Lady Gaga scrive una lettera aperta ai fan per raccontare il proprio disturbo mentale

Il disturbo mentale di Lady Gaga non è certo privo di conseguenze: la cantante ne parla in una lettera aperta ai fan.


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Ieri, per la prima volta, Lady Gaga ha parlato in diretta tv del disturbo mentale che la affligge da quando, a diciannove anni, subì una violenza sessuale. Si tratta del disturbo da stress post traumatico e, a sua detta, le conseguenze psicologiche peggiori di quella terribile esperienza si sono fatte sentire quattro o cinque anni fa quando lei, ormai, era diventata la Fame Monster che tutti siamo abituati a conoscere. Al culmine del successo, però, qualcosa non funzionava nella mente di Stefani Germanotta, nome all’anagrafe di Lady Gaga, e, una volta chiesto aiuto a dei professionisti, ha scoperto che tutto il suo dolore e senso di inadeguatezza dipendevano da un disturbo mentale. Curabile, curabilissimo. Un disturbo che in genere colpisce chi torna dalla guerra, addirittura, ma evidentemente non solo. Lady Gaga oggi ha voluto parlare della sua malattia mentale ai fan tramite una lettera aperta scritta davvero dal cuore e che non potrà lasciarvi indifferenti.

 

L’artista ha postato questa lettera aperta sul sito della Born This Way Foundation, ovvero l’associazione da lei messa in piedi per aiutare qualunque ragazzo o ragazza in difficoltà a prescindere dal motivo. Come non ricordarla, del resto, solo pochi giorni fa, in un centro per giovani omosessuali abbandonati dai genitori? Era lì per far loro una sorpresa e, chitarra e voce, si è messa a intonare le sue nuove hit.

Ma ora è tempo di lasciarla parlare:

Mi sono sentita combattuta, per qualche tempo, su quando, come e se avessi dovuto rivelare il mio disturbo da stress post-traumatico. Dopo cinque anni passati in cerca di risposte al mio dolore cronico e al cambiamento che vedevo prendere piede nella mia mente, sto finalmente abbastanza bene per potervi dire tutto. Intorno alla malattia mentale c’è molta vergogna, ma è importante sapere che c’è una speranza e soprattutto una possibilità di rimettersi completamente.

È uno sforzo quotidiano per me, perfino durante la promozione di questo nuovo disco, quello di non andare in panico in merito a circostanze che la maggior parte delle persone vedrebbero come parte della loro normale routine. Ad esempio soffrivo a lasciare casa mia o all’idea di essere toccata da estranei che semplicemente volevano condividere con me il loro entusiasmo per la mia musica.

Lotto anche contro i ricordi che mi porto dietro dai tour degli ultimi anni quando i miei bisogni e le mie richieste per avere più equilibrio personale venivano totalmente ignorate. Venivo oberata di lavoro e nessuno mi prendeva seriamente quando condividevo il mio dolore e la mia preoccupazione sul fatto che qualcosa, dentro di me, non stesse andando bene. Alla fine mi sono fatta male sul palco del Born This Waty Ball. Quel momento e il suo ricordo hanno cambiato la mia vita per sempre. L’esperienza di esibirmi sera dopo sera in una condizione mentale e fisica molto difficile innescò in me un trauma che rivivo ogni volta che mi giunge all’orecchio qualcosa che mi ricordi di quei giorni.

Ho anche avuto esperienza di “dissociazione”, ciò significa che la mia mente non vuole rivivere una specifica situazione dolorosa quindi guardo da un’altra parte e fisso un punto, immobile, come fossi di ghiaccio. Come i medici mi hanno insegnato, non riesco ad esprimere i miei sentimenti perché la mia corteccia pre-frontale (la parte del cervello che controlla il pensiero logico e ordinato) è completamente sovrastato dalla amigdala (che immagazzina i ricordi emotivi) e questo mi porta ad avere una reazione di lotta o di fuga. Il mio corpo è in un posto e la mia mente è in un altro. È come se l’acceleratore del panico nella mia testa sia teso a tavoletta e io rimanga, così, paralizzata dalla paura.

Quando succede, non riesco a parlare. Quando questo accade ripetutamente, mi fa avere una comune reazione da disturbo da stress post traumatico, ovvero mi sento depressa e incapace di “funzionare” come ero solita fare. Diventa molto più difficile fare il mio lavoro. Diventa molto più difficile fare cose infinitamente più semplici come la doccia. Tutto, in pratica, diventa più difficile. Inoltre, quando non sono in grado di regolare la mia ansia, questo squilibrio può portarmi alla somatizzazione, ovvero ad un dolore fisico causato dall’incapacità di esprimere il mio dolore emozionale a parole.

Ma sono una donna forte e potente che è perfettamente consapevole dell’amore che ha intorno. Ne ricevo dalla mia squadra di lavoro, dalla mia famiglia, dai miei amici, dai miei dottori e dai miei incredibili fan che so che non mi abbandoneranno mai. Nemmeno io, del resto, abbandonerò mai i miei sogni di arte e musica. Sto continuando a imparare come prescindere da questo disturbo perché adesso so che posso farlo. Se vi state rivedendo in ciò che sto scrivendo, per favore, sappiate che potete farcela anche voi.

Per tradizione, la maggior parte delle persone affette da disturbo da stress post-traumatico sono sempre stati uomini e donne coraggiosi che hanno servito il loro Paese in ogni parte del mondo. Questo è assolutamente vero ma sto cominciando a rendermi conto che questo disturbo mentale può affliggere ogni tipo di persona, inclusi i più giovani. Io mi impegno non solo affinché ragazzi e ragazze non si sentano in imbarazzo per la loro condizione psicologica, ma anche a dare sostegno a tutti quei militari, donne e uomini, che soffrono di questo stesso disturbo. Il dolore, seppur invisibile, di nessuno deve essere ignorato.

Sto praticando varie metodologie di psicoterapia e sto prendendo dei farmaci prescritti dal mio psichiatra. In ogni caso, credo profondamente che la medicina più economica e forse addirittura la migliore sia la parola, le parole. Parole genitli…Parole positive..parole che possano aiutare persone che si vergognano di loro stesse e della loro invisibile malattia, al fine di renderle libere. Questo è il modo in cui io e tutti noi possiamo iniziare a guarire. Sto iniziando quest’oggi perché i segreti ti fanno rimanere in qualche modo malato. E non voglio più tenermi segreti.

Una nota dalla mia psicologa, la Dottoressa Nancy:
Se pensi di soffrire di disturbo da stress post traumatico, per favore, richiedi un aiuto medico. C’è davvero tantissima speranza per una remissione completa della malattia. Dipende da persona a persona, certamente, ma nella mia opinione, quel trauma scoppia in un ambiente dove non viene dato peso ai tuoi sentimenti e alla tua esperienza emozionale. Vi sentite come se non foste ascoltati né tantomeno capiti da chi vi sta intorno. Questo episodio specifico non è la causa del trauma, la mancanza di una “casa razionale” peri sentimenti è la vera causa di questa esperienza traumatica. Trovare supporto è la chiave.