“Se si va a fondo, si va a fondo tutti insieme“. Così la voce fuori campo di Meredith apre Grey’s Anatomy 13×09, una frase che è un po’ la sintesi filosofica del medical drama, in un finale di metà stagione che lascia il pubblico orfano della serie fino a gennaio. Il palazzo che si sgretola di fronte ai chirurghi è la metafora perfetta di come Alex percepisce al sua vita in quel momento: alla vigilia del suo processo, tutto ciò che ha costruito è sul punto di crollare, per effetto di una sentenza per cui Karev si aspetta dagli 8 ai 10 anni di galera, se tutto va bene.
Un classico alla Grey’s Anatomy, come quello smoking che si tira fuori per le grandi occasioni: riproponendo uno schema consolidato già in passato, quest’episodio è tradizionale quanto basta per essere ricordato come un buono spartiacque tra la prima e la seconda parte di questa stagione, finora ottima dal punto di vista dei singoli episodi ma deludente se vista con uno sguardo d’insieme che dovrebbe collegarli e identificali come parte di un tutto. Eppure, per quanto non si colga quell’unitarietà di temi e atmosfere che da sempre ha caratterizzato le migliori stagioni di Grey’s Anatomy (dalla seconda alla sesta, per citare le più memorabili), in ogni episodio di questa stagione ci sono motivi per ridere, riflettere e piangere.
E stavolta si piange a partire dal caso più duro di quest’episodio, quello della dodicenne Winnie che muore in sala operatoria nonostante gli sforzi di Richard per rianimarla. L’incapacità dell’ex capo Webber di abituarsi alla morte è la stessa incapacità dello spettatore ad abituarsi a veder spirare i pazienti: in Grey’s Anatomy ci sono stati centinaia di decessi in questi anni, eppure ognuno emoziona e incupisce come fosse il primo. Soprattutto quando la regia e il montaggio giocano così efficacemente sui personaggi. In questo caso, oltre alla morte della ragazzina nel crollo, c’è l’ulteriore dramma che alza la tensione, ovvero il tentativo della madre di soffocare il proprietario del palazzo che sapeva del pericolo e non ha avvertito nessuno. Come sempre a mettersi nei guai, permettendo alla donna di accedere alla stanza dell’uomo lasciandosi ingannare da una foto, è Ben Warren. Ma è sempre lui, come in altri numerosi casi, a risolvere la situazione impedendole di soffocare l’uomo.
Un episodio difficile per Webber, che dopo aver perso la sua paziente si rende conto di essere sul punto di dover lasciare il campo alla nuova consulente formativa Eliza Minnick: è lei, che si aggira per l’ospedale come ne fosse la padrona e riesce ad ottenere un appuntamento con Arizona, la persona che prenderà il suo posto alla guida del programma di specializzazione, con buona pace della Bailey. Vedere un pilastro come Webber che diventa tutto d’un tratto “ornamental” (ipse dixit) per fare posto all’ultima arrivata stimola necessariamente quella solidarietà immediata e incondizionata nei confronti del capo storico, del papà degli specializzandi, dell’uomo che ha formato la Bailey e gli altri accompagnandoli dal primo giorno da matricole (col famoso discorso sulla cosiddetta “arena”) fino alla piena autonomia da chirurghi. Un’istituzione, ma anche un simbolo di familiarità, di umanità, di lealtà.
https://youtu.be/pWPjBQSOTsY
Ed è proprio la mancanza di lealtà che oggi imputa alla Bailey, ormai sempre timorosa di non rispettare abbastanza la famosa ‘separazione tra Stato e Chiesa’: “Ci introduciamo nei corpi delle persone – spiega Webber – abbiamo le loro vite e il loro futuro nelle nostre mani, non c’è nulla di più personale di questo lavoro, di come curiamo un paziente, di come istruiamo i nostri medici e gli insegniamo a fare questo mestiere. Ogni decisione che prendi dovrebbe essere una decisione personale. Se non è così, allora non dovresti essere capo“. Posizione discutibile, che probabilmente contrasta con i principi della deontologia medica, ma inevitabilmente contiene in sé un riferimento generale a tutta la storia di Webber in oltre dieci anni di storia di Grey’s Anatomy. La solidarietà dei medici cui ha fatto da mentore, oltre quella scontata della figlia Maggie, è un tributo ad un personaggio amatissimo nonostante tutte le sue debolezze.
https://youtu.be/IotnYqSsR80
Probabilmente è anche per lei che Karev decide di patteggiare accettando di fare due anni di galera piuttosto che rischiarne dieci e
https://youtu.be/8QTgq8BmnuE
In quest’episodio il povero Owen ripercorre la sua vita grazie a Nathan, dal tradimento di Cristina alla fine del loro matrimonio perché lei non voleva figli, fino a ritrovarsi nella stessa situazione con Amelia che, colpo di scena, lo lascia con un biglietto chiedendogli di non sentirsi in colpa. La sovrapposizione del discorso di Meredith alle altre storyline in corso è la chicca di quest’episodio, finalmente quell’elemento di coesione che era mancato finora e di cui si sentiva il bisogno. La lealtà è il filo rosso di Grey’s Anatomy 13, adesso sembra sempre più evidente.
https://youtu.be/EVjuxRXzrtQ
Grey’s Anatomy 13×09 è stato un ottimo winter finale, col giusto tasso di emotività e finalmente dei passi in avanti nelle storyline principali di questa stagione. Un episodio che fa ben sperare per l’appuntamento con la seconda parte di stagione in onda dal 19 gennaio su ABC.
https://youtu.be/06bIOdodyKc