Recensione Una Mamma per Amica Autunno, ode a un finale incompleto ma degno ed emozionante

L'episodio finale del revival di Gilmore Girls è soddisfacente, ma anche molto incompleto: recensione Una Mamma per Amica Autunno

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INTERAZIONI: 9

C’è così tanto da dire in questa recensione di Una Mamma per Amica “Autunno” che ho la costante impressione che lascerò fuori qualcosa, ma farò del mio meglio. Il punto è questo: Autunno è senza dubbio il migliore dei quattro episodi del revival di Gilmore Girls, ma è tanto denso di avvenimenti e di momenti emozionanti quanto, paradossalmente, incompleto.

Dato che mi sembra giusto dedicare del tempo a ciascuna delle ragazze Gilmore, partirò con Emily. La sua storia è forse quella che ho preferito, e che mi è sembrata la più coerente con il personaggio: il dolore e il periodo di transizione dopo la morte del suo pilastro Richard, passando dalla fissa per Marie Kondo alla frequentazione con un altro uomo, hanno portato Emily a trovare una collocazione che fosse solo ed esclusivamente sua.

Più volte nel corso delle stagioni della serie originale sono state rimarcate le origini umili della donna, come ad indicare che la casa di Hartford, le Figlie della Rivoluzione Americana e lo sfarzo fossero solo caratteristiche acquisite: per questo motivo, il fatto che Emily lasci tutto ciò nel passato in cui viveva con Richard è molto significativo e giusto. Con il trasferimento a Nantucket, l’impegno al museo e la vicinanza di Berta e la sua famiglia, Emily ha finalmente trovato la sua dimensione da vedova, e le calza a pennello.

Mi è piaciuto molto anche il trattamento riservato al personaggio di Lorelai, che soprattutto in questo ultimo episodio del revival di Una Mamma per Amica ha dimostrato di essere, alla fin fine, sempre la stessa – nel bene e nel male. La sua crisi detta/non detta con Luke è assolutamente verosimile, e la pazzia del trekking ispirato a Wild è assolutamente da Lorelai, così come il matrimonio segreto alla sola presenza di sua figlia, del suo sposo e del prete.

Di Lorelai mi hanno emozionato soprattutto il discorso su Richard, che compensa la pessima figura fatta al funerale con gli amici – figuraccia, più che di Lorelai, dei Palladino: com’è possibile che una figlia non trovi un singolo aneddoto carino, divertente ed educato da condividere al funerale del padre? – e il prestito chiesto a Emily per l’ampliamento del Dragonfly Inn, negoziato con la promessa di passare le vacanze a Nantucket dalla madre. Il cerchio, insomma, si è chiuso: così come tutto è cominciato, tutto è finito.

Lo stesso discorso è applicabile a Rory, che ha chiuso e cominciato il suo personale cerchio con una gravidanza: l’essere una madre single, incinta come Lorelai di un uomo che non sarà mai davvero al suo fianco, è a pensarci bene il finale più ovvio che si poteva immaginare per la minore delle ragazze Gilmore.

Non sono così sicura di volere un sequel, nonostante il gigantesco cliffhanger con cui il revival si è chiuso. Certo, mi piacerebbe vedere con i miei occhi Rory mamma e Lorelai nonna, oltre a Emily nell’assurdo ruolo di bisnonna, ma forse preferisco immaginarlo: immaginare la travagliata relazione tra Rory e Logan, che sicuramente non lascerà mai Odette, immaginare che avrà una figlia femmina e che la crescerà insegnandole a parlare veloce e a bere caffè, immaginare persino che Jess possa essere il “Luke” di Rory, il migliore amico con cui un giorno potrebbe sbocciare l’amore. Se qualcosa andasse diversamente non sono certa che ne sarei felice, e forse è per questo che mi basta uno scenario ipotetico anziché dei veri e nuovi episodi.

Nonostante le tre Gilmore siano state trattate con i guanti, comunque, ci sono troppe cose non dette in Autunno: ad esempio, dopo tutto questo tempo di attesa, non mi sarebbe dispiaciuto vedere la festa di matrimonio di Lorelai e Luke, così come mi è dispiaciuto sapere che in una scena tagliata dell’episodio si vedevano Lorelai e Michel comprare il nuovo Dragonfly Inn, assicurandosi della presenza di una SPA. La colpa non è della struttura dell’episodio, che di per sé è già abbastanza denso, ma della disomogeneità tra gli avvenimenti contenuti nei quattro episodi.