Loving, l’amore ai tempi del razzismo, bellissimo il film di Jeff Nichols

La storia vera della coppia, nera lei, bianco lui, che si sposò nel 1958 e subì pesanti discriminazioni nella Virginia razzista dell'epoca. Il regista sceglie uno stile sottotono, lontano dall'enfasi tipica dei film d'impegno civile. Ottimi i due protagonisti, Ruth Negga e Joel Edgerton.

Loving la storia vera di un amore interrazziale

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Mildred e Richard Loving (Ruth Negga e Joel Edgerton) sono una nera e un bianco nella Virginia del 1958, dove il matrimonio misto è vietato, e quindi per sposarsi devono recarsi a Washington. Al ritorno vengono scoperti: per evitare la galera devono dichiararsi colpevoli e abbandonare lo Stato.

Si rifanno una vita nella capitale, hanno tre figli e cercano di seppellire il dolore per l’esilio coatto. Giunta la stagione del movimento per i diritti civili, Mildred scrive a Robert Kennedy per sottoporgli il loro caso, preso in carico dall’American Civil Liberties Union, che lo porta davanti alla Corte Suprema. Nel 1967 il Virginia Racial Integrity Act è dichiarato anticostituzionale.

La storia vera di un amore interrazziale che racconta Loving è notissima, già oggetto d’un film tv e un documentario della Hbo. Jeff Nichols, uno dei migliori nuovi registi statunitensi (Take Shelter, Mud), ha scelto una chiave intimista, raffreddata. A muovere le scelte dei protagonisti è semplicemente l’amore, come mostra la prima sequenza, in cui nella penombra serale (che rende quasi impercettibili le differenze del colore della pelle) Mildred confessa di essere incinta. E allora Richard le chiede di sposarlo. I due, insomma, sono persone semplici, non attivisti politici. Per questo il film sceglie un approccio sottotono, senza didascalismi e dichiarazioni d’intenti, marce e battaglie giudiziarie.

Loving non indugia sugli atti di coercizione subiti dalla coppia. Ma non minimizza la violenza. Basta il discorso che un poliziotto fa a Richard – “Dio ha creato il passero passero e il pettirosso pettirosso. C’è una ragione per cui sono diversi” – per capire il punto di vista del film, con la bandiera americana alle spalle dell’agente che sottolinea come quelle parole non siano frutto del fanatismo d’un singolo, ma il riflesso d’una cultura condivisa che s’è fatta legge.

I veri coniugi Richard e Mildred Loving.

Jeff Nichols punta sulla descrizione minuta d’un inedito ambiente sociale – una piccola enclave in cui bianchi e neri convivono pacificamente – e soprattutto sulla descrizione simpatetica di due tipi umani, che capiscono come il loro sentimento li abbia trasportati in una dimensione che trascende l’identità di coppia per farsi questione sociale. E lì il regista introduce anche un’attenta riflessione sul peso che i mezzi di comunicazione di massa hanno nell’orientare l’opinione pubblica, perché il caso dei Loving finisce sulle pagine di Life, con Mildred assai più disposta dell’introverso Richard ad accettare conseguenze e utilità del clamore mediatico.

Loving potrebbe lasciare perplesso uno spettatore che dalla storia vera di un amore interrazziale, discriminazioni e diritti civili pretenda un’alta temperatura emotiva e il rispetto degli elementi tipici del genere. Il pregio maggiore del film risiede invece nella capacità di evitare retorica e clichés, facendo passare le inequivocabili ragioni dell’antirazzismo attraverso una messa in scena sommessa, incardinata su simboli ricchi di senso ma privi di enfasi. Come il dettaglio di Richard, di mestiere muratore, che lungo tutto il film mette uno sull’altro i mattoni di un’abitazione che per essere ultimata, metaforicamente, attende il riconoscimento dei diritti che la renderanno finalmente la casa dell’intera comunità americana.