Buona la prima per L’Allieva con Alessandra Mastronardi, ma le manca coraggio per essere un Grey’s Anatomy all’italiana

Ottimi gli ascolti per L'Allieva con Alessandra Mastronardi, ma al prodotto seriale su Rai 1 manca il coraggio di distinguersi dalle fiction italiane


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Gli ottimi ascolti per la prima puntata de L’Allieva con Alessandra Mastronardi sono stati una vera sorpresa per tutti: oltre cinque milioni di telespettatori, che si traducono nel 20,7% di share. Un successo inaspettato per la prima tv di Rai 1, ma non solo. Anche il popolo dei social si è divertito a commentare su Twitter la messa in onda della puntata, facendo arrivare L’Allieva in vetta ai trend topic della serata. Ma vale davvero la pena seguire la nuova fiction con l’ex Eva dei Cesaroni?

La storia de L’Allieva sembra aver convinto tutti. Merito della sfortunata e goffa protagonista Alice (una Mastronardi un po’ insolita nel suo ruolo) alla quale ne succedono di tutti i colori, sia professionalmente che nel campo amoroso. Insieme a lei, il beneamato attore Lino Guanciale, che nella fiction veste i panni dell’affascinante professore Claudio Conforti, diventato l’idolo delle adolescenti grazie alla sua partecipazione in progetti tv come Che Dio ci Aiuti e Non Ditelo al Mio Capo.

Al di là di una buona coppia in cui si dà ampio spazio ai giochi di sguardi, battute/flirt e una storia che sa di sogno proibito (quella tra prof e studentessa), cos’altro ha da offrirci L’Allieva? Partiamo proprio dalla protagonista. Brava la Mastronardi, ma per quanto si impegni non riesce a staccarsi di dosso il personaggio di Eva de I Cesaroni. Ce lo ricordano i social e qualcuno su Twitter menziona il fatto che il fratello di Alice si chiama Marco (Cesaroni):

La scelta di Lino Guanciale pare inoltre un copia e incolla dei ruoli che l’attore aveva precedentemente vestito nelle due fiction sopra citate. Freddo, cinico, duro con Alice e pieno di segreti da nascondere che solo la brava e buona protagonista saprà svelare. Un espediente già visto e rivisto in tutte le opere esistenti. Insomma, va bene che la fiction è stata presa dai libri di Alessia Gazzola, ma la trasposizione televisiva non riesce a brillare quanto la saga letteraria.

Passiamo alla trama. Il genere comedy mescolato con il crime è uno schema utilizzato in moltissime serie tv americane. Si pensi al modello più recente, quello di Castle, in cui alle indagini serie si alternano i simpatici siparietti tra i personaggi. Con L’Allieva siamo molto lontani da certi livelli, e alla fiction all’italiana, in generale, non raggiunge mai il modello dramedy all’americana.

A “pesare” alla trama, già comunque nota grazie ai romanzi di Alessia Gazzola, è una sceneggiatura scialba e povera. Alice si aggira tra le corsie dell’ospedale come una spaesata Meredith Grey – ma senza voce fuori campo, senza espressività e senza emotività – alla ricerca di un qualcosa che l’aiuti a risolvere i casi di omicidio. L’Allieva prova ad imitare Grey’s Anatomy, ma non ci riesce. Ciò che manca è il coraggio di distinguersi dalle altre fiction italiane. Per riassumere L’Allieva di Rai 1 basta questo tweet: