The Circle, che delusione il film sul mondo ai tempi dei social media

Emma Watson e Tom Hanks sono i protagonisti del film tratto dal libro di Dave Eggers. Un racconto dai toni allarmistici, che parla di un vicino futuro di connessione e controllo globale, in cui la privacy è diventata un ricordo. Il tema è urgente. Ma il risultato è disastroso.

The Circle recensione del film con Emma Watson e Tom Hanks

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«Il cerchio è la forma più forte dell’universo. Non c’è niente che possa batterlo, niente che possa migliorarlo, niente di più perfetto. Ed è quello che noi vogliamo essere: perfetti. Così ogni dato che ci sfugge, ogni cosa che non è accessibile, ci impedisce di essere perfetti. Capisci?».

Questo dice Eamon Bailey, l’amministratore di The Circle, l’impresa tecnologica al centro del romanzo omonimo di Dave Eggers, che adesso è diventato un film di James Ponsoldt con Emma Watson e Tom Hanks, di cui lo scrittore è anche cosceneggiatore.

Il cerchio è perfetto perché al suo interno tutto è visibile, trasparente, e dunque monitorabile. Non aveva la forma del cerchio il Panopticon, il carcere progettato da Jeremy Bentham, divenuto figura proverbiale del potere e del controllo nelle pagine di Michel Foucault? E certo, ironia della sorte, non suona tranquillizzante che abbia la forma del cerchio l’avveniristica nuova sede della Apple.

The Circle è infatti una scoperta sintesi delle grandi società tecnologiche della Silicon Valley, Apple, Facebook, Google, con l’Eamon Bailey di Tom Hanks, col suo stile informale e l’abbigliamento casual, esemplato sui vari Steve Jobs, Larry Page, Mark Zuckerberg.

Il successo della società è legato a TruYou, l’account che corrisponde alla reale identità della persona, con cui è possibile fare qualunque tipo di operazione – il sistema possiede una virtù autoregolativa, perché la trasparenza, non potendo gli utenti nascondersi dietro identità fittizie, ha portato all’eliminazione dei conflitti.

A The Circle arriva la neoassunta Mae (Emma Watson), elettrizzata dal fatto di essere nel luogo in cui la distanza tra futuro è presente è stata annullata. In una sede ariosa come un campus, con persone dall’aria rilassata e collaborativa, prende confidenza col suo lavoro alla customer experience, che grazie alla tecnologia consente un’interazione continua coi clienti, che inviano istantaneamente feedback per giudicare e misurare la qualità del lavoro dei dipendenti.

The Circle propugna un modello fondato sulla misurazione continua. Che si applica anche al tempo libero: i dipendenti sono invitati a partecipare alle iniziative sociali aziendali, soppesate da un indicatore che stila la classifica dei migliori. Non c’è bisogno di andare oltre per comprendere la logica di questa distopia in salsa tecnologica, che parla, in forma estremizzata, di cose che costituiscono bagaglio dell’esperienza di ognuno.

L’asse portante di The Circle è il ribaltamento dell’idea della tutela della sfera privata, sostituita dalla trasparenza assoluta: una realtà in cui privacy diventa sinonimo di egoismo (il rifiuto di condividere) e finisce per configurarsi come reato, in virtù del principio che accedere alle esperienze sia “un diritto umano fondamentale”.

Sono temi di cui chiunque avverte l’urgenza. Purtroppo The Circle è incapace, nella sua meccanicità narrativa, di sostenerne la complessità. I personaggi sono manichini che riportano pappagallescamente le tesi degli autori, tradotte in espedienti già visti: cos’altro è il progetto SeeChange – microcamere disposte ovunque che mentre riprendono le persone elaborano dati – se non una versione tecnologicamente avanzata del Truman Show?

The Circle, poco riescono a fare i protagonisti Emma Watson e Tom Hanks, è un film fatto di parole d’ordine e personaggi improbabili: c’è la dipendente invasata che ha un’illuminazione e comprende il totalitarismo travestito da democrazia partecipativa; il montanaro refrattario ai social media stritolato dal sistema; e i Circler, con la loro aria tranquilla e sorridente, sembrano i fanatici d’una setta religiosa, o l’aggiornamento degli alieni apatici de L’invasione degli ultracorpi.

The Circle, soprattutto, è incapace di misurarsi – è proprio il caso di dire – col complesso e ambivalente sottofondo psicologico di noi esseri umani, utenti, clienti, consumatori. Che siamo in grado di percepire le controindicazioni di un sistema così pervasivo, ma volutamente le dimentichiamo, sedotti dalle esaltanti, confortevoli – e oggettivamente straordinarie – opportunità offerte dalla tecnologia.

Per come la racconta The Circle, invece, il problema è poco più di un oscuro complotto ai danni della gente. Ma non appena l’eroina fa luce sulle trame segrete, quella stessa gente si ribella e sceglie la libertà, che guarda caso coincide con una bellissima luce piena di speranza. Tutti quelli che prima seguivano il mefistofelico seduttore come docili burattini, adesso danno credito al nuovo leader. Stavolta sarà quello giusto?