Still Alice, stasera in prima tv il film con cui Julianne Moore ha vinto l’Oscar (recensione)

Alle 21.30 su Rai Uno c'è la vicenda d'una donna cinquantenne a cui viene diagnosticato l’Alzheimer. La Moore interpreta con misura la protagonista. Uno dei registi, Richard Glatzer, durante la lavorazione del film scoprì di avere la Sla. Riuscì a ultimare la pellicola e vedere il trionfo agli Oscar della Moore, morendo purteroppo pochi giorni dopo.

Still Alice, stasera in prima tv il film con Julianne Moore

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Ci sono due storie da raccontare a proposito di Still Alice, il film in prima serata stasera su Rai Uno alle 21.30. La prima è quella di Julianne Moore, che grazie al film, nel quale interpreta il toccante ruolo d’una donna che a cinquant’anni scopre di avere l’Alzheimer, ha vinto l’Oscar come migliore attrice alla quarta nomination.

L’altra storia, commovente, è quella di Richard Glatzer, regista del film insieme al collega d’una vita, e anche marito, Wash Westmoreland, che durante la lavorazione di Still Alice scoprì di essere affetto dalla sclerosi laterale amiotrofica. Riuscì a ultimare il film – comunicando con la troupe, quando la malattia era a uno stadio avanzato, attraverso un iPad appositamente progettato che azionava con le dita dei piedi -, e persino a vedere i frutti del suo lavoro, sino all’Oscar alla Moore del febbraio 2015. Ma le complicazioni della malattia lo condussero alla morte pochissimi giorni dopo, il 10 marzo dello stesso anno.

Probabilmente dipende anche da questo elemento la pudicizia di Still Alice, che parla di malattia senza arretrare di fronte all’inevitabile, umana commozione, ma non ricorre a toni ricattatori o sensazionalistici. La Alice del titolo – il film è tratto dal bestseller di Lisa Genova – è una donna felice e pienamente realizzata, docente universitaria di linguistica madre di tre figli (tra cui Kristen Stewart) e moglie d’un uomo che l’ama sinceramente (Alec Baldwin). Una vita perfetta spezzata da una malattia, l’Alzheiemer che intacca ferocemente quella memoria che per Alice ha costituito il punto di forza della carriera e dell’intera vita.

Il film racconta con discrezione l’affiorare del male: la semplice dimenticanza d’una parola durante una conferenza, l’improvvisa incapacità di riconoscere il luogo in cui si trova durante una corsa jogging, piccoli segnali d’allarme dopo i quali, con rapidità inesorabile, viene formulata la drammatica diagnosi e s’apre il baratro opaco della malattia. La memoria comincia a decadere e il mondo intorno cambia di segno. La vita si contrae, e non c’è più alcun orizzonte su cui proiettarsi, nemmeno quello felice della doppia gravidanza della figlia, o del nuovo lavoro del marito.

Still Alice ricorre talvolta al semplice effetto del fuori fuoco per rendere il senso di isolamento della protagonista, improvvisamente immersa in un mondo spento e distante, di cui non riconosce più i contorni. E allora una donna forte e abituata a gestire brillantemente la propria vita escogita delle strategie per restare attaccata al quotidiano: domande riportate sullo smartphone per esercitare la memoria, un filmato registrato al computer in cui un’Alice ancora lucida si rivolge all’Alice smarrita che sa di dover diventare, dandole delle istruzioni per una dignitosa uscita di scena.

Lo stile controllato di Still Alice trova in Julianne Moore un’interprete ideale, che senza ricorrere a scene madri o effetti melodrammatici tocca le corde d’una commozione sincera, connaturata ai fatti e dunque non bisognosa d’essere gridata. Importanti le sfumature dei ruoli di contorno: un misurato Alec Baldwin, che sente non solo il peso della sofferenza della moglie, ma pure il senso di colpa per una vita, la sua, che nonostante tutto va avanti, con un nuovo lavoro e ottime prospettive di carriera; e la figlia Kristen Stewart, la “ribelle” di famiglia che, come talvolta davvero capita, è la persona che poi le sarà più vicina nel momento dell’estremo bisogno (col padre che le dice “sei un uomo migliore di me”).

In uno dei momenti più emozionanti, Alice interviene come relatrice a un convegno sull’Alzheimer. Dopo aver combattuto la malattia attraverso l’allenamento continuo della memoria, racconta la sua nuova strategia di sopravvivenza: l’arte della perdita. Si possono smarrire i ricordi del passato, non avere più prospettiva del futuro: ma permangono frammenti di sé, pezzi della propria vita che illuminano una residua possibilità, sebbene nell’oblio quasi totale, di avere ancora (lo “still” del titolo) un’identità. Perché quello che si è stati, e l’amore che si è provato, nonostante tutto, restano.

Still Alice (2014), di Richard Glatzer e Wash Westmoreland, con Julianne Moore, Alec Baldwin, Kristen Stewart, stasera in prima tv su Rai Uno, ore 21.30.