale del libro. Ma soprattutto, gli toglierà ogni possibilità per il suo lamento settimanale. È forse questo quello che gli dà più fastidio?

Con una fila indiana che neanche i sette nani di ritorno dalla miniera, i Nostri sono ancora convintissimi della validità e della fattibilità del loro geniale piano, sul quale il Lettore Disperato si è già espresso a dovere sulla pagina precedente del suo diario costellato di lacrime.

Anzi, ne sono talmente convinti che si fanno pure le battutone sull’odore del nord e del sud che neanche nelle commedie brutte francesi. Ma poi Jon riporta l’argomento sul bendare il knee (1), il grande interesse di tutti in questa stagione, e il mood si incupisce perché ci si ricorda del buon Mance Ryder, che del rifiuto del bend the knee (2) era maestro.

Tra un discorsone su Melisandre e un pippone su Jon che finge di voler restituire Lungo Artiglio – dai, col pomello a forma di lupo, cosa se ne deve fare Jorah? – si passa poi a Grande Inverno, dove siamo tutti in attesa di scoprire quanto è idiota Arya da uno a mi-faccio-abbindolare-da-Ditocorto-il-Viscido.

In realtà la piccola Stark è in vena di bei ricordi, di quella volta che Sean Bean le ha fatto i complimenti per aver mirato al bersaglio alla tenera età di pochi anni, ma a un certo punto tira fuori quel malefico pizzino: niente, è irrecuperabile, portatela via. Il Lettore Disperato ha un conto aperto con Sansa da quando ha sposato Ramsay Bolton anziché Harry L’Erede, ma qui deve necessariamente empatizzare: uno cerca di tenere insieme le fila di questo Nord fatto di riunioni condominiali di Lord lamentosi, e questa sta qua a piantare grane. #FreeSansa

L’ennesima inquadratura del gruppo più a caso del mondo, questo e quello di Westeros, mi fa credere che gli manchi solo una canzone da cantare per ricordarmi qualcosa che ho già visto fin troppe volte.


“Sono giorni che marciamo verso il fronte”


“Pensate che per lei mi batterò”


“Lei così ricca di virtù, lei splendida anche più”

Fermatemi perché potrei andare avanti all’infinito.

Niente, praticamente bisogna rassegnarsi al fatto che la durata eccezionale di questo episodio, ben 71 minuti, è data in maggioranza da discorsi a caso e poco richiesti da parte dei sette delle meraviglie.

Le chiacchiere hanno raggiunto anche Dragonstone, dove Dany e il suo BFF Tyrion fanno un pigiama party con i soliti discorsi sugli uomini. “Allora, dai, confessamelo, ti piace Jon vero?” “Ma va, che dici, è troppo basso per me“.

Okay.

Dopo che Daenerys si è offesa perché Tyrion ha osate parlarle della sua ipotetica morte, il nostro gruppo preferito ha raggiunto una bufera di neve, nebbia e altre intemperie brutte e cattive. In lontananza si vede una roba nera, che qualcuno identifica come un orso – meno male che io non c’ero, la mia poca perspicacia non sarebbe stata utile – e che dà l’occasione a Gendry di sfoggiare un talento finora nascosto.


“Legolas, cosa vedono i tuoi occhi da elfo?”


“L’orso ha gli occhi blu”

Come ha fatto a vederlo rimane tuttora un mistero più misterioso dell’apparizione della Madonna di Fatima.

La bestiolina ha tutta l’aria di voler correre contro di loro e, giustamente, gli impavidi se ne stanno lì fermi ad aspettare che Yoghi faccia pacificamente capolino per farsi infilzare con le spade. E certo.

Lo scontro è bruttarello, quello che se la vede peggio è Thoros, fortuna che nell’inventario c’era una superpozione e tutto a posto come prima.

Sansa, che forse soffre di un principio di Sindrome di Stoccolma perché è davvero allucinante che vada a confidarsi col Viscido, sta affrontando un’impresa titanica: battere Arya in quanto a idiozia. Ce ne vuole eh, ma con l’incontruccio con Ditocorto ha guadagnato un bel po’ di punti, soprattutto perché l’odioso le dà pure i peggiori consigli motivazionali mai visti.

L’ennesimo discorso inutile, l’ennesima inquadratura dall’alto, dai che forse sta per succedere qualcosa di importante: d’altronde dopo mezz’ora di episodio possiamo pure meritarcelo. Infatti eccolo lì, il primo Estraneo, che abbocca come un mammalucco al trucchetto di Jon e compagnia bella prima di diventare poltiglia e permettere l’assurda cattura del non morto, il cui close-up fa davvero temere che sia scappato dal set di The Walking Dead.

