L’ora legale, la commedia amara e divertente di Ficarra e Picone

Alle elezioni a sindaco vince a sorpresa il candidato onesto. Che cambia davvero le cose. Gettando nello sgomento una comunità che non sa che farci con la legalità. Il miglior film di Ficarra e Picone, una commedia divertente, paradossale, per niente buonista.

L'ora legale una commedia divertente di Ficarra e Picone

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“Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti”, recitava un celebre titolo del settimanale satirico “Cuore“. Ne L’ora legale, commedia divertente e nerissima di Ficarra e Picone, il panico scatta invece nel comune siciliano di Pietrammare (in realtà Termini Imerese), dove è giunto il momento delle elezioni per il primo cittadino. Salvo (Ficarra) fa campagna elettorale per il sindaco uscente, l’intrallazzatore Patané, che ha uno slogan inequivocabile: “Vota Patané senza chiederti il perché”. Valentino (Picone) aiuta lo sfidante, il cognato Pierpaolo Natoli (Vincenzo Amato), professore senza esperienze politiche che vuole cambiare le cose.

A sorpresa, vince Natoli. Passato l’iniziale entusiasmo, legato alla certezza che le dichiarazioni elettorali fossero di facciata (assicura Salvo: “Vabbè, lui usa legalità come intercalare, come noi usiamo minchia”), i cittadini capiscono che Natoli fa sul serio. Niente favoritismi (ai cognati Salvo e Valentino, proprietari di un bar, il sindaco nega la costruzione dell’agognato gazebo), dipendenti pubblici obbligati a lavorare, raccolta differenziata, multe per qualunque irregolarità. Quando Natoli vuol far pagare a tutti l’Imu, persino il prete (Leo Gullotta) – che possiede un bed&breakfast – abbandona la carità cristiana e nell’omelia, rimpiangendo spudoratamente Patané, chiede: “Siamo sicuri che la scelta di Barabba sia stata sbagliata?”. E la comunità prende le contromisure.

L’ora legale è una commedia divertente e al vetriolo, in cui Ficarra e Picone s’ispirano sicuramente al modello Quo vado? di Checco Zalone, alla sua capacità di fondere la risata con uno sguardo sulla realtà più attento e meno accomodante. Perciò i due comici, pure registi e sceneggiatori, hanno collaborato per lo script con Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot), Edoardo De Angelis (regista di Indivisibili) e Fabrizio Testini. E si sente: perché L’ora legale, seppur scontando qualche meccanicità nella seconda parte, è un racconto ben strutturato. Oltretutto, poiché vuole raccontare l’immodificabilità di certi costumi e la riottosità al cambiamento, il film non può mantenere lo sguardo solo sui due comici, ma deve necessariamente allargarlo all’intera comunità.

Infatti L’ora legale è una vera commedia corale, che definisce per brevi tratti il carattere d’una miriade di personaggi secondari: il prete Gullotta (divertente e inquietante), il lazzarone sindaco Patané (Tony Sperandeo), i vigili Antonio Catania e Sergio Friscia costernati perché per la prima volta comminano multe invece di toglierle. Grazie alla forza della scrittura e alla paradossalità dell’assunto, le gag vanno spesso a segno: quando accusano Salvo di trasformismo per esser passato dalla parte di Natoli, lui ribatte con ferocia sordiana: “Io non salgo sul carro del vincitore, io lo guido!”.

L’ora legale è il miglior film di Ficarra e Picone. Un filo prevedibile nel suo qualunquismo antipolitico, sebbene il “professore democratico” Natoli sia un gentiluomo, impossibile da apparentare alla virulenza del “vaffa”. Soprattutto, il film mantiene un sorprendente sguardo morale, confermato dal colpo d’ala del finale contropelo, per nulla buonista. Bravi davvero Ficarra e Picone: anche per la capacità di mettersi al servizio del racconto, e non il contrario, come troppo spesso accade nei film dei comici-comici.