Twin Peaks 3 è un viaggio onirico che non va compreso ma vissuto: recensione primi due episodi

I primi due episodi di Twin Peaks 3 sono riusciti a riportare in scena tutti gli elementi della serie cult di Lynch? La nostra recensione.


INTERAZIONI: 14

Partiamo dal presupposto che comprendere lo stile di David Lynch è un’operazione complessa. I primi due episodi di Twin Peaks 3, revival della serie cult anni novanta del cineasta, resuscitano il franchise originale presentando un viaggio onirico, disturbante e angoscioso, fatto di sensazioni, dialoghi diretti e inquadrature specifiche che mettono in allerta i nostri cinque (o sei?) sensi: Lynch ci chiede di guardare attentamente ogni dettaglio, di ascoltare cosa viene contemplato nella Loggia Nera, di udire gli strani rumori al di là della foresta, di toccare con mano questi personaggi e infine di gustare cosa ci sta proponendo, senza trovare necessariamente un primo approccio significativo.

Recensire i primi due episodi di Twin Peaks 3 non è facile perchè gli elementi in gioco sono molteplici. Innanzitutto, sono passati 25 anni dagli eventi della seconda stagione. L’agente Dale Cooper, posseduto da Bob, dava sfogo alla sua pazzia, fracassandosi la testa contro lo specchio del bagno. Due decenni dopo, Cooper (o Evil Cooper) lo ritroviamo in vesti completamente nuove, immischiato in loschi affari con persone che non conosciamo. Probabilmente lo spirito di Bob è stato parte di lui per tutti questi 25 anni – anzi sembra proprio che si sia trasformato nella sua versione più giovane – e chissà quali orribili crimini gli ha fatto compiere. Nel frattempo, la versione Good di Cooper – chiamiamola così – è bloccata nella dimensione onirica della Loggia Nera e spazia tra presente, passato e futuro, mentre viene circondato dall’uomo con un braccio solo e la defunta Laura Palmer – che tanto morta poi non sembra.

Dopo una prima mezz’ora in cui si susseguono vari personaggi, nuovi e vecchi, la storia inizia a decollare: c’è un brutale omicidio da risolvere. Gli incubi iniziano a riprendere il proprio posto a Twin Peaks, e con essi torna l’eterna lotta tra Bene e Male.

Al di là delle scelte stilisticamente perfette, caratterizzate dall’intramontabile musica di Angelo Badalamenti e la fotografia ben studiata, Twin Peaks 3 ha rispettato i canoni proposti dal prodotto originale, oppure si è rivelato un misero tentativo di suscitare nostalgia? Prendiamola così: David Lynch non ha intenzione di dare spiegazioni a quanto stiamo vedendo, e lo farà solamente verso la fine della stagione. Sulla scia del film Fuoco Cammina Con Me, prequel della serie tv, i primi due episodi di Twin Peaks 3 non sembrano seguire una trama ben precisa, ma ripresentano una storia ancora più dark e inquietante, dove i tasselli iniziano a unirsi solo nel finale del secondo episodio.

Forse l’unica pecca da trovare nel revival sta nell’uso sproporzionato di troppi personaggi a cui si trova a fatica un proprio ruolo, per adesso almeno. Se i più ostici avranno storto il naso nel guardare Twin Peaks 3, ricordiamoci che non è mai facile riportare in vita un prodotto ‘datato’: la serie è diventa cult perché negli anni novanta è stata innovativa e unica nel suo genere, ma in tempi moderni questo stile potrebbe non avere più effetto sul suo pubblico.