Pensavano di cavarsela con un Estraneuccio qualsiasi, di fargli l’imboscata con Lungo Artiglio e di fregargli lo zombie, #einvece c’è un’orda di non morti pronti a correre verso di loro, che ricordiamo sono sette. Sette. Anzi, pure meno, visto che Gendry si è dato alla macchia per inviare un sms un corvo a Daenerys. I non morti avanzano, i Nostri si arroccano su un iceberg e parte dei mostri cade nell’acqua ghiacciata, finché non capiscono il trucco e si fermano.


“Mo so catsi”

La situazione è grigia, tutti stanno fermi che neanche nei vecchi western ci si lanciava occhiate così brutte, manca solo la colonna sonora de Il Buono, il Brutto e il Cattivo e siamo a posto. Aspettano così tanto a darsele che Thoros è pure morto assiderato, e hanno pure il tempo di fargli il funerale e di brindare alla sua vita nell’aldilà con la fiaschetta.

Il Re della Notte è lì fermo pure lui, come se fosse del tutto normale. Beric se ne esce con l’ideona, perché non uccidiamo quello lì con le corna che mi sembra il più cattivo di tutti? Eh, è arrivato il genio.

Sansa ha ricevuto l’invito della vita, Vieni ad Approdo del Re pls rx è impo xx Cersei. Ma Sansa ce l’ha ancora con lei per quella volta che l’ha costretta a sposare Tyrion pur avendole promesso che avrebbe sposato Joffrey, quindi ci manda Brienne. Che permalosa.

Contro ogni legge dello spazio e del tempo, ma il Lettore Disperato si era ripromesso di non farne più menzione per non lamentarsi sempre della stessa cosa, il corvo è arrivato a destinazione da Daenerys, che ha già scaldato i motori dei draghi e si è messa un vestito bianco perché si sa, durante le operazioni militari è importante mimetizzarsi con l’ambiente. Tyrion stranamente non è d’accordo con la decisione della fu Khaleesi, e lei stranamente se ne sbatte i gioielli di famiglia, prende i tre pargoli e si prepara al salto nell’iperspazio per arrivare in due secondi netti oltre la Barriera.

Senza sapere che la mannequin challenge è passata di moda da mesi, lì sul campo di battaglia se ne stanno ancora tutti fermi a guardarsi. Per rompere quello che ormai è diventato un silenzio imbarazzante il Mastino ha l’idea del secolo, perché effettivamente a chi non verrebbe in mente di mettersi a lanciare dei sassi – precisiamo: dei sassi trovati in mezzo a una distesa di neve e ghiaccio – contro i cinquecentomila cosi che si trovano di fronte?

Passi una volta, due volte, alla terza hai pure rotto gli zebedei, è solo naturale che lo zombie smascellato voglia farsi due chiacchiere con il buon Sandor. E così comincia la battaglia, con botte, schiaffi, pugni e calci in cu*lo (cit.): alla già grave situazione si aggiunge pure il non morto da proteggere, eventualità che effettivamente andava messa in conto nel momento di approvare o meno questo piano geniale.

Ad un certo punto Tormund viene assalito dai combattenti avversari, praticamente è già morto, il Lettore Disperato sta guardando con una mano su un occhio per soffrire di meno quando le carni del povero bruto verranno dilaniate dagli zombie. #einvece no, l’attacco era più falso di una banconota da sette euro perché il Mastino arriva a portare fuori da quell’inferno zombie il buon Tormund, che più che una lama alla gola e una fugace visione della luce in fondo al tunnel non ha guadagnato. Il Lettore Disperato si concede il lusso di un secondo di perplessità, per decidere se essere più felice per la sopravvivenza del bruto o più triste per la mancata morte di uno dei personaggi principali della scena – sì, questo è ciò che ci fa diventare Game of Thrones.


Che bei momenti.

Le sorti sembrano peggiori di quella volta durante la Battaglia dei Bastardi in cui le chiappette di Jon sono state parate dai cavalieri della Valle – qualcuno ha detto Battaglia dei Bastardi? No, perché vedendo comparire i draghi di Dany che spazzano via un po’ di feccia estraneica ho come un dejà vu.

La Queen-Khaleesi-inserire altro appellativo regale in questo momento del tutto meritato arriva, fa piazza pulita dell’orda con Viserion e Rhaegal mentre lei sul fido Drogon cerca di portare in salvo quella manica di sbandati. È tutto troppo bello per essere vero.

E infatti lo è perché il Re della Notte, con lo sguardo del chirurgo di turno che dice “bisturi” in Grey’s Anatomy prima dell’operazione clou dell’episodio, si fa passare uno spadone che non fa presagire nulla di buono.

Mentre Jon continua a fare il figo e a voler combattere anziché salire su sto dannato drago, il Re della Notte avanza, ignifugo come solo Daenerys e il cervo di legno di Shireen si sono dimostrati prima in questa serie tv. Una mira infallibile, un attimo: il fuoco che si propaga dalla bocca di Viserion diventa sangue, lo sguardo di Daenerys è la personificazione della tristezza, il drago che precipita nell’acqua ghiacciata fa spendere al Lettore Disperato un paio di lacrimucce. Insomma, li abbiamo visti che erano dei draghetti minuscoli, lasciategli un secondo per elaborare il lutto.

