Qualcosa di nuovo, le donne inverosimili di Cristina Comencini

Due donne quarantenni s'invaghiscono dello stesso ventenne. Il tema è quello alla moda di milf e toy-boy. Ma non c’è nemmeno il gusto della sociologia spicciola in questa stereotipata commedia degli equivoci. Che se non fosse firmata dalla Comencini, sarebbe tacciata di maschilismo.

Qualcosa di nuovo Cortellesi Ramazzotti

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Qualcosa di nuovo di Cristina Comencini è l’ultima incarnazione nel cinema italiano del sottogenere “storie di coppie al femminile”, esplorato recentemente nei toni del dramma impegnato (Buy-Golino in La vita possibile), (melo)drammatici (la coppia omosessuale Buy-Ferilli di Io e lei), commedia leggera (Gerini e ancora Buy in Nemiche per la pelle), commedia agrodolce (Bruni Tedeschi-Ramazzotti in La pazza gioia, il migliore del lotto).

Protagoniste di Qualcosa di nuovo sono Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti, amiche per la pelle quarantenni. La prima è Lucia, cantante jazz bacchettona, che dopo la separazione dal marito, sassofonista fedifrago (la peggiore categoria possibile d’uomini, cose che si sanno dai tempi di A qualcuno piace caldo), ha interrotto i rapporti col sesso maschile. L’altra, Maria, è una dolce e insicura separata con figli, che invece va sistematicamente a letto col primo che capita. Una volta in cui è piuttosto sbronza le capita il ventenne Luca (Eduardo Valdarnini, legnoso), che per un equivoco crede di aver fatto l’amore con Lucia. Lui ci prende gusto, e dopo qualche breve tentennamento anche Lucia. Maria cerca di limitarsi al ruolo dell’amica, con scarsi risultati.

Qualcosa di nuovo è la trasposizione d’una commedia teatrale scritta dalla stessa regista, La scena, con Anna Finocchiaro e Maria Amelia Monti. Data la sensibilità e la biografia femminista della Comencini, anche promotrice di Se non ora quando, ci si sarebbe aspettati maggiore attenzione nella definizione di personaggi femminili di una qualche, perlomeno, attendibilità sociologica. Ma a latitare in Qualcosa di nuovo è prima di tutto la qualità della scrittura: Lucia e Maria sono poco più di due figurine, due amiche dagli stereotipati temperamenti agli antipodi.

Approfittando d’un tema da rotocalco, la passione delle donne mature per i ragazzi più giovani, Qualcosa di nuovo imbastisce una vicenda scontata che ruota intorno alle solite battute e situazioni fondate sugli equivoci. Per il resto lo scenario è desolante. Il tema della sessualità, intorno al quale teoricamente ruota il film, è aggirato con una pruderie che sfocia in una messa in scena eufemistica. La definizione dei personaggi è opaca, anche perché sono situati su uno sfondo impalpabile, una Roma di cui s’intuisce appena l’esistenza, come indeterminati sono il lavoro di Maria (che s’aggira in un misterioso ufficio a fare non si sa cosa) e la sua vita familiare (all’esistenza dei due figli si crede sulla fiducia, dato che non compaiono mai).

La Cortellesi in particolare, che in alcuni film recenti aveva costruito caratteri femminili non banali (l’operaia disposta a tutto di Gli ultimi saranno ultimi, la provinciale caparbia di Scusate se esisto), qui è ingabbiata nella sedotta, abbandonata e immusonita, cui però basta un po’ di buon sesso per trovare la voglia di sfoderare arti da gattamorta (con tanto di didascalico passaggio dal jazz freddo al caldo e sfoggio di vestiti rosso passione). E non va meglio alla Ramazzotti, costretta a replicare la parte della tenera svampita. Personaggi inconsistenti, di fragilità e immaturità inverosimili. Se non fosse firmato dalla Comencini, Qualcosa di nuovo potrebbe essere tacciato di maschilismo.