Agnese Renzi finisce nel mirino per il suo viaggio negli Stati Uniti d’America al fianco del marito Matteo Presidente del Consiglio. Agnese Renzi ha subito un duro attacco mediatico per la sua presenza alla cena ufficiale che il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha offerto al Presidente del Consiglio per rendere omaggio all’Italia.
Agnesi Renzi ne ha subite di tutti i colori: “invece di stare a scuola va in giro a spese degli italiani”, “a che titolo era inserita nella delegazione italiana” e così via discorrendo. Chi ha rivolto queste critiche ignora che anche un dipendente pubblico, come Agnese Renzi, ha pieno diritto di richiedere ferie e permessi e che un consolidato protocollo internazionale esige che in simili circostanze il consorte accompagni l’Istituzione.
Agnesi Renzi ha fatto dunque il suo dovere d’italiana e di moglie del Primo Ministro con garbo e dignità. Ma le accuse più gravi sono quelle vomitate da webeti per il suo look ed il suo aspetto. La malcapitata Agnesi Renzi è stata radiografata in ogni dettaglio e non le sono state risparmiate allusioni di ogni genere da chi non la ritiene una bella donna capace di vestire con gusto.
Non entro nel merito della discussione estetica: la bellezza ed il buon gusto nel vestire sono materia quanto mai opinabile. Ma ritengo estremamente offensivo che una donna – che svolga con dignità ed onore una funzione di rappresentanza istituzionale – debba esser giudicata per il suo aspetto fisico ed il suo abbigliamento. E’ una grave discriminazione, una sorta di femminicidio mediatico che spesso sono proprio le donne giornaliste ad alimentare con il loro resoconti rosa sulle visite di Stato. Perché qualcuno si permette di scrivere che Agnesi Renzi è brutta o veste male?
Perché s’ironizza sulla sua snellezza, sul naso, sulla conformazione morfologica? Non è questo atteggiamento volgare un femminicidio morale ? Avrei capito le critiche se Agnese Renzi durante la visita si fosse ubriacata o avesse pronunciato frasi sconvenienti. Ma non accetto che la si dileggi per come l’ha fatta mamma e per i vestiti che ha deciso d’indossare.