Ma the show must go on, quindi, finito l’attimo di smarrimento, possiamo continuare a seguire l’impresa eroica di Jon Snow, che invece di salire su questo accidenti di drago preferisce farsi affondare dai non morti in una pozza ghiacciata, andando a fondo come il relitto del Titanic – a proposito di dejà vu, anche questa scena non mi è proprio nuovissima eh.

Daenerys leva le tende, il Re della Notte sbaracca tutto l’esercito e se ne va, rimane solo Jon Snow che in maniera del tutto inaspettata riemerge dal buco ghiacciato in cui era stato infilato, con modalità note solo a Jaime Lannister e a Bronn. Uno ragionevolmente pensa: è assiderato, ancora non del tutto in salvo dall’onda di non morti, praticamente se n’è andato di nuovo dall’altra parte senza possibilità di ritorno.

Forse sarebbe stato meglio.

Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio.

Tutto, ma non lui. Non Benjen Stark, Manifredde o come diavolaccio si chiama in questa serie tv.

Di tutti i deus ex machina che potevano essere messi in atto in questo episodio, Benjen Stark è davvero il più a caso, il meno adatto, il più brutto, banale, grossolano errore di sceneggiatura che si potesse commettere. Sì, il Lettore Disperato sta criticando seriamente la scrittura del terribile salvataggio di Jon, e almeno stavolta dovete lasciarglielo fare: Benjen Stark è l’ultimo personaggio che c’entrava in questa situazione.

Grazie all’intervento divino di Benjen, che forse dovremmo prendere a personificazione della Provvidenza di cui tanto parlava Alessandro Manzoni, tutto si risolve e il cielo ritorna chiaro, come nei migliori lieti fine, con Jon che torna pure sano e salvo alla Barriera.

È già tempo che l’azione torni a Grande Inverno e che Sansa, frugando nella stanza di Arya per cercare chissà cosa, fa la scoperta più sensazionale delle sette stagioni di Game of Thrones: sua sorella è il cattivo di Scooby Doo, come testimoniano tutte le maschere che trova nella valigetta nascosta sotto al letto.


“Cosa sono quelle”


“Non lo so, mi sono sembrate così eleganti”

Dopo aver seriamente considerato di chiamare la neuro, Sansa si deve sorbire i discorsi deliranti di Arya che prova un piacere perverso nel diventare Walder Frey e di altri brutti ceffi. Per non farci mancare niente c’è anche il momento film horror, quello in cui Sansa viene minacciata di morire così che la sorella possa rubarle la faccia e diventare lei. Ordinaria amministrazione insomma.

Ma le buone notizie sono altre: Jon Snow si è risvegliato e ha trovato al suo capezzale la Madre dei Draghi, che per quanto ne sa lui potrebbe volerlo abbracciare o volerlo arrostire vivo. “Scusa” è quindi tutto quello che riesce a dire per giustificare la perdita del povero Viserion grazie a quello che, ricordiamolo, era in partenza un piano a dir poco terribile.

Fortuna che lei la prende benino, lui le prende la mano, lei fa una specie di sorriso e lui continua con l’apologia di sto cavolo. Alla fine ha vinto Jon perché ora lei crede agli Estranei, non solo, li vuole uccidere, vuole distruggere il Re della Notte insieme a lui. In pratica ha fatto bingo.


“Grazie, Dany”

Ha detto Dany, lo avete sentito tutti.

Sai con cosa fa rima Dany, dice lei allora, senza perdere l’occasione? Mmm-mm scuote la testa Jon. Con “bend the knee”, con cosa se no. Uno pari palla al centro.

E va bene, Jon non ha scelta, pur non potendo inginocchiarsi davvero lo fa col pensiero. Scolpitevi bene in mente questo momento, che probabilmente è il lieto fine più lieto che potremo mai vedere in Game of Thrones.

Tra parentesi. Potete stare certi che Jon non farà mai parola con nessuno del fatto che è stato salvato dal suo zio scomparso e creduto morto, che per qualche strana ragione non può oltrepassare la Barriera con lui. D’altronde quello che succede oltre la Barriera resta oltre la Barriera.

A maggior ragione se consideriamo cosa sta succedendo a Viserion, un altro che resta oltre la Barriera: i non morti stanno prevedibilmente tirando su dall’acqua il corpo del drago, con le catene che hanno comprato al Leroy Merlin lì vicino.

Il Re della Notte spende un wololo su Viserion, ghiacciato e innevato tanto da rendere difficoltoso il riconoscimento del suo vero colore dorato, e in un attimo è diventato il giocatore più forte della serie: ha ottenuto finalmente il Drago Lucente Occhi Blu.