Alien: Covenant, con Ridley Scott la saga punta sull’horror

Dopo "Prometheus", arriva il nuovo episodio del ciclo prequel del franchise "Alien". E la fantascienza si fa sempre più terrorizzante. Accanto al protagonista Michael Fassbender, spunta una nuova guerriera, Katherine Waterston. Che fa rimpiangere Sigourney Weaver.

Alien: Covenant, Ridley Scott punta sull'horror

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Circa 15 anni dopo le vicende narrate in Prometheus, in Alien: Covenant l’astronave pilotata dall’androide Walter (Michael Fassbender), mentre l’equipaggio è in stato di ibernazione, si dirige verso un lontano pianeta da colonizzare con 2000 embrioni di esseri umani. Un incidente danneggia la navicella, causando la morte di alcuni astronauti, ma porta alla scoperta fortuita dell’esistenza di un vicino pianeta che parrebbe abitabile. Una squadra va in pattuglia a perlustrarlo, ma subisce subito l’attacco dei letali Alien. In aiuto dei superstiti compare all’improvviso David (ancora Fassbender), l’androide di Prometheus, unico sopravvissuto d’una precedente missione. Così si rinnova la battagli tra gli umani e le minacciose creature, con ancora una volta il ruolo del guerriero incarnato da una donna, Daniels (Katherine Waterston).

Tornato per la terza volta a dirigere un episodio del franchise che ha dato vita a un inedito immaginario a metà tra fantascienza e horror, Ridley Scott in Alien: Covenant mescola le carte. Il film parte da un prologo algido, luminoso – le scenografie rimandano volutamente alla science fiction filosofica di 2001 Odissea nello spazio -, in cui David e il suo creatore umano Weyland (Guy Pearce) discettano di Wagner e Piero della Francesca, evoluzione e immortalità. Una volta raggiunto il pianeta, invece, la vicenda vira sull’horror, coi colori cupi e le scenografie gigantesche e sinistre di un’angosciante caccia all’uomo.

Pur nella brutalità della messinscena, il racconto non è privo di finezze: nella descrizione dell’equipaggio, tra cui, poiché si parla di pionieri, non mancano coppie di coniugi, uomini spinti dalla fede (il capitano), rudi cowboy (l’astronauta con tanto di cappellone, citazione dello Slim Pickens del Dottor Stranamore, ancora Kubrick); e nell’uso del classico tema del doppio – che non è tanto la duplicità tra esseri umani e androidi, ma soprattutto il confronto tra creature sintetiche dalle medesime fattezze (Walter e David, in un rapporto dalle venature persino morbose).

Alien: Covenant comincia a sbrogliare la matassa di cui il primo episodio del ciclo prequel della saga di Alien, Prometheus, aveva stabilito le premesse. Ed è una vicenda sempre ossessionata dalla generazione, in cui il parto diventa un atto ancora più orripilante, con la creatura parassita a fuoriuscire con effetti splatter dalle viscere del corpo umano. La generazione è la fissazione anche di David, che del film finisce per essere il personaggio più ambiguo, e il vero protagonista.

L’Alien: Covenant di Ridley Scott non spicca per particolare originalità, tra citazioni degli horror sessuofobici d’ambiente scolastico degli anni Ottanta (esattamente come in quei film, lo xenomorfo uccide una coppia nel momento in cui sta facendo l’amore) e lo sfruttamento plateale del gioco dei doppi per creare suspense (sarà David o Walter quello che stiamo vedendo?). Il film comunque pone le basi per lo sviluppo futuro della serie, con tanto di rivelazione sulle origini degli Alien. Probabilmente però, per i fan e non solo, la delusione maggiore verrà dalla protagonista, che non possiede né il carisma né il fascino androgino di Sigourney Weaver.

https://youtu.be/2557I406FZE