Adorabile nemica, il ritorno al cinema della grande Shirley MacLaine

Il film diretto da Mark Pellington è dominato dalla protagonista, in un ruolo tagliato su misura per lei, il personaggio d'una anziana scontrosa detestata da tutti. Una commedia garbata e tutta al femminile, più dolce che amara. Shirley MacLaine è sempre in formissima.

Adorabile nemica con Shirley MacLaine - recensione

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Contrariamente al fratello Warren Beatty, riapparso sugli schermi dopo una lunghissima assenza (con L’eccezione alla regola), la sorella maggiore Shirley MacLaine mantiene col cinema una frequentazione più costante, che non si nega anche delle sortite televisive (Downton Abbey).

Ed è innegabile che qualunque sua apparizione rappresenti tuttora un evento, lei esplosa all’improvviso negli anni Cinquanta (partendo dalla vetta, l’Hitchcock de La congiura degli innocenti) con una bellezza non vistosa, l’eleganza non affettata, una commistione di fragilità e carattere. Un’attrice, la Maclaine, capace di delineare un tipo di femminilità più moderna, di cui la massima espressione resta la Fran Kubelik del meraviglioso, dolceamaro L’appartamento di Billy Wilder.

A vedere Adorabile nemica (The Last Word, 2017), diretto da Mark Pellington, si può felicemente notare come in tarda età Shirley MacLaine non abbia perso nulla del suo talento, i perfetti tempi da commedia, il senso di naturalezza d’una recitazione che con gli anni ha conosciuto un più di durezza, di sbrigatività, propria anche dei ruoli che le si sono offerti (Fiori d’acciaio, Cartoline dall’inferno).

E certo in Adorabile nemica è brusca, scorbutica l’ottuagenaria Harriet, ex donna in carriera, fondatrice e direttrice di un’agenzia pubblicitaria in anni in cui le donne erano confinate al focolare domestico. Un carattere senza dolcezze, ossessionato dal controllo, che con l’età s’è persino esasperato, sino al punto da lasciarla sola, separata dal marito, abbandonata dalla figlia, defenestrata dalla società che ha creato, ridottasi un po’ mestamente a strapazzare la cuoca e il giardiniere.

Allora le viene un’idea: e prende a strapazzare Anne (Amanda Seyfried), redattrice dei necrologi (gli obituary anglosassoni) del giornale che Harriet ha sostenuto per una vita, per controllare pure quello che si dirà di lei dopo morta. La giovane giornalista è costretta a seguirla per capire che personaggio è: scoprendo, nelle interviste alle tante persone che l’hanno conosciuta, che è veramente una donna insopportabilmente scontrosa – il momento più divertente è quando persino il prete ammette apertamente di odiarla.

Naturalmente in Adorabile nemica dopo gli iniziali screzi il rapporto tra Harriet e Ann si trasforma in qualcosa di diverso. La più giovane capisce come quella sia la necessaria scorza che s’è dovuta creare la donna per affrontare un mondo maschile e maschilista, e il suo esempio le serve per scrollarsi di dosso certe insicurezze. Il film pur non essendo contro gli uomini – il ritratto dell’ex marito di Harriet ne è una dimostrazione – è tutto al femminile, con l’aggiunta anche d’una terza generazione, tramite una ragazzina di colore delle periferie che Harriet aiuta non perché mossa da bontà ma per migliorare la sua immagine pubblica in vista del famoso necrologio.

Adorabile nemica scorre prevedibilmente verso la conclusione, ma una recensione gli perdona le ingenuità e il tono troppo dolciastro perché il tutto scorre insieme a Shirley MacLaine. E resta la sensazione che quel necrologio alla fine venga scritto non tanto per Harriet quanto per il tesoro perduto di quel cinema che la MacLaine, tra i pochi, è rimasta ancora a incarnare.